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VECCHIE RUGGINI

Germania contro la Brexit, la guerra delle due dame

Il negoziato per l'uscita del Regno Unito dall'Ue deve ancora incominciare e già i segnali che arrivano dalla Germania sono molto negativi. La cancelliera Merkel sostiene che Londra, quale futuro partner commerciale, non debba in alcun modo avere gli stessi diritti degli Stati membri. E' un segnale lanciato contro la premier Theresa May. E' iniziata la "guerra delle due dame"

Editoriali 29_04_2017
Angela Merkel e Theresa May

Un crescente e pericoloso dissesto generale delle relazioni tra i Paesi europei: è questa la conseguenza complessiva della crisi dell’Unione Europea e del rinascere inconfessato ma reale delle ambizioni egemoniche della Germania. La vittoria del “no” al referendum popolare indetto in Gran Bretagna nello scorso 23 giugno, e il conseguente avvio dell’uscita di Londra dall’Unione, sarebbe stato un buon momento per cominciare a domandarsi che cosa non sta funzionando in un progetto come quello europeo, che alla fine della Seconda guerra mondiale era nato con così grandi speranze. 

Agli ordini invece della Germania, che sempre più lo domina, dopo essersi auto-assolto da ogni colpa l’ordine costituito dell’Unione si è schierato compattamente dietro la Berlino di Angela Merkel, ansiosa di… farla pagare alla Gran Bretagna per la sua uscita dall’Ue. Il recesso “volontario e unilaterale” di uno Stato membro dall’Unione è in effetti una possibilità sancita dall’art. 50 del suo trattato istitutivo, ma evidentemente a Bruxelles pensavano fosse un pro-forma. Perciò guardano alla Brexit come se fosse una specie di delitto di lesa maestà da punire come si deve.   

L’odierna [per chi legge] sessione straordinaria del Consiglio Europeo si apre perciò all’ombra delle bellicose dichiarazioni dell’altro ieri della cancelliera Merkel al Bundestag. «Uno stato terzo, quale sarà la Gran Bretagna, non potrà avere gli stessi diritti di uno stato dell’Ue», ha dichiarato l’altro ieri la cancelliera al Bundestag  in vista della riunione di oggi, convocata ad hoc per fare il punto sulla Brexit. Trattandosi di una cosa ovvia  che bisogno c’era di dirlo? Evidentemente Merkel l’ha detto al solo scopo di irritare gli inglesi. In quella che si prospetta come una velenosa “guerra delle due Dame” la premier britannica Theresa May ha allora subito replicato dicendo  che la posizione assunta da Berlino nella trattativa che ora si apre rende ancor più necessario che a Londra ci sia un governo forte. Si è perciò rivolta agli elettori britannici invitandoli a votare compattamente per lei e per il suo partito alle imminenti elezioni per il rinnovo della Camera dei Comuni.  

In un momento nel quale, essendo praticamente la Francia in una fase di interregno, l’Italia è l’unico interlocutore di un certo peso della Germania in sede europea, è importante che Paolo Gentiloni abbia preso una certa distanza dalla linea barricadera della cancelliera; e di ciò gli va lealmente reso merito. Prendendo nello stesso giorno la parola a Roma in Parlamento, Gentiloni ha infatti detto: “Noi ci muoviamo nei negoziati su Brexit con alcuni principi ispiratori. Noi siamo e restiamo amici e alleati del Regno Unito, non confondiamo le dinamiche che si sono aperte con Brexit, con un negoziato che tutti sanno molto complicato". E ha sottolineato "un punto che deve essere fuori discussione: sarebbe un errore trascurare e rinnegare la radicata e antica amicizia geopolitica" con la Gran Bretagna. Gentiloni è quello che in dialetto lombardo, diciamo traducendo, si potrebbe definire un “lumacone”: uno cioè che si muove in modo silenzioso (più silenzioso che lento) e senza dare nell’occhio, ma avendo bene in testa dove vuol andare. In questo non è da sottovalutare, come forse anche Renzi sta imparando a sue spese. Fa un po’ venire in mente il Conte Zio de I Promessi Sposi. Speriamo che questa volta la sua abilità nel quieta non movere et mota sedare, non muovere ciò che è fermo e acquietare ciò che si muove, venga usata per il meglio.

Al centro dei lavori del Consiglio Europeo di oggi ci sarà tra l’altro una questione che sembra solo tecnica ma invece è molto politica. Nel quadro dei negoziati che ora si prospettano tra Gran Bretagna e Ue, Londra vorrebbe trattare nel medesimo tempo sia la sua uscita dall’Unione che un nuovo trattato volto a regolare i futuri nuovi rapporti euro-britannici. Angela Merkel, devotamente riecheggiata dal presidente della Commissione Jean-Claude Junker, pretende invece che i due negoziati siano successivi intendendo così mettere Londra sotto ulteriore pressione. Concluso il primo dei due negoziati, con la Gran Bretagna fuori dell’Unione senza ancora un trattato che regoli il nuovo status quo, si aprirebbe però per gli scambi euro-britannici un periodo di grande incertezza. A chi giova tutto questo? Non certo alla causa dell’Europa. C’è quindi da augurarsi che il nostro e altri governi di Stati membri abbiano la forza e il coraggio di tenere un po’ a freno la Cancelliera.