Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

L'INTERVISTA

Giovanni Paolo II e la missione di Santa Faustina

Il rettore del Santuario della Divina Misericordia: "Nel suo diario, Santa Faustina scrive che arriverà il giorno in cui il culto della Divina Misericordia prenderà il possesso di tutte le anime. Quindi il Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche quelli di Benedetto XVI e di Papa Francesco, portano avanti la realizzazione di questo disegno di Dio".

Ecclesia 27_04_2014
Santa Faustina Kowalska e la Divina Misericordia

Intervista a Don Giuseppe Bart, Rettore del Santuario della Divina Misericordia in Roma, Chiesa di Santo Spirito in Sassia, in vista della canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II.

Papa Giovanni Paolo II sarà Santo il 27 aprile, giorno in cui ricorre la Festa della Divina Misericordia, da lui stesso istituita nel 2000, quando canonizzò Suor Faustina Kowalska, la suora polacca a cui Gesù affido il messaggio della Divina Misericordia. Quello della Misericordia di Dio è uno dei misteri divini che più hanno segnato il Pontificato di Karol Wojtyla. Ci spiega in che modo?
Il Pontificato di Papa Giovanni Paolo II entra nel grande disegno della diffusione del culto della Divina Misericordia. Nel suo diario, Santa Faustina scrive che arriverà il giorno in cui il culto della Divina Misericordia prenderà il possesso di tutte le anime. Quindi il Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche quelli di Benedetto XVI e di Papa Francesco, portano avanti la realizzazione di questo disegno di Dio perché ogni anima conosca, accolga e faccia esperienza della Divina Misericordia. Non è una coincidenza il fatto che il Papa ci lasciò il 2 aprile del 2005 proprio alla vigilia di questa Festa. Inoltre, l’ultimo messaggio lasciato al mondo da Giovanni Paolo II fu letto il 3 aprile 2005, appena 24 ore dopo la sua morte: egli disse che il mondo ha tanto bisogno di comprendere e accogliere la Divina Misericordia. Ancora prima, il 17 agosto 2002, a Cracovia, nella sua ultima visita apostolica in terra polacca, il Papa espresse l’auspicio che la Divina Misericordia potesse raggiungere tutti gli abitanti della terra, e oggi stiamo sperimentando la realizzazione di questa profezia.  Papa Francesco con la consegna della “misericordina”, il 17 novembre del 2013, non fa altro che portare la gente sulla strada della misericordia battuta da Giovanni Paolo II. Una strada che sta trascinando molte persone, perché tante anime che si trovano nelle periferie esistenziali, tanti abbandonati e malati possano ritrovare nella Divina Misericordia il loro rifugio e la loro speranza.
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Qual è il messaggio della Divina Misericordia?
Giovanni Paolo II ha detto che la Divina Misericordia non è debolezza ma il limite divino contro il male. La Divina Misericordia è la forza per i deboli, la speranza per i disperati, la salute per i malati. Faustina Kowalska definisce la Divina Misericordia “un miracolo continuo”. Inoltre, bisogna considerare che il messaggio della Divina Misericordia esplode proprio a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale, delle cui sofferenze anche Karol Wojtyla - come giovane prima, ma anche come sacerdote, vescovo e cardinale poi - fu testimone: è chiaramente un segnale. Quanta gente oggi sopravvissuta alla seconda guerra mondiale ha trovato nella Divina Misericordia una fonte di speranza, ma anche la ragione per perdonare i fratelli che hanno contribuito a causare tanti morti.

Il tema della Divina Misericordia ha fatto da cornice ai temi forti del Pontificato di Giovanni Paolo II. In che modo si correla a quello del dolore, che molto ha segnato particolarmente gli ultimi anni in vita di Karol Wojtyla?
C’è infatti una stretta correlazione: la Festa della Divina Misericordia, per volere di Gesù, è stata istituita la prima domenica dopo la Pasqua perché la Misericordia di Dio viene donata al mondo intero, credenti e non credenti, lontani e vicini, attraverso la passione, morte e resurrezione di Cristo.

Il tema della Misericordia torna frequentemente anche nei discorsi e nelle riflessioni di Papa Francesco: è possibile rintracciare una similitudine fra i due Pontefici su questo tema?
Le parole che Papa Francesco ha rivolto a noi nella sua prima visita da Pontefice nella Basilica di Santa Maria Maggiore sono state “misericordia, misericordia, misericordia”, e nella sua prima messa celebrata nella parrocchia di Sant’Anna, in Vaticano, disse che “il meglio dell’insegnamento di Gesù è la misericordia”. E ancora ha detto che pronunciare la parola misericordia, parlare della misericordia cambia l’uomo e cambia il mondo. Papa Francesco ha conosciuto Karol Wojtyla in occasione della sua visita in Argentina, e ha colto la santità di quell’uomo già durante la sua vita terrena. Nel giovedì dopo le ceneri, parlando a noi sacerdoti romani, in aula Paolo VI, Papa Francesco ha dedicato la sua riflessione alla Divina Misericordia e ha detto che noi non possiamo dimenticare la grande eredità che ha lasciato Giovanni Paolo II e che questa eredità consiste anche nel messaggio della Divina Misericordia che ci ha lasciato. Lui, vedendo le povertà della sua Buenos Aires e del mondo intero, ha visto nella Divina Misericordia un mezzo veramente efficace per riscaldare il cuore di tutti gli uomini e per soccorrere le persone bisognose, al di là della loro fede. In questi tratti vedo una profonda unione con Giovanni Paolo II, perché quando Wojtyla venne in questa chiesa di Santo Spirito in Sassia, il 23 aprile del 1995, egli concluse la Santa Messa con questo messaggio: portate la Divina Misericordia a chi soffre nel corpo e nello spirito, e questa esortazione la vediamo concretizzata anche nella vita quotidiana e nel magistero di Papa Francesco”.

Sono migliaia i fedeli che ogni vengono in pellegrinaggio in questa chiesa che per volere di Papa Giovanni Paolo II è diventata Santuario della Divina Misericordia. Cosa li attira qui?
La Divina Misericordia – citando proprio Papa Francesco – diventa essa stessa un ospedale da campo. La gente che attraversa le porte di questo luogo viene portando sofferenze e infermità di ogni tipo, nel corpo e nello spirito. Oltre ai malati ci sono persone che hanno affrontato anni di carcere, genitori sofferenti che portano nel loro cuore le malattie dei figli – qui vicino infatti c’è l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, mentre l’ospedale di Santo Spirito in Sassia, che è il più antico d’Europa, è adiacente al Santuario. Vengono persone lontane, che hanno vissuto una vita moralmente distrutta, in alcuni casi anche persone che hanno perso la dignità umana e poi cristiana. Vengono perché sanno che davanti a Gesù misericordioso possono lasciare i loro vestiti sporchi e ricevere un vestito nuovo, quello della Divina Misericordia. Ecco perché Gesù ha chiesto a Santa Faustina che ogni anima abbia accesso a questa immagine.