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America Latina

Giro di vite contro la Chiesa in Nicaragua

Il regime ha persino impedito che si svolgessero le tradizionali celebrazioni in occasione della festa dell’Immacolata

La furia persecutoria del dittatore del Nicaragua, Daniel Ortega, e di sua moglie Rosaria Murillo contro la Chiesa cattolica ha impedito alla popolazione di celebrare la ricorrenza dell’Immacolata che nel paese viene chiamata Purisima. Tradizionalmente quel giorno si festeggia con processioni nelle vie di tutto il paese, ma il regime quest’anno ha usato polizia ed esercito per impedirlo. “Non potendo bloccare una delle tradizioni più sentite dal popolo del Nicaragua – racconta Leone Grotti sulla rivista “Tempi” – il regime ha cercato di sostituirsi in modo blasfemo alla Chiesa. In molte municipalità, come in quella di Granada, i sindaci hanno montato palchi e altoparlanti fuori dalle chiese per disturbare le celebrazioni religiose che si svolgevano all’interno e per gridare loro stessi al posto dei sacerdoti attraverso i microfoni: ‘Chi causa tanta gioia?’.

Sugli altari solitamente disposti dalle autorità del Nicaragua in giro per le città in onore della Madonna quest’anno sono stati inseriti anche gli ‘alberi della vita’, piante metalliche dal costo di 20 mila dollari l’una, inventate dalla vicepresidente Murillo per testimoniare il ‘progresso’ e il ‘miglioramento delle condizioni di vita’ della popolazione. La Madonna stessa, poi, non è stata vestita con il tradizionale manto azzurro, ma con uno nero per commemorare i soldati morti per soffocare nel sangue la protesta pacifica degli studenti del 2018”. Ma il regime non è riuscito a impedire lo svolgimento di un altro tradizionale modo di celebrare l’Immacolata: la “Griterìa”. Nella notte del 7 dicembre i bambini girano casa per casa gridando “Chi causa tanta gioia’” e la gente risponde “l’Immacolata Concezione di Maria” e offre ai bambini dei dolci. E così è stato anche quest’anno. Inoltre nella diocesi di Matagalpa, una delle più colpite dalla persecuzione, il cui vescovo, monsignor Rolando Alvarez, dopo il carcere è stato costretto all’esilio e dove l’80% dei religiosi sono stati incarcerati o cacciati, tuttavia un frate statunitense, Gabriel Monaghan ha osato lanciare il grido in onore di Maria. Nei giorni precedenti il governo ha probito ai sacerdoti della diocesi di Leon di diffondere tra i fedeli la lettera del papa e ha recapitato a tutte le comunità religiose femminili l’ordine di lasciare il paese entro la fine dell’anno.