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CONTRO IL GREEN PASS

Freedom Convoy, le autorità passano alle maniere forti

Canada, giunti alla terza settimana di protesta dei camionisti contro l’obbligo vaccinale, il premier Justin Trudeau ha deciso di passare alle maniere forti. Vuole imporre lo stato d'emergenza, che sospende i diritti civili per ripristinare l'ordine. In Europa, in compenso, la repressione è preventiva. Parigi e Bruxelles sono blindate dalla polizia.

Attualità 15_02_2022
Posto di blocco della polizia in Francia

Canada, giunti alla terza settimana di protesta dei camionisti contro l’obbligo vaccinale, il premier Justin Trudeau ha deciso di passare alle maniere forti. La polizia ha sgomberato sabato il ponte Ambassador, presidiato dai manifestanti con i loro mezzi pesanti. si trattava di un ponte strategico, che collega il centro industriale di Detroit (nel Michigan, Usa) con l’Ontario. Ma è di ieri sera l’annuncio dello stato d’emergenza nazionale, che permetterà al governo di sospendere i diritti civili per ripristinare l’ordine. La legge, che dovrà essere approvata dal parlamento entro una settimana, permetterà di vietare manifestazioni pubbliche e di ridurre la libertà di movimento, impedendo l’accesso o l’uscita per e da determinate aree. La misura estrema, la prima in mezzo secolo nel Paese, è stata adottata proprio quando il fronte di Trudeau, a favore dell’obbligo vaccinale, iniziava vistosamente ad incrinarsi. In Europa, soprattutto in Francia, la protesta è arrivata, ad imitazione dei camionisti del Canada, ma non ha avuto altrettanto successo: a causa, soprattutto, di una forte repressione preventiva.

Partendo dal Canada: le autorità di Ottawa, dove si concentra il grosso della manifestazione, avevano tentato di scoraggiare e scacciare in tutti i modi i camionisti. Hanno, ad esempio, annunciato multe e persino arresti, per chi avesse portato benzina e generi di conforto ai camionisti manifestanti. E subito cortei spontanei di cittadini, di tutte le età, hanno incominciato a sfilare, con le taniche in mano, a sostegno degli “insorti”. Nella settimana precedente, erano stati inviati dei trattori per trainare i camion, ma i trattori stessi si sono uniti alla protesta. Episodi di solidarietà di questo genere hanno fatto vacillare, anche politicamente, il fronte pro-obbligo di vaccino. Soprattutto a livello locale, province quali l’Alberta, il Quebec e poi il Saskatchewan avevano avviato delle road map per uscire dal regime di restrizioni pandemiche, riaprendo uffici, luoghi pubblici e smettendo di chiedere il pass in molte attività al chiuso. La decisione più forte è stata presa ieri dall’Ontario, la provincia in cui si trova la capitale Ottawa e la città industriale di Toronto. La regione più importante, insomma, ha abolito il pass vaccinale.

La reazione durissima di Trudeau potrebbe essere dunque motivata da questa netta sensazione di non aver più un terreno politico sotto i piedi. Anche nel suo stesso partito, il Liberal Party, non sono più così compatti dietro il governo. Fa comunque riflettere che proprio il partito che ha introdotto la Carta dei Diritti e delle Libertà del Canada, nel 1982 (ai tempi in cui il padre di Trudeau, Pierre, era premier) ora sospenda i diritti civili, per reprimere una protesta che chiede il pieno rispetto di quella Carta. Una delle tante ironie della storia. La legge che Trudeau intende applicare conferisce poteri maggiori alla polizia contro pubbliche assemblee, se queste vengono considerate “attività pericolose e illegali”. Permette inoltre al governo di bloccare e presidiare aree critiche, come porti, aeroporti e valichi doganali. Fine anche della libertà di raccogliere fondi: tutte le piattaforme per la raccolta fondi dovranno infatti registrarsi presso il Fintrac, l’agenzia del Ministero delle Finanze che traccia le transazioni finanziarie. Ed è una chiara premessa per passare al sequestro di fondi. Dopo che GoFundMe aveva, di sua sponte, congelato le donazioni per il Freedom Convoy (l’organizzazione ombrello per la protesta dei camionisti), i donatori si erano rivolti al GiveSendGo, una piattaforma che ha permesso in passato di raccogliere soldi a favore di altre iniziative conservatrici e cristiane. Adesso penserà direttamente il governo canadese a sequestrare i soldi donati alla protesta contro l’obbligo vaccinale, addirittura ricorrendo ad una legge anti-terrorismo, la Legge contro il Finanziamento del Terrorismo e del Crimine. Le istituzioni finanziarie canadesi, le banche dunque, potranno sospendere i servizi per chi ha donato.

Se in Canada si passa alle maniere forti dopo tre settimane di protesta (e dopo i primi importanti risultati ottenuti dal Freedom Convoy), in Europa è invece scattata la repressione preventiva. Ieri era il giorno del Freedom Convoy Europe, dunque una serie di carovane di camion dirette verso Bruxelles da tutti i Paesi membri dell’Ue. Ma la polizia belga ha bloccato tutti gli accessi e le poche decine di mezzi che sono passate attraverso i filtri delle forze dell’ordine, soprattutto camper e piccoli camion, hanno avuto al massimo il permesso di accamparsi nel parcheggio dell’altopiano dell’Heysel, fuori dalla città. Doveva essere anche il giorno del Freedom Convoy in Italia, ma a Roma. Secondo tutti i media italiani è stato un flop, con poche centinaia di presenze nella capitale.

In Francia, sabato scorso, la protesta è stata più massiccia, perché ha ereditato, almeno in parte, la mobilitazione del movimento dei Gilet Gialli del 2018. Ad essere colpite dalle misure anti-Covid sono infatti le stesse categorie penalizzate dalla tassa ecologica sul carburante, quella che aveva fatto scoppiare la protesta precedente. Ma i sei convogli che dovevano convergere su Parigi dai sei angoli della Francia, sono stati preventivamente fermati da un imponente schieramento di polizia. Due giorni prima, la prefettura della capitale, ha vietato ogni manifestazione. Ad accogliere i circa 4000 manifestanti c’erano 7800 agenti della Gendarmeria, con blindati ed equipaggiamento anti-sommossa. Le forze dell’ordine avevano il preciso ordine di impedire sul nascere ogni blocco della circolazione attorno alla capitale. Ma, paradossalmente, i posti di blocco e lo schieramento di uomini e mezzi, ha creato giganteschi ingorghi. E i mezzi blindati, schierati per impedire danneggiamenti all’arredo urbano e alle proprietà, qualche danno lo hanno fatto anche loro.