Transizione ecologica, c'è molto più che l'energia
Pubblichiamo in tre puntate un'analisi sulla transizione ecologica ed energetica del professor Ernesto Pedrocchi, illustre scienziato, professore emerito di Energetica al Politecnico di Milano. L'autore ringrazia l’ing. Alberto Rota per l’attenta revisione dell’articolo
Transizione Ecologica e non solo Transizione Energetica: con questa scelta il governo italiano ha fatto una scelta corretta. La Transizione Ecologica include oltre alla transizione energetica anche questi altri temi.
1. Il problema dell’inquinamento. Bisogna proseguire nello sviluppo e applicazione delle tecnologie mirate alla riduzione dell’inquinamento atmosferico derivante dalle combustioni che producono gli inquinanti primari (ossidi di zolfo, ossidi di azoto, incombusti e particolato) e conseguentemente i secondari. Sarebbe auspicabile che interventi di questo tipo non riguardassero solo EU e USA, dove negli ultimi 50 anni si sono fatti miglioramenti estremamente significativi, ma anche e soprattutto paesi in fase di enorme sviluppo come Cina e India.
L’anidride carbonica o biossido di carbonio (CO2) non è un inquinante né un gas tossico anche a concentrazioni molto più alte di quelle attualmente presenti in atmosfera (circa 4 molecole ogni 10.000). A titolo informativo l’aria espirata da un uomo ha un contenuto di CO2 di circa 100 volte maggiore. La CO2 è la molecola chiave della fotosintesi clorofilliana operata dalla vegetazione che consiste nella conversione di anidride carbonica ed acqua in glucosio che è la base di tutti i composti organici. Per questo motivo essa può considerarsi uno dei tre elementi fondamentali, con la luce e l’acqua, per la sopravvivenza e lo sviluppo di tutta la biosfera.
2. Il problema dei rifiuti di ogni natura (urbani, industriali e agricoli) che devono essere ben gestiti e possono anche essere recuperati come le così dette “materie seconde”. Specialmente la gestione dei rifiuti solidi urbani dipende molto dal comportamento del singolo cittadino ed è un indice del livello di educazione civica della popolazione. L’ostracismo nei confronti dei termovalorizzatori è un atteggiamento insensato in quanto in molti casi si tratta della soluzione più conveniente soprattutto dal punto di vista ambientale.
3. Il problema della plastica che è stata una grande invenzione del XX secolo e permea ormai quasi tutti i prodotti usati dall’uomo. La plastica dovrebbe essere impiegata ogniqualvolta rappresenti la migliore soluzione in termini igienici, sanitari e di facilità di utilizzo ma se ne deve assicurare un corretto smaltimento o recupero.
4. Il dissesto idrogeologico è un problema che ha sempre caratterizzato il territorio italiano ma ora i suoi effetti si sono aggravati per due fenomeni apparentemente opposti; da un lato l’abbandono di terreni marginali e dall’altro la forte antropizzazione spesso abusiva o comunque non ben controllata che ha interessato molte zone del nostro paese. Ne consegue che sono molto numerosi ed importanti gli interventi da attuare per evitare catastrofi.
5. L’Italia è anche un paese con una frazione elevata di territorio esposto a eventi sismici. Anche in questo campo è opportuno programmare una strategia di difesa degli abitanti con un controllo degli insediamenti esistenti e una programmazione molto attenta delle nuove costruzioni.
Interventi del tipo ai punti 4 e 5 richiederebbero una rigorosa programmazione ed un grande impegno economico da valutare comparativamente al costo, all’efficacia e all’utilità degli altri punti.
I diversi problemi sopra enunciati sono molto importanti e dovrebbero trovare spazio in un programma di salvaguardia ecologica del pianeta non ristretto agli ambiti nazionali. In generale l’uomo deve ridurre la vulnerabilità con processi di adattamento da ogni evento naturale che in un mondo fortemente antropizzato possono causare gravi danni; ovviamente i paesi più arretrati sono in maggior difficoltà.
Recentemente l’ONU ha diffuso un diagramma da cui risulta che i disastri naturali sono aumentati dal 1970 fino a circa il 2000, poi si sono stabilizzati o sono leggermente in decrescita. In realtà l’ONU non segnala che l’aumento dal 1970 al 2000 non corrisponde alla realtà ma è essenzialmente legato al “reporting capacity”, ovvero al fatto che nel passato prima del 2000, maggiormente per I tempi più lontani, venivano segnalati per inadeguatezza dei sistemi di rilevamento solo i disastri che causavano gravi danni (come chiaramente spiegato dal documento di fonte CRED-EM.DAT) .
La superficie della terra fortemente antropizzata è dell’ordine del 5% della superficie totale del globo come si deduce dal fatto che la superficie terrestre è circa il 30% della superficie totale e la frazione fortemente antropizzata è dell’ordine del 15%
1. Continua