Frontex: si dimette il capo, vittima dell’immigrazionismo
Fabrice Leggeri rassegna le dimissioni da direttore dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Tutto nasce da un’inchiesta giornalistica, che lo accusa di respingimenti illegali, e dal fuoco incrociato di vari europarlamentari e Ong.
Al civico 6 di Plac Europejski a Varsavia, quartier generale di Frontex, la pratica è data per chiusa. Le recenti dimissioni del direttore esecutivo Fabrice Leggeri, dopo sette anni di ininterrotto mandato, chiudono un ciclo, ma creano parecchio disordine e in qualche modo condizionano il destino dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. L’Olaf, l’ufficio europeo per la lotta antifrode, accusa Leggeri di non aver rispettato le regole e di aver mantenuto un comportamento sleale nei confronti dell’Unione europea.
Fabrice Leggeri, nominato nel 2015 e riconfermato nel 2019, è da due anni bersaglio di implacabili attacchi. Il Commissario svedese per gli affari interni, la socialdemocratica Ylva Johansson e diverse Ong - come Sea Watch, Front-Lex e Progress Lawyers Network - oltre che alcuni membri del Parlamento europeo, accusano da tempo Frontex, e il suo direttore, di voler trasformare l’Ue in una fortezza e di ledere i diritti umani degli immigrati.
È importante sottolineare che Frontex non è sotto la diretta supervisione della Commissione europea. Il direttore di Frontex fa capo a un consiglio di amministrazione, composto dai ministri degli Interni dei 27 Stati membri dell’Ue, e la Commissione europea ha due rappresentanti nel consiglio di Frontex. L’indipendenza istituzionale dell’agenzia è relativa e chiarisce come, nel momento in cui le azioni del direttore vengono percepite ostili alla politica delle frontiere aperte della Commissione, si possono ottenere le dimissioni dello stesso.
Tutto nasce da un’inchiesta congiunta di Der Spiegel, Le Monde e Lighthouse Reports, che, pubblicata due giorni prima che il posto diventasse vacante, elencava prove del fatto che Frontex fosse stata coinvolta in respingimenti di richiedenti asilo in Grecia tra marzo 2020 e settembre 2021. L’inchiesta imputa all’agenzia dell’Ue la responsabilità di aver catalogato come semplici “operazioni di prevenzione delle partenze condotte in acque turche” i rimpatri di immigrati giunti nelle acque greche.
Nella sua lettera di dimissioni, Leggeri ha affermato di “rimettere il mandato al consiglio di amministrazione, poiché sembra che il mandato di Frontex su cui era stato eletto e poi riconfermato nel giugno 2019 sia tacitamente, ma di fatto, mutato”. Frontex deve garantire l’inviolabilità delle frontiere esterne dell’Europa? O deve supervisionare gli Stati membri dell’Ue nella protezione dei richiedenti asilo che vorrebbero varcare i confini? Negli ultimi mesi, il direttore esecutivo aveva messo in discussione apertamente questo dilemma. Confermando, in qualche modo, gli equilibri di potere alla base delle dimissioni. “Tra l’imperativo di non far passare irregolarmente le persone e, dall’altro, il principio di non respingimento perché chi ha bisogno di protezione ha diritto all’asilo, come si fa? Nessuno sa rispondermi. Siamo schizofrenici”, si era lamentato Leggeri, intervenendo ad un convegno già lo scorso dicembre.
Frontex è stata creata nel 2004 per aiutare gli Stati membri dell’Ue e i Paesi associati all’area Schengen - Paesi che consentono la circolazione senza passaporti tra di loro - a proteggere le frontiere esterne dell’Ue. Negli anni alla guida dell’agenzia, Leggeri ha sempre sostenuto il rafforzamento della stessa. E se nel 2021 Frontex aveva un budget di 544 milioni di euro e circa mille funzionari europei, l’ex direttore aveva previsto, entro il 2027, un aumento di dieci volte del numero di guardie costiere e di frontiera, prevedendo anche la possibilità di armarle.
Che cosa mostra di grave l’inchiesta che ha colpito Leggeri? Un servizio del canale televisivo tedesco Ard, ripreso con una telecamera nascosta, mostra giornalisti che nell’ottobre 2021 filmano un respingimento con “metodi pesanti” - come viene definito dal servizio - da parte delle guardie di frontiera greche. Il Guardian e Ard hanno criticato aspramente l’agenzia dell’Ue accusandola di aver chiuso un occhio sugli abusi e rendendosi, quindi, complice di una “campagna di respingimento”.
Le accuse hanno creato le condizioni per avviare un’indagine da parte dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode, e la relazione elaborata a febbraio 2022 - circa 800 pagine, comprese le appendici - ha divorato Leggeri. Tre le denunce sostanziali formulate nei suoi confronti: slealtà nei confronti dell’Ue, mancato rispetto delle procedure e cattiva gestione del personale. La proposta di avviare un procedimento disciplinare nei suoi confronti, tuttavia, è stata respinta con 22 voti contrari, 5 favorevoli e un’astensione. “Non sono coinvolto in alcun respingimento illegale”, ha scritto l’ex direttore esecutivo in una lettera inviata al suo staff e pubblicata dallo Spiegel: “Si vorrebbe trasformare Frontex in una specie di organizzazione dei diritti umani, il cui compito sarebbe solo supervisionare le operazioni di frontiera degli Stati dell’Ue, ma questo non è il mandato dell’agenzia”.
L’allusione di Leggeri è alla missione di Frontex che non è più, di fatto, la protezione delle frontiere, ma solo la tutela del diritto dei migranti di stabilirsi dove vogliono. Punto di vista confermato dall’eurodeputata olandese Tineke Strik, leader del gruppo di lavoro su Frontex che ha chiesto le dimissioni di Leggeri. Strik ha commentato con sarcasmo: “Leggeri non ha mai capito che Frontex deve tutelare i diritti fondamentali in tutte le sue azioni. Il prossimo direttore deve fare di questo una priorità assoluta”.
Alla base delle contestazioni all’ex direttore, vi è anche l’incapacità di prendere in considerazione la possibilità che in certi casi gli immigrati possano essere strumentalizzati da potenze antagoniste all’Europa. Nel febbraio-marzo 2020, ad esempio, la Turchia ha spinto diverse migliaia di immigrati clandestini in Grecia: un gesto ostile che Angela Merkel ritenne “inaccettabile”. “Nessuno può ricattare l’Ue”, aggiunse il commissario europeo per l’immigrazione, Margaritis Schinas. Un anno dopo, nel novembre 2021, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, per vendicarsi delle sanzioni occidentali, ha importato immigrati dal Medio Oriente e li ha spediti contro i confini di Polonia e Lituania. Sono i due casi più recenti, ed eloquenti, che spiegano come i flussi migratori possono avere anche un aspetto politico.
L’ex direttore ha pagato il fatto di aver preso in considerazione anche i diritti delle popolazioni ospitanti, mettendo in discussione l’idea che il respingimento sia sempre e solo un crimine. Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero mantenere sempre aperte le proprie frontiere? È compito di Frontex garantire che i confini degli Stati membri rimangano sempre aperti oppure proteggere i confini dell’Europa?