Francesco in Colombia con il caso Farc all'orizzonte
Comincia oggi il XX viaggio apostolico di papa Francesco, il 6° in America latina. Un viaggio, quello in Colombia, all’insegna della pacificazione, quasi a suggellare lo storico accordo di pace tra il governo colombiano di Juan Manuel Santos e le Farc. Ma che proprio dal presidente potrebbe essere strumentalizzato. C'è attesa per l'appuntamento di sabato con i fedeli di Medellin, città del celebre cartello dei narcos.
Comincia oggi il XX viaggio apostolico di papa Francesco, il 6° in America latina, dopo quelli in Brasile nel 2013, Ecuador, Bolivia e Paraguay nel 2015, Cuba nel 2015 e 2016, Messico nel 2016. Il Papa “venuto dalla fine del mondo” sarà in Colombia dal 6 all’11 settembre, per un viaggio all’insegna della pacificazione, quasi a suggellare lo storico accordo di pace tra il governo colombiano di Juan Manuel Santos e le Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo.
La formazione guerrigliera marxista è nata negli anni Sessanta e ha insanguinato la Colombia con oltre 250.000 morti e circa 7 milioni di sfollati. Un accordo di pace complesso quello con le Farc, un accordo per cui si è consegnato pure il Nobel per la pace al presidente Santos, e per cui anche il Vaticano, e il Papa in persona, hanno certamente lavorato promuovendolo. Ma il popolo colombiano nell’ottobre scorso lo ha sonoramente bocciato, rispondendo “no” al referendum che doveva ratificare il primo accordo stabilito tra Santos e le Farc. Troppa impunità per i terroristi, attraverso anche la legalizzazione di grandi ricchezze ottenute con il narcotraffico, una riforma agraria di forte impianto socialista, e dubbie limitazioni alla proprietà privata.
Così anche il presidente Santos ha dovuto confrontarsi con la realtà di un popolo che non lo ama troppo e vede con diffidenza le sue mosse; anche la visita del pontefice si presta a strumentalizzazioni politiche da parte di Santos che deve cercare di riaffermare la sua popolarità. Comunque dopo il referendum in cui ha vinto il “no”, si è poi lavorato a una modifica dell’accordo tenendo conto delle ragioni del “no” e, piano-piano, si è arrivati a un nuovo accordo, fino al recente disarmo e avvio del processo verso un partito politico delle Farc. Restano comunque molte questioni sul tavolo, non ultima la recente destabilizzazione del Venezuela che confina proprio con la Colombia, e che apre l’ennesimo fronte caldo in Sud America.
Il prossimo gennaio papa Bergoglio sarà in Perù e Cile, altra tappa del suo cammino in America latina, nel tentativo di pacificare e rialzare un continente controverso, capace di grande sviluppo a fianco di estrema povertà. Ma è innegabile che per quanto la diplomazia vaticana lavori con attenzione, la situazione tende a sfuggire di mano in un continente attraversato dal dubbio amletico tra rivoluzioni e riforme.
In Colombia papa Francesco parlerà 12 volte, in quattro tappe che corrispondono a quattro città. Giovedì sarà nella capitale Bogotà, dove incontrerà autorità e vescovi locali, con al centro il tema “Artigiani di pace e promotori di vita”; venerdì a Villa Vicencio affronterà la questione ambientale, visto che ci sarà un incontro nel Parque de los Fundadores, là dove inizia l’Amazzonia; sabato appuntamento a Medellin, nota per il cartello dei narcos; domenica a Cartagena visiterà anche il santuario dedicato a san Pietro Claver, difensore delle minoranze afroamericane e parlerà su “Dignità della persona e diritti umani”. Il rientro a Roma è previsto intorno alle 12,30 di lunedì 11 settembre.
“Facciamo il primo passo” è il motto del viaggio in Colombia, un approccio che il papa costruttore di ponti e che non ama i muri, cerca di intraprendere per favorire il dialogo e la pace. La politicizzazione di questo viaggio è dietro l’angolo, ma il messaggio di Francesco non potrà che essere radicalmente evangelico, ossia che l’unica vera liberazione e pacificazione, anche sociale, è quella che viene da Cristo.