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L'INTERVISTA/ JEAN PIERRE OBIN

Francia: islamisti all'assalto delle scuole

Parla l'autore del famoso (ma ignorato) "rapporto Obin", commissionato da Chirac nel 2004, che già allora rilevava la presenza forte dell'islam militante nelle scuole francesi. Oggi, a due anni dalla decapitazione del professor Paty, la situazione è ancora peggiore e i professori, per paura, non parlano. 

Libertà religiosa 21_10_2022
Francia, commemorazione di Samuel Paty

“Lo sporco ebreo deve smetterla di fare il furbo. Lo faremo diventare un Samuel Paty insieme a suo padre vecchio sionista. Non vogliamo ebrei nelle scuole, restate nelle vostre sinagoghe”, è l’agghiacciante lettera anonima arrivata in un liceo di Évry-Courcouronnes (Essonne) esattamente mentre la Francia si appresta ad onorare la memoria del professore di storia e geografia decapitato per aver mostrato le caricature di Maometto ai suoi studenti. Cosa sta succedendo nelle scuole di Francia che sono il riflesso della società? Ne parliamo con Jean-Pierre Obin, l’ex ispettore generale dell’istruzione nazionale francese. Nel 2004, Chirac gli commissionò un’indagine sulle scuole francesi: l’ondata di aggressioni antiebraiche e anticristiane stava dilagando in Europa. Ne venne fuori il famoso rapporto sulle serie sfide che l’islamismo stava imponendo nel mondo della scuola, ma venne nascosto sotto il tappeto.

Professore, due anni dopo la decapitazione di un professore per islamismo, ancora minacce di morte e sempre contro la classe docenti. Cos’è cambiato in Francia?
Prima dell’assassino di Paty, il 37% degli insegnati si censurava per paura di incidenti, oggi è il 50%. Un’autocensura preventiva praticata dai due terzi degli insegnanti sotto i 30 anni.

In due anni, quindi, le cose non hanno fatto che peggiorare. Com’è possibile?
Questo clima è stato favorito dall’arrivo di un nuovo ministro dalle convinzioni apertamente multiculturaliste e che si è rifugiato nel silenzio o nella negazione per diversi mesi. Prima di essere costretto, a metà ottobre, sotto la pressione dell’opinione pubblica a parlarne. Ma, sul campo, insegnanti e presidi non hanno ancora istruzioni chiare.

E come mai gli studenti sono sempre più aggressivi?
Esiste una campagna islamista sui social che incoraggia gli studenti a disobbedire alla legge e a ostentare pubblicamente la propria fede nell’ambito scolastico: indossare abiti religiosi, invitare alla preghiera collettiva, rifiutare alcune lezioni e denunciare gli insegnati ritenuti islamofobi. Una campagna a cui fa da sponda l’estrema sinistra politica e sindacale, in nome di una lotta comune contro l’islamofobia.

Sono in tanti a ritenere che la Francia non è di fronte alla semplice moda musulmana, ma alla pressione dell’islam politico. Qualcosa di organizzato, quindi?
In questo momento, la Francia è espressamente messa di fronte all’azione di un movimento ben organizzato, manovrato dalla Fratellanza musulmana e da movimenti musulmani salafiti, che hanno affiliazioni politiche in tutta Europa molto attive.

In che senso?
I movimenti islamisti hanno dimostrato abbondantemente di avere tutte le capacità di infiltrarsi nei movimenti di massa di un certo numero di organizzazioni di sinistra. Ne è un chiaro esempio quello che è successo a Grenoble. (Il sindaco della sinistra ecologista aveva promesso e poi legalizzato il burkini nelle piscine comunali: è intervenuto il Consiglio di Stato per vietarlo ndr).

Quindi c’è un’influenza nelle decisioni politiche?
Alle elezioni presidenziali il notevole risultato di Mélenchon è dipeso anche da un’alleanza particolare con l’islam politico. Allo stesso tempo i movimenti islamisti, in una strategia politica, hanno inteso attaccare le istituzioni, in modo particolare la scuola.

Perché gli abiti islamici minacciano la società laica? Che cosa significa indossare un velo?
L’abito, e la libertà di abbigliamento, sono pienamente riconosciuti in Francia. L’abbigliamento imposto alla donna musulmana, dall’Afghanistan all’Iran, simboleggia una violazione della libertà individuale precostituita: è il segno di un’identità politico-religiosa. E ne viene incoraggiato l’uso per affermare la stessa oltre che una sessualizzazione della donna, anche giovanissima. L’idea per cui non è qualcosa di politico-religioso, ma culturale, non può ingannare nessuno. Intanto la legge in Francia semplicemente non viene applicata e questi abiti si moltiplicano nelle scuole.

Come è stato permesso all’islamismo di penetrare nella scuola. Chi è il primo responsabile?
A pari merito scuola, politica e istituzioni hanno un’enorme responsabilità. Ma, prima ancora, le organizzazioni islamiste si sono infiltrate, senza trovare molta resistenza, nel mondo associativo e sportivo. In Francia come in tutta Europa.

Si spieghi meglio.
Alcune autorità salafite hanno chiesto di separare gli spogliatoi in musulmani e non-musulmani: l’ossessione per la purezza non fa che aumentare. E il mondo politico gerarchizzato non ha accettato la sfida né di guardare la realtà in faccia: nella storia è una costante del pacifismo negare la possibilità di una guerra. 

E questo cos’ha generato?
La paura che toglie spazio all’opportunità di un’opposizione istituzionale. E, infine, una sinistra francese che ritiene di poter allearsi con gli islamisti credendo di mantenere, così, il potere. L’esperienza, però, li dovrebbe mettere in guardia: i musulmani iraniani si sono subito liberati dei militanti di sinistra.

Cosa intende quando parla di sinistra e potere?
L’estrema sinistra ha precisamente confiscato il potere. Il gauchisme riprende l’idea dell’islamismo che guarda a tutti i musulmani come vittime, quindi, recupera il concetto di islamofobia nella speranza di tentare l’alleanza con l’islamismo radicale. Cosa molto grave, perché tra l’altro confonde islam e islamismo.

È cambiato qualcosa dal suo rapporto del 2004 ad oggi? E perché la Francia è più colpita rispetto ad altri Paesi?
Diciott’anni dopo, la Francia è molto più frammentata rispetto a tutti gli altri Paesi occidentali e d’Europa. La Francia è il Paese della Rivoluzione, dell’Illuminismo, della crociate. È la figlia primogenita della Chiesa. Per l’islam è un simbolo, per questo è più colpita. E in tutto questo tempo l’islamizzazione della società non ha fatto che progredire, ci sono più musulmani e il successo delle idee islamiste è in crescita. Tutto questo ha ripercussioni prima di tutto a scuola. 

Sono gli stessi francesi che guardano alla Francia come un Paese dove resiste un “razzismo sistemico” di uno Stato “postcoloniale” e “islamofobo”. È un tentativo di auto-censurarsi?
Il concetto di cosiddetto “razzismo sistemico” è stato importato dagli Stati Uniti. La sinistra americana ha una grande influenza su quella francese. Il “wokismo” dagli Usa è arrivato a Parigi portando l’idea di poter analizzare la società mischiando le ingiustizie di classe con la lotta delle razze. Un errore che ha fatto deragliare la sinistra.

Quando arriva un nuovo “rapporto Obin”?
Già un anno fa ho consegnato un nuovo rapporto al ministro dell’Educazione. Ho proposto un ambizioso progetto di formazione per circa un milione di addetti ai lavori, in quattro anni, sulla laicità e le problematiche che dobbiamo affrontare con la crescita dell’islamismo radicale tra gli alunni. Ma non so se il nuovo ministro dell’Educazioen nazionale, Pap Ndiaye, sia convinto della necessità.