Gli anglicani tradizionalisti dicono "no" a Roma
La Traditional Anglican Communion, da sempre la più filocattolica, cambia idea e depone il primate. Ma non tutti i suoi fedeli sono d'accordo.
L’istituzione, il 15 gennaio 2011, dell’Ordinariato personale intitolato a Nostra Signora di Walsingham per accogliere e inquadrare gli anglicani che si convertono al cattolicesimo è stata una benedizione che ha riportato a Roma un numero enorme e sempre crescente di convertiti. Adesso tocca però all’altra faccia della medaglia. La brutta notizia è infatti che quel fiume in piena ha subito una clamorosa battuta di arresto.
Come riferisce il settimanale cattolico britannico Catholic Herald, la Traditional Anglican Communion (TAC), cioè il gruppo di anglicani in rotta con l’arcivescovato di Canterbury più vasto del mondo, pare 400mila fedeli, non entrerà nell’Ordinariato. La TAC contesta da posizioni "tradizionaliste" il deragliamento liberal della Comunione Anglicana, e lo fa a gran voce da tempo. Da anni la TAC è, nel mondo anglicano, il fronte più avanzato nel dialogo con Roma teso al ricongiungimento. Nel 2007, durante un simposio a Portsmouth, in Inghilterra, dichiarò alla Santa Sede di essere pronta, subito, a una piena unione dottrinale e sacramentale. Oggi tutto va a monte, e in maniera dolorosa.
Nel corso di un summit svoltosi alle porte di Johannesburg tra il 28 febbraio e il 1° marzo, il Collegio dei vescovi della TAC - cioè il suo massimo organo di governo - ha deciso di rimanere fuori dalla Chiesa Cattolica, pur ricevendo con gratitudine e favore la costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus che, promulgata da Papa Benedetto XVI il 4 novembre 2009, ha gettato le basi dottrinali e giuridiche per l’istituzione dell’Ordinariato. Il Collegio ha quindi «votato all’unanimità l’accettazione delle dimissioni», con effetto immediato (e lasciando per ora vacante il posto), del suo primate, l’arcivescovo australiano John Hepworth [nella foto] - che esercitava quel ruolo dal 2003 - , già protagonista del riavvicinamento a Roma.
I motivi di questa decisione gravissima non sono però ancora perfettamente chiari. Molti, all’interno della TAC, e lo stesso Collegio dei vescovi riunito vicino a Johannesburg vi fa cenno per iscritto, sostengono che di fatto, dopo l’impegnativa dichiarazione di disponibilità verso Roma del 2007, capitana da Hepworth, un confronto vero e franco sui termini dell’eventuale rientro nella Chiesa Cattolica sulla base dell’Anglicanorum Coetibus non è mai avvenuto, e che dunque molte, anzi troppe sono le questioni che gli anglicani tradizionalisti pensano di dovere ancora chiarire adeguatamente.
L’anno scorso, del resto, il primate ora deposto era stato al centro di polemiche per avere sostenuto di essere stato oggetto di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti cattolici quando, fra anni 1960 e 1970, era prima seminarista e poi giovane prete cattolico a Melbourne. Hepworth fu infatti ordinato sacerdote cattolico ad Adelaide nel 1968, trascorse un periodo in Gran Bretagna e al ritorno in patria nel 1976 entrò nella Chiesa anglicana d’Australia. Ebbene, a seguito della denuncia la diocesi cattolica di Melbourne gli ha versato un indennizzo pari a 75mila dollari statunitensi, epperò la diocesi cattolica di Adelaide, pure coinvolta, ha rigettato sdegnosamente ogni addebito. Ma ciò potrebbe al massimo - meglio, al limite - spiegare la deposizione del prelato - "chacchierato"? - da parte dei suoi confratelli, ma non certo, di per sé, la scelta di mandare a monte la conversione di un popolo intero, voltando le spalle all’Ordinariato. A meno che non vi sia dell’altro.
Ci vogliono mille distinguo, altrettante delicatezze, e molta, molta cautela anche solo nel pensarlo, ma non manca chi sussurra che la gerarchia della TAC sia rimasta decisamente scioccata dal clamore legato agli abusi sessuali commessi da sacerdoti cattolici che, veri o presunti - e ne esistono certamente sia dell’un tipo sia dell’altro -, tengono banco sui media dle mondo. Molti di quegli scandali sono sicuramente frutto di fantasia, purtroppo malata, ma altri no, come riconosce di continuo un sofferente Benedetto XVI. Ci si metta poi che gli anglicani tradizionalisti non difettano certo di formalità e i conti potrebbero pure cominciare a tornare. Bene inteso, la TAC non sta affatto accusando la Chiesa Cattolica di misfatti sessuali. Però è verosimile che al suo interno qualcuno sostenga che, per non sapere - come si dice - né leggere né scrivere, il momento sia propizio per concedersi una pausa di riflessione supplementare, e che quel qualcuno adesso in quegli ambienti goda di buona stampa e di ottimo ascolto.
Altri sussurrano invece che certi recenti scambi di veleni nei palazzi apostolici non abbiano fatto un gran bene alla causa.
Del resto, non manca chi dice che l’incontro di Johannesburg è stato assolutamente illegittimo, dal momento che rappresenterebbe solo una parte della TAC e per di più quella parte che, nonostante quanto affermi, non si muove affatto entro i limiti del Concordato del 1990 - emendato nel 2003 -, ovvero lo "statuto" degli anglicani tradizionalisti. È in arrivo uno scisma dentro lo scisma?