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FRANCE INSOUMISE

Fuga degli ebrei dalla Francia. Meglio la guerra di Mélenchon

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Secondo la rivista Marianne, sarebbero già duemila (dal 7 luglio) gli ebrei francesi che hanno chiesto di emigrare in Israele. La vittoria di Mélenchon fa paura a una comunità sotto pressione.

Libertà religiosa 13_07_2024
Manifestazione contro l'antisemitismo in Francia (La Presse)

In Francia il governo non si è ancora formato, dopo il secondo turno delle elezioni legislative che ha dato la vittoria della coalizione di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare. Non abbastanza perché possa governare da solo. Il principale leader del raggruppamento dei partiti progressisti, verdi, socialisti e comunisti è Jean Luc Mélenchon, alla testa del partito La France Insoumise, un partito “islamo-gauchiste”. Per questo, mentre il mondo della politica europea festeggia la sconfitta dei lepenisti, in Francia c’è chi teme il peggio se Mélenchon dovesse avere, come chiede, il posto di primo ministro nel prossimo governo. A subirne le conseguenze sono soprattutto gli ebrei francesi che iniziano a fuggire a migliaia.

Mélenchon è stato l’unico politico di rilievo che, dopo il pogrom del 7 ottobre 2023, non ha partecipato alla marcia contro l’antisemitismo. Nel suo discorso di ringraziamento, il 7 luglio, ha subito dichiarato l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. Fra i suoi candidati ci sono più esponenti dell’islam politico che in tutti gli altri partiti. Mélenchon nega che in Francia vi sia un problema di antisemitismo, un fenomeno che ha definito come “residuale”. Non vuole assolutamente accettare l’idea che l’anti-sionismo della causa palestinese possa essere equiparato all’antisemitismo.

Gli ebrei francesi, però, “stranamente”, hanno ugualmente paura della sua affermazione elettorale. Secondo la rivista Marianne, in un articolo a firma Rachel Binhas, nei pochi giorni dal secondo turno delle legislative in Francia del 7 luglio a oggi, duemila ebrei francesi avrebbero presentato domanda per fare l’aliyah, ossia andare a vivere in Israele. Fare aliyah, adesso, vuol dire trasferirsi in un paese in guerra, rischiare i missili di Hezbollah nel nord di Israele, o gli attentati di Hamas e della Jihad Islamica nel resto del paese. Eppure… «In Francia», scrive la Binhas, «secondo un rapporto della Commissione nazionale per i diritti dell’uomo (Cncdh) gli atti antisemiti sono aumentati del 284% nel 2023, passando da 436 a 1.676».

L’Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea (FRA) conferma questa analisi. La FRA ha scoperto che gli ebrei francesi sono quelli meno sicuri in tutta Europa. Il massimo senso di insicurezza (il 74% degli intervistati) è percepito in Francia.

Nel pieno della campagna elettorale, una ragazzina ebrea francese di dodici anni è stata stuprata da altri tre ragazzini, in una Banlieue parigina. I tre, arrestati, quasi suoi coetanei, hanno ammesso che si è trattato di uno stupro punitivo perché la vittima si è rivelata essere ebrea “e non lo aveva detto”. Questo episodio, più gli attentati (la scuola di Tolosa nel 2012, il massacro dell’Hypercacher nel 2015) che sono ancora freschi nella memoria, più i delitti di cittadini ebrei (Mireille Knoll 2018, Sarah Halimi 2017, Ilan Halimi 2006), più gli atti di vandalismo (come la profanazione del Muro dei Giusti) stanno creando un clima di tensione sempre più insopportabile per la comunità ebraica francese.

La questione ebraica diventa grave al crescere di una questione islamica. La proporzione numerica è favorevole in modo schiacciante alla comunità musulmana: sei milioni di francesi musulmani contro mezzo milione di ebrei. Con la radicalizzazione delle terze generazioni di immigrati, che per motivi identitari si sentono più convintamente islamiche dei loro genitori e nonni, in Francia viene di fatto importato il conflitto mediorientale. Un conflitto che non è più solo per la terra, ma è religioso, dunque universale.

Le elezioni anticipate e il loro esito incerto sono suonate come un ultimo campanello di allarme per molti ebrei francesi. «Questo è il peggior parlamento dai tempi della Shoah, se si considerano tutti i seggi conquistati dall'estrema destra e quelli conquistati dall'estrema sinistra», ha dichiarato a Jewish Insider Ariel Kandel, amministratore delegato di Qualita, un'organizzazione che riunisce gli immigrati francesi in Israele.

Secondo quanto riporta Times of Israel, «Molti ebrei francesi affermano che la retorica dell’estrema sinistra ha aperto una porta all'antisemitismo. Secondo un sondaggio dell'American Jewish Committee (AJC) in Europa, il 92% degli ebrei francesi ritiene che France Insoumise abbia “contribuito” all'aumento dell’antisemitismo».

«Mélenchon è una persona che rappresenta una minaccia per gli ebrei», ha dichiarato al Jerusalem Post Yonathan Arfi, presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (CRIF), accusando La France Insoumise e il suo leader di alimentare il clima anti-Israele in Francia e di mettere un «bersaglio sulla schiena di tutti gli ebrei che sostengono Israele».