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Francesco di Sales e il legame con il Terz’Ordine dei Minimi

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Il grande santo francese faceva parte del Terz’Ordine dei Minimi (di cui, dal 1968, è patrono) di san Francesco da Paola, verso il quale era devotissimo. Alla scoperta di un legame affascinante.

Ecclesia 24_01_2025

San Francesco di Sales e san Francesco da Paola, un binomio non sempre così riconoscibile, né tantomeno conosciuto. Il santo vescovo di Ginevra, infatti, è sicuramente famoso soprattutto come patrono della comunicazione cattolica: dei giornalisti, degli scrittori, di tutti coloro che attraverso gli strumenti d’informazione cercano di diffondere il messaggio evangelico. Fu papa Pio XI a proclamarlo patrono di «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina» (enciclica Rerum omnium perturbationem, 26 gennaio 1923). E, dopo il Concilio Vaticano II, fu san Paolo VI a porre nuovamente l’attenzione su san Francesco di Sales con la sua lettera apostolica Sabaudiae gemma  (29 gennaio 1967). Fin qui, documenti che – in una certa misura  – vengono citati dagli storici della Chiesa o, ancor meglio, della figura del santo vescovo. Ma fra questi documenti, ce n'è uno che molto spesso viene dimenticato: è il breve pontificio Omnes quidem (1968) con il quale papa Montini proclamava san Francesco di Sales patrono del Terz’Ordine dei Minimi di san Francesco da Paola. Ma perché questo legame con il santo calabrese? Per rispondere a tale quesito è necessaria una premessa storica.

Tra il XVI e il XVII secolo – prima della Rivoluzione francese e delle soppressioni degli ordini religiosi ad opera di Napoleone – l’Ordine dei Minimi di san Francesco da Paola era uno degli istituti religiosi più presenti in Francia: a un certo punto, 153 conventi comparivano nel territorio francese. Una presenza, quella dei Minimi, importantissima per i fedeli dell’epoca: era grazie a loro, infatti, che molti cattolici potevano ricevere il sacramento dell’Eucaristia.

Ed è in un così fiorente panorama che si inserisce il legame tra san Francesco di Sales (Thorens-Glières, 21 agosto 1567 – Lione, 28 dicembre 1622) e l’ordine fondato dal santo calabrese. Il Terz’Ordine dei Minimi è composto da laici che, senza emettere dei particolari voti, si propongono di vivere la spiritualità quaresimale propria dei religiosi figli di san Francesco da Paola. Importante precisare un dato: del Terz’Ordine facevano parte importanti figure francesi dell’epoca come, ad esempio, la signora Viverger, vedova del signor de Bérulle e madre del cardinale Pierre de Bérulle, il fondatore dell’Oratorio francese, una delle maggiori istituzioni cattoliche in Francia; e sempre il Terz’Ordine dei Minimi annoverava l’illustre nome di Jean-Jacques Olier, fondatore della Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio; e poi c’era addirittura il futuro san Vincenzo de’ Paoli, fondatore dei Preti della Missione (Lazzaristi). Menti eccelse, cuori fedeli della Chiesa cattolica.

Ma l’intreccio tra le vite di san Francesco da Paola e di san Francesco di Sales comincia da molto lontano. Grazie alla prima biografia del santo francese, scritta da padre Pier Giacinto Gallizia, cappellano del Monastero della Visitazione di Torino, Vita di san Francesco di Sales, sappiamo che al futuro santo della comunicazione «gli si diede il nome di Francesco, in onore di San Francesco d’Assisi, a cui era dedicata la camera in cui nacque essendo ivi dipinto in atto di predicare agli uccelli, pesci ed altri vari animali, in un quadro di mano antica ed ancora perché la madre nella gravidanza si era votata a San Francesco di Paola». Ecco, allora il primo punto d’incontro tra santi. Già dalla nascita e anche prima. E proprio per questo motivo, come ricorda la citata biografia, san Francesco di Sales «ebbe particolare devozione per San Francesco d’Assisi e di Paola per la povertà e l’umiltà».

Di questa sua particolare e profonda devozione, possiamo trovare traccia oltre che nel suo governo di vescovo di Ginevra (promosse la diffusione dell’ordine di san Francesco da Paola non solo nella sua diocesi ma anche nel resto della Francia) anche in alcuni scritti come Le Controversie: quando scrive contro la riforma protestante e deve dare esempio della Chiesa cattolica come unica Chiesa vera, il Sales cita il santo calabrese, indicandolo come modello e in particolare scrivendo che «fiorì in indubbi miracoli, come la risurrezione dei morti». E ancora, in un altro scritto, lo Stendardo della Santa Croce, troviamo sempre citato il santo di Paola. In questo caso, viene presentato assieme ad altri illustri fondatori di ordini religiosi: tra questi, san Francesco d’Assisi e sant’Ignazio di Loyola.

Ma non solo gli scritti parlano di questa devozione: basterebbe pensare che alla sua figlia spirituale, santa Giovanna di Chantal, co-fondatrice (assieme allo stesso san Francesco di Sales) dell’Ordine della Visitazione (1610), raccomandava di iniziare la giornata con una breve orazione ai santi Francesco d’Assisi e Francesco da Paola. Si narrano inoltre anche diversi episodi della sua vita che ci parlano di un san Francesco di Sales gioioso nell’appartenere al Terz’Ordine dei Minimi: tutte le volte che incontrava un religioso Minimo si toglieva il cingolo, il cordone che lui portava sotto le sue vesti di vescovo, lo mostrava al frate incontrato e diceva: «Anch’io sono figlio di san Francesco di Paola».

Nel cuore di san Francesco di Sales vi era la scintilla di quel motto che fa parte da secoli della tradizione e della cultura dell’Ordine dei Minimi, Charitas: «Era affascinato dalla Charitas: la scoperta che Dio è essenzialmente Amore che lo ha spinto, in Gesù Cristo, a donarsi per amore degli uomini; dell’amore, poi, come risposta del singolo cristiano a Dio che ci ama per primo, amore che spinge a donare a Dio la propria vita; un amore che trasforma il cuore dell’uomo, rendendolo mite e generoso verso il prossimo» (Daniele De Rosa, Con parole amorevoli, Tau Editrice, Perugia, 2021).

E fu proprio l’amore a spingerlo a diventare terziario tra i Minimi. Era il 1618 quando, nella chiesa dei Minimi di Grenoble, si legò ufficialmente al ramo secolare dell’Ordine di san Francesco da Paola. Così scrive padre Pier Giacinto Gallizia: «In Grenoble si arruolò nella compagnia del cordone del Santo Patriarca, di cui era devotissimo. Nell’essergli mostrato il mantello del Santo, fu osservato, che, calpestato dalla grande folla di popolo, egli perseverò a starsene quieto e inginocchiato». Inginocchiato è atto di preghiera e venerazione: un gesto che esprime umiltà profonda. Ed è in fondo così che ancora oggi lo possiamo immaginare.



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