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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Aborto in Costituzione

Francia, la democrazia totalitaria realizzata

Con l’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione, la Francia dimostra di aver realizzato quella democrazia totalitaria descritta da Talmon e che ha nell’illuminismo la sua filosofia ispiratrice.

Dottrina sociale 09_03_2024
Voto finale in Francia su aborto in Costituzione (LaPresse)

Nel 1950 usciva il famoso libro di Jacob Talmon “La democrazia totalitaria”. Egli parlava di Rousseau, Robespierre, Morelly, Mably, Babeuf … ossia dell’illuminismo che, non per accidente ma per sua natura, diventava totalitario. Oggi, la Francia di Macron rimane su quella linea e la conferma. Dopo l’assunzione in Costituzione del diritto all’aborto, la Francia dimostra di aver realizzato proprio quella democrazia totalitaria dei suoi fondatori descritta da Talmon. Le previsioni dei pontefici dell’Ottocento, le allerte di Giovanni Paolo II, gli avvertimenti di Benedetto XVI sulla dittatura del relativismo sono oggi completamente confermate in Francia. L’episcopato francese ha pubblicato un comunicato in vista del voto parlamentare [vedi qui], ha invitato i giovani e le comunità cristiane alla preghiera [vedi qui], dopo il voto ha espresso in una breve nota la propria tristezza [vedi qui] ma finora non ha avviato nessuna approfondita riflessione sul concetto di democrazia totalitaria.

La costituzionalizzazione del diritto all’aborto comporta che porlo in essere sarà un dovere, come accade per ogni diritto. Ne consegue che l’obiezione di coscienza non potrà più essere ammessa. Il diritto ad abortire viene inteso, per fare un esempio, come il diritto a non essere discriminati per il colore della pelle, davanti a cui nessuno può pretendere di opporre obiezione di coscienza e lo Stato deve impedire che questo avvenga, imponendone il rispetto e l’applicazione. In questo modo viene superata la fase in cui l’aborto è ammesso per chi lo vuole ma rimane non oggetto di imposizione per chi non lo vuole. Questa era la fase in cui si diceva: “io non abortirei mai, ma se tu vuoi abortire non posso impedirtelo”; oppure: “io voglio abortire ma non posso importi di essere d’accordo con me e di collaborare”. Possiamo chiamare questa fase, ormai superata, “la fase liberale della democrazia”, in cui lo Stato è neutro e ritiene di avere l’unica funzione di ammettere tutte le opinioni. Con la costituzionalizzazione il panorama cambia notevolmente. Qui lo Stato non è più neutro e non lascia la decisione ai singoli cittadini. Ora esso deve imporre il rispetto del diritto ad abortire presentandolo come un dovere civico imprescindibile e non aggirabile. Così la democrazia liberale si è convertita in democrazia totalitaria.

Il punto politico su cui riflettere allora è proprio questo: la fase della democrazia liberale deve necessariamente confluire in una democrazia totalitaria? Io ritengo di sì. Ma non sono solo io a pensarla così. Carl Schmitt nel suo libro “Legalità e legittimità” lo aveva argomentato molto bene.

Stefano Fontana