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BOTTA E RISPOSTA

Gay e scuola: un sottosegretario ci rimprovera, ma è distratto

Lo avevamo criticato perché come sottosegretario all'Istruzione riteniamo che faccia ben poco per contrastare la penetrazione dell'ideologia gender. Dopo la sua replica siamo rafforzati in quel giudizio. E ribadiamo, che prima della stabilità di governo viene la difesa dei princìpi irrinunciabili per il bene di tutti.

Editoriali 13_11_2014
Gabriele Toccafondi

Caro direttore,

confesso di essere rimasto colpito, e anche un po' amareggiato, nel leggere il suo editoriale di risposta all'on. Eugenia Roccella, pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 novembre, dal titolo "C'è qualcosa che viene prima della stabilità del governo". Editoriale in cui lei, in un passaggio, scrive testualmente: «Addirittura abbiamo il caso del sottosegretario all'Istruzione che assiste impassibile alla penetrazione nelle scuole dell'ideologia gender e delle organizzazioni Lgbt, come se fosse una questione minore. Ci si chiede: che differenza farebbe se in quel posto invece dell’onorevole Gabriele Toccafondi ci fosse un qualsiasi esponente del Pd?».
Caro direttore, mi dispiace, ma lei non si è documentato a sufficienza, e un giudizio così ingeneroso non rende merito alla sua professionalità e alla testata che dirige, e che seguo sempre con molta attenzione.
Sarebbe stato sufficiente fare qualche ricerca su Google o sulle agenzie di stampa, per scoprire che è stato il sottoscritto, in qualità di sottosegretario all'Istruzione, a prendere posizione sulla vicenda da lei richiamata, e a chiedere il ritiro dalle scuole dei cosiddetti manuali di educazione alla diversità, curati dall'Unar, di cui come Ministero eravamo stati tenuti all'oscuro. Come ci tengo a ricordare che è stata un'interpellanza del gruppo Ncd al Senato a portare all'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo politico la vicenda. Per questa mia presa di posizione, sono stato attaccato da vari partiti e associazioni, con articoli usciti su agenzie di stampa, giornali e telegiornali nazionali. Sempre su internet potrà vedere i titoli di alcuni articoli 'dedicatimi' da certi organi di stampa, come "Clericali contro gli opuscoli anti-omofobia Unar per le scuole" o "Sull'omofobia il ministero sceglie la linea di Bagnasco".

Sul tema dell'educazione alla sessualità il compito primario spetta alla famiglia, e non può essere nessun altro istituto educativo, neppure la scuola, a imporre una sua visione, a maggior ragione se orientata in senso ideologico e unilaterale, come i libri più volte richiamati, i quali oltre a presentare una lettura 'partigiana' della realtà, discriminano a loro volta le persone 'religiose' e 'credenti', considerate più propense all'omofobia proprio in ragione della loro religiosità. Dal mio canto, come sottosegretario all'Istruzione, vigilerò affinché libri e opuscoli non concordati con il Miur non vengano imposti nelle scuole, come da qualche parte sta continuando ad avvenire, nonostante il mio intervento in senso contrario.

Immagino lei comprenderà che non è facile far rispettare ovunque certe direttive, visto che in Italia esistono decine di migliaia di scuole di ogni ordine e grado, in cui insegnano oltre un milione di docenti: servirebbe un ispettore in servizio permanente attivo in ogni istituto... Senza contare che esiste l'autonomia scolastica, ci sono le decisioni dei collegi, le libere iniziative dei docenti, le scuole di pertinenza dei comuni e delle province. L'unica soluzione consisterebbe nel far capire a tutti gli interlocutori che per qualsiasi cosa che riguarda la scuola, è prioritario il rapporto con i genitori, facendo così, oltre ad un passaggio ragionevole, anche un passaggio costituzionale visto che il patto educativo è sempre tra scuola e genitori, come prevede la nostra carta repubblicana.  Noi continueremo a lavorare cercando sempre di evitare che una minoranza, per quanto agguerrita, utilizzi la scuola come un campo di battaglia ideologico.

Cordiali saluti, 

Gabriele Toccafondi
Sottosegretario di Stato all'Istruzione, Università e Ricerca

 

Caro on. Toccafondi,

In realtà sono io a essere un po' stupito, perché già nello scorso marzo lei mi scrisse una analoga lettera (clicca qui) per contestare un articolo che proponeva sostanzialmente gli stessi rilievi al suo operato come sottosegretario all'Istruzione (in alcune parti è addirittura identica). Io le risposi in modo dettagliato, per cui non sto a ripetermi: le inserisco il link di quel botta e risposta (clicca qui), e per sua comodità e per comodità dei lettori copio e incollo in fondo a questa lettera, la parte di quella risposta che più direttamente riguarda il caso Unar.

Ricordo solo che la vicenda dei libretti - che anche grazie al suo intervento - sono stati ufficialmente ritirati, resta come allora un falso problema perché gli stessi contenuti sono trasmessi dal suo ministero in diversi altri modi. Cosa che lei non può non sapere. L'articolo che abbiamo pubblicato ieri sull'asilo nido di Roma, in cui vengono distribuiti libriccini per i più piccoli improntati all'ideologia gender, è solo l'ultima dimostrazione di un fenomeno che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado sta dilagando.

Non si tratta di iniziative estemporanee, ma di una Strategia nazionale adottata dal governo Monti e tacitamente riconfermata dai governi successivi, incluso quello di cui lei fa parte. E anche questo non può non saperlo.

Sono anche stupito perché lei scrive oggi esattamente le stesse cose di otto mesi fa, come se in tutto questo tempo non fosse accaduto nulla, come se non ci fossero stati nel frattempo dei clamorosi casi di cronaca che hanno coinvolto (e sconvolto) scuole di tutta Italia (il caso del Liceo Giulio Cesare di Roma e la distribuzione di materiale porno-gay in un liceo di Modena, tanto per fare due esempi); o come se il ministro Giannini lo scorso 11 luglio non avesse assicurato alle organizzazioni Lgbt l'impegno a realizzare quella famigerata Strategia Nazionale per la prevenzione delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale che - come leggerà nell'allegato - è la radice di questo attacco alla scuola e alla famiglia.

Insomma, dalla sua lettera sembra che lei non si stia accorgendo di nulla, il che non fa che rafforzarmi nel giudizio espresso nell'articolo da lei contestato.
Ma a parte questo, tengo a ribadire il concetto centrale dell'articolo che ha provocato la sua reazione, e che rispondeva a una lunga, appassionata, lettera dell'on. Eugenia Roccella sul rapporto tra cattolici e politica. Aldilà delle buone intenzioni e della buona volontà che alcuni parlamentari hanno, ciò che non mi trova affatto d'accordo è il giudizio per cui è comunque meglio restare al governo (mandando giù anche qualche rospo) per poter incidere maggiormente e limitare i danni. La realtà dimostra il contrario e credo che ben pochi capirebbero, ad esempio, la coerenza tra l'organizzazione di una manifestazione per la famiglia e poi il voto favorevole in Parlamento a una qualsiasi legge che introduca nuove norme per regolare le unioni civili (soprattutto omosessuali). Il giudizio su cosa è prioritario deve essere chiaro: se sono davvero convinto che ci siano dei princìpi irrinunciabili per il bene del Paese, su questo non ci può essere compromesso. Tanto per essere chiari e concreti: non si può accettare il para-matrimonio gay in cambio del bonus bebé.

Riccardo Cascioli

da: GAY E SCUOLA, CATTOLICI DI LOTTA E DI GOVERNO, 13 Marzo 2014
(Risposta di Riccardo Cascioli all'on. Gabriele Toccafondi)

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3. Ma veniamo alla questione centrale, i famosi opuscoli dell’Istituto Beck e dell’Unar che sono stati bloccati ma che, come lei stesso ammette, continuano a girare per le scuole italiane. Su questo punto è bene non prendersi in giro: questi volumetti sono un falso problema, uno specchietto per le allodole per distrarre dalla vera questione. Intendiamoci, la loro pubblicazione e diffusione è un fatto grave ma concentrare esclusivamente l’attenzione su questi libretti come se fossero tutto il problema è fuorviante. 

Come La Nuova BQ ha denunciato fin dall’inizio – in perfetta solitudine – l’origine sta nell’adozione da parte del governo Monti della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015). E’ qui che si trova il piano per far entrare l’ideologia di genere nelle scuole (clicca qui): come sottosegretario all’Istruzione lei non può non sapere che già da mesi in tantissime scuole italiane si fanno circolare questionari tra gli studenti allo scopo di “far superare gli stereotipi di genere”, tra cui rientra ovviamente il contemplare solo il sesso maschile e femminile e il considerare la famiglia solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Né lei può ignorare che è parte di questa Strategia far tenere nelle scuole corsi di “indottrinamento” tenuti esclusivamente da rappresentanti di associazioni Lgbt, e il caso sollevato in questi giorni dalla presenza di Wladimir Luxuria in tour per le scuole non è un caso (clicca qui). 

Ed è sempre sviluppo di quella Strategia nazionale lo stampato distribuito dal suo Ministero dal titolo “Tante diversità, uguali diritti – Omofobia (Interventi contro la discriminazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere)”. Il contenuto di questa pubblicazione è perfettamente in linea con quello dei libretti che hanno fatto tanto rumore. Anche di questo ha parlato La Nuova BQ (clicca qui), al Miur è giunta anche la protesta delle associazioni di genitori. Lei non può non saperlo. E’ troppo comodo prendersela con dei libretti facendo ricadere tutta la responsabilità sull’Unar, quando è il suo Ministero che sta propagando quegli stessi contenuti. Non bastasse, il suo Ministero e l’Unar hanno creato insieme un sito internet (www.noisiamopari.it) in cui si invitano le scuole a condividere progetti in tal senso. Lei forse può non essere ritenuto responsabile dei volumetti dell’Unar, ma non può non sapere cosa fa il suo stesso Ministero.

La questione è che questo progetto di indottrinamento è stato iniziato dal governo Monti, continuato dal governo Letta e ora quanto meno non ostacolato dal governo Renzi, e sempre con esponenti cattolici all’interno dell'esecutivo che fanno finta di non vedere.

Lei, caro on. Toccafondi, ora si trova al Miur, il ministero al centro di questo progetto distruttivo per i ragazzi. Sono contento che sia intervenuto per bloccare i famigerati libretti, è già qualcosa; ma come è chiaro da quanto esposto fin qui ben altre sono le azioni necessarie. Spero perciò che fin da subito voglia adoperarsi per fermare questa macchina infernale che vuole imporre un’ideologia di stato indottrinando anzitutto le nuove generazioni. Noi continueremo a giudicare dai fatti.

Riccardo Cascioli