Giustizia per Arzoo Raja
L’uomo che ha rapito la piccola Arzoo e l’ha costretta a convertirsi all’Islam e a sposarlo rischia molti anni di carcere e forse la pena di morte. Con lui, rinviati a giudizio i suoi complici
Ci sono nuovi sviluppi nella vicenda di Arzoo Raja, la ragazzina cristiana pakistana rapita lo scorso anno quando aveva solo 13 anni, costretta a convertirsi all’Islam e a sposare Ali Azhar, il suo sequestratore. All’inizio di il l’Alta Corte del Sindh aveva stabilito che matrimonio e conversione erano stati imposti, aveva disposto il trasferimento di Arzoo in una casa rifugio per donne e aveva ordinato l’arresto di Ali Azhar. Il legale della famiglia di Arzoo, Jibran Nasir, ha riferito all’agenzia di stampa Fides che l’uomo è accusato di violazione della legge che vieta il matrimonio di una minorenne, reato che prevede pene fino a due anni di reclusione, e anche di stupro, un reato punito con non meno di 10 anni di reclusione e in certi casi con la pena capitale. Inoltre sono stati rinviati a giudizio il fratello e un amico di Ali Azhar, l’avvocato e l’assistente del legale che lo hanno aiutato a preparare i documenti falsi, secondo i quali Arzoo era maggiorenne e volontariamente si convertiva e si sposava. È confermato anche l’arresto del religioso islamico che ha celebrato il matrimonio. Considerando che in Pakistan sono numerosi i casi simili a quello di Arzoo e che di solito, quand’anche si arrivi alla denuncia dei colpevoli cosa che non sempre succede, i giudici accettano la versione dei rapitori e deliberano in loro favore, la ferma posizione assunta dal tribunale del Sindh è un fatto di grande rilevanza che apre alla speranza. La comunità cristiana si augura che alle persone responsabili del rapimento e delle tribolazioni di Arzoo vengano inflitte condanne esemplari, che servano di monito.