Gesù Misericordioso, l’immagine da porre sulla porta di casa
In tempo di Coronavirus, padre Chris Alar esorta i fedeli ad esporre sulla porta delle loro case un’immagine di Gesù Misericordioso. Perché, come il Signore promise a santa Faustina, l’anima che venererà questa immagine sarà da Lui difesa «come Mia propria gloria». Non un portafortuna, bensì un mezzo per riporre la propria fiducia in Dio e assicurarsi, innanzitutto, la salvezza eterna.
«La tua grande fiducia verso di Me, mi costringe a concederti continuamente grazie», disse Gesù nell’ottobre 1936 a santa Faustina Kowalska (1905-1938). Le rivelazioni alla suora e mistica polacca, raccolte nel suo Diario, ricordano che ci vuole grande fiducia nella Misericordia di Dio per affrontare qualunque situazione della vita, a maggior ragione se ci si trova di fronte a un’emergenza come quella generata dal Coronavirus.
Perciò un sacerdote di 50 anni, Chris Alar, della congregazione dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione, ha esortato i fedeli ad esporre sulle porte delle loro case un’immagine di Gesù Misericordioso (scaricabile qui). Padre Alar ha chiamato questa iniziativa «Seal the doors» (Sigilla le porte), rievocando i fatti narrati nell’Esodo che precedettero la morte dei primogeniti, quando il Signore comandò agli israeliti, attraverso Mosè e Aronne, di celebrare la Pasqua immolando un agnello e servirsi di parte del suo sangue per essere preservati dall’imminente castigo: «Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno» (Es 12, 7). Davanti a quel segno, promise il Signore, «passerò oltre» (Es 12, 13). Fu quello il preludio della liberazione di Israele dall’Egitto, nonché figura della liberazione offertaci dal sacrificio di Gesù, il vero Agnello.
Come ricorda padre Alar in un video dal santuario della Divina Misericordia di Stockbridge (Massachusetts), l’immagine di Gesù Misericordioso «rappresenta il Signore, l’Agnello di Dio sacrificato per noi, dal cui Cuore scorre sangue e acqua, il segno della Misericordia di Dio su tutto il mondo».
L’11 febbraio 1931 era stata la prima volta che santa Faustina aveva visto l’immagine di Gesù con i due raggi - uno rosso e l’altro pallido - scaturenti dal suo Sacro Cuore. «Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria», le aveva detto il Signore quel giorno, chiedendole di dipingere un’immagine secondo quel modello e con la scritta «Gesù, confido in Te!». Grazie all’aiuto del beato Michele Sopocko, direttore spirituale della santa, nel 1934 si riuscì finalmente a commissionare il dipinto di Gesù Misericordioso a Eugenio Kazimirowski, che eseguì l’opera sotto la scrupolosa supervisione di suor Faustina. La quale all’inizio si crucciava perché Gesù non veniva bello come nella realtà. Ma fu poi rassicurata da Nostro Signore, che le disse che l’importante erano le grazie che Lui avrebbe comunicato attraverso la venerazione dell’immagine. E le confidò: «Il Mio sguardo da quest’immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce»[1].
Padre Sopocko scrisse che Gesù rivelò a Faustina che «quando i castighi per i peccati verranno per tutto il mondo, e il tuo Paese subirà una totale umiliazione, l’unico rifugio sarà la fiducia nella Mia Misericordia». Il beato riferì anche che un giorno la santa ebbe quest’altra rivelazione: «Permetti a tutti di procurarsi questa immagine per le loro case perché verranno ancora delle prove. E io proteggerò da ogni sorta di sventura quelle case, intere famiglie e tutti coloro che terranno questa immagine di Misericordia in profonda riverenza».
La riverenza che le è dovuta ricorda che, come per ogni sacra immagine, non la si può considerare come un profano portafortuna. Inoltre, com’è vero che Dio concede in abbondanza grazie corporali e materiali a chi filialmente si rivolge a Lui, è altrettanto vero che nei suoi santi e imperscrutabili disegni Egli può saggiare i suoi figli «come oro nel crogiuolo» (Sap 3, 6), metterli cioè alla prova per il loro maggior bene, che è la salute eterna dell’anima. Giustamente, dunque, padre Alar richiama il senso di esporre Gesù Misericordioso sulle porte: «Sebbene questo atto di fede possa non garantire che la tua famiglia non sia fisicamente colpita dal virus, garantirà che, con la tua fiducia in Gesù, otterrai le sue promesse di amore e misericordia, che ti circonderanno e rimarranno in te per sempre».
Infine, in questo tempo di pandemia, che vede molti malati morire senza Sacramenti, è quantomai necessario ricordare la promessa fatta da Gesù sulla recita della coroncina alla Divina Misericordia accanto ai moribondi. Al riguardo il Signore consegnò a santa Faustina diversi messaggi, tra cui questo: «Scrivi che quando verrà recitata la coroncina vicino agli agonizzanti, Mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso».
[1] Nel 1943 un altro pittore, Adolf Hyla, si recò a Cracovia dalle consorelle di santa Faustina (salita al Cielo cinque anni prima), offrendosi di dipingere un quadro per ringraziare Dio per aver salvato la sua famiglia dalla guerra. Nacque così, sotto la guida di padre Józef Andrasz, uno dei confessori di suor Faustina, la seconda versione dell’immagine di Gesù Misericordioso. Proprio questa versione è tuttora la più conosciuta e - nei difficili anni in cui il dipinto originale di Kazimirowski fu in vario modo preservato dalle mire distruttrici dei comunisti - è stata mezzo provvidenziale per propagare la devozione alla Divina Misericordia.