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PENSIERO DEBOLE

Germania, gli evangelici abbandonano la famiglia

La nuova Carta della Famiglia della Chiesa evangelica tedesca annacqua il concetto di matrimonio fino a farlo diventare un mero contratto. Ennesimo esempio di pensiero debole, che contraddice la teologia originaria della Riforma.

Libertà religiosa 06_09_2013
pastori

Jan Fleischhauer, l’editorialista dello Spiegel, noto in Italia per l’acido commento al naufragio della Costa Concordia («Qualcuno si è forse sorpreso che lo sfortunato capitano fosse un italiano?») non le manda a dire, soprattutto ai propri connazionali appartenenti a quella sinistra largamente dominante in Germania, in particolare nei settori della cultura, dell’educazione, della giustizia e della regolamentazione dell’immigrazione. L’ultima sua uscita polemica è stata televisiva ed ha preso di mira gli evangelici. Presente insieme a Volker Jung, il presidente della chiesa evangelica dell’Assia, nel talk show “Horizonte” (presso l’emittente pubblica Hessische Rundfunk) Fleischhauer ha lanciato dure accuse ai protestanti: «Sono diventati una Greenpeace che fa uso della pranoterapia. Se oggi si partecipa ad una celebrazione evangelica non si sente mai pronunciare la parola peccato». «Da loro - ha aggiunto - è impossibile avere una risposta chiara circa l’esistenza o meno dell’inferno e del paradiso. Eppure dalla Chiesa io mi attendo una risposta chiara proprio su questo». A proposito del matrimonio omosessuale (la Chiesa evangelica tedesca l’ha da poco ammesso) Fleischhauer si è limitato a prendere atto che nella recente Carta della Famiglia redatta dalla chiesa evangelica la famiglia non rappresenta più un’istituzione normativa e di riferimento. Ed è vero, tanto più che questa Carta non risponde ai motivi per cui era stata voluta in origine.

Era il marzo 2009 quando Wolfgang Huber, l’allora presidente della Ekd (la Chiesa Evangelica Tedesca) scriveva ai suoi collaboratori più stretti dicendosi fortemente preoccupato per la situazione delle famiglie: aumentano i divorzi, l’educazione dei bambini viene sempre più seguita da uno solo dei coniugi, genitori e figli condividono sempre meno tempo. Queste sono solo alcune delle osservazioni di Huber, che con l’occasione sollecitava la costituzione di una commissione ad hoc sul tema “Rafforzare il matrimonio e la famiglia – le sfide per una politica familiare”. La commissione, secondo i suoi desideri, avrebbe dovuto essere “aperta al dialogo ecumenico” e avrebbe dovuto “dare forma a una posizione evangelica sulla famiglia tenendo conto delle contemporanee emergenze politico-sociali, ma senza dissolversi in esse”. Huber diede indicazioni su quali dovessero essere i punti su cui lavorare, e tra quelli non aveva previsto né il tema delle coppie omosessuali, né quello riguardante l’equivalenza del matrimonio omosessuale dal punto di vista teologico.

Nel giugno scorso, la commissione, nel frattempo costituitasi, ha presentato finalmente il proprio documento. Di fatto i desideri di Huber sono stati totalmente travisati. Già il titolo della Carta è esplicito: “Tra autonomia e dipendenza – rafforzare la famiglia come comunità fidata”. Dunque nessun riferimento al matrimonio e alla necessità di trovare misure per rilanciarlo come valore. Ed è accaduto il contrario anche a proposito delle problematiche d’attualità e del dialogo ecumenico. La Chiesa cattolica tedesca è rimasta spiazzata, come del resto almeno una metà della Chiesa evangelica. Il teologo protestante e già vescovo evangelico a Braunschweig ha definito il documento «inutile, orientato verso il passato e senza prospettiva». E non è tanto il fatto che il testo rafforzi i diritti delle coppie omosessuali. Il nocciolo della delusione è altrove, è nel pressapochismo teologico che fa da fondamento alla Carta. Nel capitolo “Orientamento teologico” (18 delle 160 pagine complessive) si dice esistere testi biblici che «parlano di tenere relazioni tra uomini», ma non ci sono i dovuti rimandi testuali (e quasi tutti gli esegeti sono dell’opinione che nella Bibbia quei presunti testi non esistano).

E Huber che cosa dice? Nessun commento, per ora, ma c’è chi ha già chiesto le dimissioni dell’attuale presidente, Nikolaus Schneider, perché ritenuto responsabile ultimo di quanto contenuto nella Carta. In esso il matrimonio non ha più valore come istituzione, piuttosto solo come contratto, il suo valore sarebbe solo giuridico (ciò in cui il testo è più efficace sono i consigli per la vita dei coniugi e dei figli dopo la separazione), buttando al vento le convinzioni più radicate del credo evangelico, secondo il quale il matrimonio è “uno stato indicato da Dio” (in questo senso un’“istituzione”). Il problema è più serio di quanto qualcuno possa credere, nel senso che lo scossone inferto da questa Carta sulla famiglia attacca alla radice lo stesso padre della Riforma, Martin Lutero. E questo poco tempo prima dalla ricorrenza dei 500 anni dall’esposizione delle Tesi, nel 2017. Fu lui a scrivere che «al cospetto di Dio non vi è condizione migliore di quella matrimoniale». Per lui si trattava certo di una «cosa mondana», ma anche di una «istituzione divina e di una disposizione obbligatoria».

A fronte di queste recenti, eclatanti, contraddizioni in seno alla Chiesa evangelica si comprende meglio il disorientamento denunciato da un attento osservatore come Jan Fleischhauer. Un disorientamento che evidentemente non è solo suo.