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L'UCRAINA È UN PRETESTO

Gas e benzina alle stelle, a qualcuno la guerra fa comodo

Non c'è alcun blocco delle forniture dalla Russia, ma i prezzi di gas e carburanti sono in costante, rapido, aumento. Con il pretesto della guerra c'è una forte speculazione in atto, che si estende ad altri generi di prima necessità. E soprattutto la lobby verde nell'Unione Europea ne approfitta per spingere l'acceleratore sulla transizione energetica, come dimostrano le dichiarazioni del vice-presidente della Commissione Europea Timmermans. In questo quadro non stupisce che non ci sia alcuna fretta di fermare il fuoco in Ucraina.
- TRANSIZIONE ENERGETICA, COSA C'È DA SAPERE, di Ernesto Pedrocchi

Attualità 09_03_2022

La scorsa settimana l'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE)aveva presentato all'UE 10 misure per ridurre la sua dipendenza dal gas naturale russo entro un anno, senza che essa debba abbandonare i suoi obiettivi ambientali stabiliti nel Green Deal. Secondo l'AIE una serie di misure potrebbero permettere al blocco di ridurre le sue importazioni di gas naturale russo in un anno. Queste includono il non firmare nuovi contratti di gas con la Russia, la sostituzione delle forniture russe con gas da fonti alternative, l'introduzione di obblighi minimi di stoccaggio del gas e l'accelerazione della diffusione dell'energia solare ed eolica…ma anche l'incoraggiamento dei consumatori a ridurre temporaneamente la temperatura del loro termostato di 1°C. Insomma, più ambientalismo e più costi e freddo per tutti.

Non c’è alcun dubbio che in una situazione come questa, in cui dall’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina il gas russo non ha mai smesso di essere iniettato verso l’Europa, ogni scusa è buona per spingere il locomotore europeo verso la folle rincorsa verde. Stati Uniti e Regno Unito hanno deciso di bandire le importazioni di gas russo nei loro paesi, idea proposta nel fine settimana dal Segretario di Stato Usa in visita in Polonia e Moldova, quando aveva invitato i paesi europei a chiudere i rubinetti di gas, petrolio e carbone che provengono dalla Russia e che oggi coprono tra il 30 e 40% del fabbisogno dell’intero continente.

La Russia, ed in particolare Gazprom, ha ridotto le forniture? No. C’è stata una minaccia di farlo? No, anzi le forniture sono aumentate. Allora perché i prezzi continuano a salire solo per la paura di tagli delle forniture, e perché non si interviene sui prezzi dei carburanti (le cui scorte acquistate mesi orsono non possono esser state influenzate dai prezzi attuali) e dei beni di consumo? Non si venga a dire che i prezzi di olio di oliva e di semi dipendano dalla guerra o che la farina sia stata confezionata nell’ultima settimana per la vendita ai supermercati; non si venga a dire che l’olio di oliva dipende dalla produzione di olive in Ucraina o Russia…almeno il pudore.

Perché la speculazione assurda delle ultime settimane se i beni energetici non mancano, né sono diminuiti? Costo di benzina, diesel e metano per autotrasporto oltre i due euro al litro non dipendono certo dalle forniture dalla Russia, l’inflazione della zona euro prevista dalla Presidente della BCE Lagarde oltre il 5.8% non dipende dal conflitto.

Due fatti sono certi ed evidenti a tutti. La scelta occidentale, soprattutto europea e delle sue istituzioni, di spingere ed inseguire le sanzioni americane contro la Russia la pagheremo noi cittadini alla pompa del benzinaio, al banco della spesa e al pagamento delle bollette. Non a caso, come si ricordava all’inizio, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha già invitato tutti i cittadini europei a ridurre il calore nelle case (per ora di un grado, poi si vedrà). L’impatto economico sarà tutto sulle nostre spalle e tutto a causa degli errori politici compiuti in passato dall’Alleanza Atlantica e della mancanza assoluta di diplomazia politica degli attuali leader europei.

Certamente tra gli speculatori e fomentatori di guerra e sanzioni ci sono gli amanti dell’ambientalismo verde. I verdi paladini di Greta, seguaci del Vice Presidente della Commissione Franz Timmermans e i miliardari investitori globali dell’economia verde - messi a tacere dalla scelta realistica, presa lo scorso 2 febbraio dalla Commissione e dalla gran parte dei paesi europei di includere nella cosiddetta ‘tassonomia’ europea gas e nucleare - ora stanno festeggiando e riempiendosi i portafogli.

Non a caso, ieri la Commissione ha presentato la sua Comunicazione RePower, ovvero uno schema di piano per rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, a partire dal gas, alla luce dell'invasione russa dell'Ucraina (che nulla c’entra con la speculazione dei prezzi energetici). In estrema sintesi il piano, che sarà al vaglio dei capi di stato e governo giovedì 10 e venerdì 11 marzo, prevede: di diversificare l'approvvigionamento di gas dell'Europa ed includere il gas naturale liquefatto (LNG) importato da luoghi come gli Stati Uniti e il Qatar, "e lo sviluppo di biogas e idrogeno"; di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili "e la produzione dei loro componenti chiave" così come "lo snellimento delle procedure di autorizzazione per i progetti energetici" come i parchi eolici; di migliorare le interconnessioni delle reti europee del gas e dell'elettricità, compresa "la piena sincronizzazione delle reti elettriche"; di "rafforzare la pianificazione di emergenza dell'UE per la sicurezza dell'approvvigionamento" ed infine di  "migliorare l'efficienza energetica e la gestione del consumo di energia, e promuovere un approccio più circolare alla produzione e ai modelli di consumo".

In tutto ciò colpiscono le parole di Timmermans pronunciate alla presentazione del documento, a conferma di come la ‘marcia verde’ sia ben felice del conflitto e tutto faccia per evitarne soluzioni diplomatiche: “Buttiamoci nelle energie rinnovabili alla velocità della luce. Le rinnovabili sono una fonte di energia economica, pulita e potenzialmente infinita e invece di finanziare l'industria dei combustibili fossili altrove, creano posti di lavoro qui. La guerra di Putin in Ucraina dimostra l'urgenza di accelerare la nostra transizione energetica pulita".
Dopo bavagli, marchiatura del green pass e l’isolamento coatto del Covid, ora ci vogliono gettare nelle verdi caverne e imporci prezzi altissimi per soddisfare speculatori senza scrupoli e nascondere inadeguatezze politiche? Almeno si eviti di strumentalizzare le sofferenze reali del conflitto per giustificare follie globaliste e demenziali.