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IL PAPA IN AEREO

"Genocidio? Non potevo chiamarlo che così"

Il Pontefice a 360 gradi in aereo. Brexit: Attenzio alla balcanizzazione dell'Europa, ritrovi le sue radici". Genocidio: "Sarebbe suonato strano non dirlo". Comunità gay: "Chiedere scusa ai gay, ma condannare certe manifestazioni politiche offensive per gli altri". E poi Benedetto XVI e le "diaconesse". 

Ecclesia 27_06_2016
Il Papa in aereo

Consueta conferenza stampa del Papa sull'aereo di ritorno dal viaggio apostolico in Armenia e consueti interventi a tutto campo di Francesco: la Brexit, l'utilizzo della parola “genocidio” per la tragedia armena, la questione del “papa emerito”, le comunità gay. Questo e altro nelle risposte del Papa ai giornalisti, di seguito alcuni passaggi rilevanti.

LA BREXIT E LA UE

Non ho studiato quali siano i motivi per cui il Regno Unito abbia voluto prendere questa decisione. Ci sono decisioni che si prendono per emanciparsi: per esempio tutti i nostri Paesi latinoamericani o quelli africani, si sono emancipati dalle colonie. Questo è più comprensibile, perché c’è dietro una cultura, un modo di pensare. Invece la secessione di un Paese, pensiamo alla Scozia, è una cosa alla quale i politici, detto senza offendere i Balcani, danno un nome: “balcanizzazione”. Per me sempre l’unità è superiore al conflitto, ma ci sono diversi modi di unità. La fratellanza è migliore delle distanze. I ponti sono migliori dei muri. Tutto questo ci deve far riflettere: un Paese può dire sono nell’Unione Europea, voglio avere certe cose che sono mia cultura. Il passo che la Ue deve dare per ritrovare la forza delle sue radici è un passo di creatività e anche di sana “disunione”, cioè dare più indipendenza e più libertà ai paesi dell’Unione, pensare a un’altra forma di unione. (…) C’è qualcosa che non va in quell’Unione massiccia, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e cerchiamo di ricreare. Creatività e fecondità sono le due parole chiave per l’Unione Europea». 

L'UTILIZZO DELLA PAROLA “GENOCIDIO”

L’anno scorso, quando preparavo il discorso per la celebrazione in San Pietro, ho visto che san Giovanni Paolo II ha usato la parola, e io ho citato tra virgolette ciò che aveva detto. Non è stato ricevuto bene, è stata fatta una dichiarazione del governo turco che ha richiamato in pochi giorni l’ambasciatore ad Ankara, ed è un bravo ambasciatore! È tornato alcuni mesi fa. Tutti hanno diritto alla protesta. Non c’era la parola nel discorso. Ma dopo aver sentito il tono del discorso del presidente armeno, e per il mio uso della parola, sarebbe suonato molto strano non dire lo stesso che avevo detto l’anno scorso. Ma venerdì scorso ho voluto sottolineare un’altra cosa: in questo genocidio, come negli altri due successivi, le grandi potenze internazionali guardavano da un’altra parte. Durante la Seconda Guerra mondiale, alcune potenze avevano la possibilità di bombardare le ferrovie che portavano ad Auschwitz, e non l’hanno fatto. Nel contesto dei tre genocidi si deve fare questa domanda storica: perché non avete fatto qualcosa?

IL MINISTERO PETRINO E IL PAPA EMERITO

Ho già detto che è una grazia avere in casa il nonno saggio; gliel’ho detto anche in faccia e lui ha riso. Lui per me è il Papa emerito, è il nonno saggio, è l’uomo che mi custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera. Mai dimentico quel discorso fatto ai cardinali il 28 febbraio quando disse: “Tra voi c’è il mio successore: prometto obbedienza a lui”. E lo ha fatto! Poi ho sentito, ma non so se è vero, dicerie su alcuni che sarebbero andati da lui a lamentarsi per il nuovo Papa e li ha cacciati via con il suo stile bavarese. Se non è vero, è ben trovato, perché è un uomo di parola, è retto. È il Papa emerito. Ho ringraziato pubblicamente Benedetto per aver aperto la porta ai Papi emeriti. Oggi con questo allungamento della vita si può reggere una Chiesa a una certa età e con gli acciacchi? Lui ha aperto questa porta. Ma c’è un solo Papa, l’altro è emerito. Forse in futuro potranno essercene due o tre, ma sono emeriti. Dopodomani si celebra il 65° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto. Ci sarà un piccolo atto, con i capi dicastero, perché lui preferisce una cosa piccola, molto modestamente. Io dirò qualche cosa a questo grande uomo di preghiera e di coraggio, che è il Papa emerito, non il “secondo Papa” e che è fedele alla sua parola ed è molto saggio.

LUTERO E I 500 ANNI DELLA RIFORMA

Credo che le intenzioni di Lutero non fossero sbagliate, era un riformatore, forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor - un tedesco luterano che si è convertito e si è fatto cattolico - vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c’era corruzione, mondanità, attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato, era intelligente e ha fatto un passo avanti giustificando il perché lo faceva. Oggi protestanti e cattolici siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante non aveva sbagliato. Lui ha fatto una medicina per la Chiesa, poi questa medicina si è consolidata in uno stato di cose, in una disciplina, in un modo di fare, di credere, e poi c’era Zwingli, Calvino e dietro di loro c’erano i prìncipi, “cuius regio eius religio”. Dobbiamo metterci nella storia di quel tempo, non è facile capire.  (…) La diversità è quello che forse ci ha fatto tanto male a tutti e oggi cerchiamo la strada per incontrarci dopo 500 anni. Io credo che per prima cosa dobbiamo pregare insieme. Secondo, dobbiamo lavorare per i poveri, i profughi i rifugiati, tanta gente che soffre, e infine che i teologi studino insieme cercando... Questa è una strada lunga. Una volta ho detto scherzando: io so quando sarà il giorno dell’unità piena, il giorno dopo la venuta del Signore. Non sappiamo quando lo Spirito Santo farà questa grazia. Ma intanto dobbiamo lavorare insieme per la pace.

LE SCUSE ALLA COMUNITA' GAY

Io ripeto il Catechismo: queste persone non vanno discriminate, devono essere rispettate e accompagnate pastoralmente. Si possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi di comportamento politico, certe manifestazioni troppo offensive per gli altri. Ma queste cose non c’entrano, il problema è una persona che ha quella condizione, che ha buona volontà e che cerca Dio. Chi siamo noi per giudicare? Dobbiamo accompagnare bene, secondo quello che dice il Catechismo. Poi ci sono tradizioni in alcuni Paesi e culture che hanno una mentalità diversa su questo problema. Io credo che la Chiesa, o meglio i cristiani perché la Chiesa è santa, non solo devono chiedere scusa come ha detto quel cardinale “marxista” [la domanda si riferiva alle recenti dichiarazioni al proposito del cardinale tedesco Marx, Ndr]... ma devono chiedere scusa anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, devono chiedere scusa di aver benedetto tante armi, di non aver accompagnato tante famiglie. (…) La cultura è cambiata e grazie a Dio, come cristiani, dobbiamo chiedere tante scuse, non solo su questo: perdono Signore, è una parola che dimentichiamo. Il prete “padrone” e non il prete padre, il prete che bastona e non il prete che abbraccia e perdona... ma ce ne sono tanti santi preti cappellani negli ospedali e nelle carceri, ma questi non si vedono, perché la santità ha pudore. Invece la spudoratezza è sfacciata e si fa vedere. Tante organizzazioni, con gente buona e gente non tanto buona. Noi cristiani abbiamo anche tante Terese di Calcutta... Non dobbiamo scandalizzarci, questa è la vita della Chiesa. Tutti noi siamo santi perché abbiamo lo Spirito Santo ma siamo tutti peccatori, io per primo.

COMMISSIONE PER STUDIARE LE DIACONESSE

 ...i media hanno scritto: “La Chiesa apre alle diaconesse”. Mi sono un po’ arrabbiato perché questo non è dire la verità delle cose. Ho chiesto dei nomi per fare una commissione, e adesso è lì sulla mia scrivania, sto per farla. Ma c’è un’altra cosa: un anno e mezzo fa ho fatto una commissione di donne teologhe che hanno lavorato con il cardinal Rylko, e hanno fatto un buon lavoro. È molto importante il pensiero della donna. Per me la funzione della donna non è così importante come il pensiero della donna, che pensa diversamente dall’uomo e non si può prendere una buona decisione senza consultare delle donne, come facevo a Buenos Aires. Le donne vedono le cose in un’altra luce e la soluzione poi alla fine è sempre stata molto feconda e bella. Vorrei sottolinearlo: è più importante il modo di capire, di pensare, di vedere della donna che la loro funzione.