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IL VIAGGIO APOSTOLICO

Francesco ad Abu Dhabi per incontrare il Grande Imam

Papa Bergoglio è atterrato ad Abu Dhabi, per la prima volta in assoluto di un Pontefice nella Penisola Arabica. Il suo viaggio è pensato in funzione del dialogo con il mondo islamico, tant’è che l’appuntamento più importante sarà quello con lo sceicco al-Tayyeb.

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Libertà religiosa 04_02_2019

Giusto il tempo di “ricaricare un po’ le pile” dopo l’impegnativa Gmg di Panama e papa Francesco è di nuovo in volo, destinazione Abu Dhabi, dove è atterrato ieri alle 18:48 italiane (le 21:48 locali). Una “toccata e fuga” di appena due giorni ma che rappresenta un precedente simbolicamente importante: è la prima volta di un Pontefice nella Penisola Arabica. Un viaggio papale dall’innegabile valenza interreligiosa, pensato in funzione del dialogo con il mondo islamico. Non a caso, l’appuntamento più importante della due giorni del Papa sarà proprio l’incontro al Founder’s Memorial con lo sceicco Ahmad al-Tayyeb. Quest’ultimo, infatti, è il Grande Imam di al-Azhar, la massima autorità dell’islam sunnita dopo l’abolizione del califfato ottomano nel 1924.

Quello di oggi al monumento dedicato alla memoria dello sceicco Zayed non sarà il primo faccia a faccia tra i due: Francesco e al-Tayyeb si sono già visti altre quattro volte dal 2013 ad oggi. Una consuetudine dimostrata anche dal conferimento annunciato proprio ieri dell’onorificenza pontificia “Commenda con Placca dell’Ordine Piano” a Mohamed Mahmoud Abdel Salam, l’ex consigliere dell’imam.

D’altra parte, i rapporti tra la Santa Sede e l’università-moschea del Cairo sono ripresi proprio durante l’attuale pontificato, dopo la sospensione decretata dall’influente centro accademico-teologico nel 2012 in polemica con le parole di condanna pronunciate da Benedetto XVI in occasione della strage di capodanno in una chiesa copta d’Alessandria provocata da un gruppo di terroristi legato ad Al Qaeda. Nell’Angelus di inizio anno, papa Ratzinger lo aveva definito “un vile gesto di morte che offende Dio e l’umanità intera”, non usando giri di parole per denunciare la “strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione”. Una presa di posizione inaccettabile per il comitato scientifico della “Radiosa” che aveva accusato l’allora Pontefice di ingerenza nelle questioni interne dell’Egitto, disponendo l’interruzione del dialogo con la Santa Sede.

In quel preciso momento storico soffiavano venti estremisti nel Paese dei Faraoni, gli stessi che avrebbero portato di lì a pochi mesi all’elezione di Mohamed Morsi e alla salita al potere dei Fratelli Musulmani. La frattura tra Vaticano e al-Azhar non si ricompose, tant’è che al-Tayyeb rifiutò gli auguri di Ratzinger per la festa di Eid al-Adha e alla notizia della rinuncia del 2013 non si strappò certo i capelli, lasciando che un suo collaboratore dichiarasse: “La ripresa dei rapporti dipenderà dall’atmosfera creata dal nuovo Papa. L’iniziativa è nelle mani del Vaticano”. Il Grande Imam ha dimostrato ben presto di apprezzare la linea adottata dal Pontefice argentino sul fronte del dialogo interreligioso e ha riservato per lui parole al miele, chiamandolo “il mio caro, caro, fratello Francesco. Papa Francesco è un uomo raro, inondato di amore e di spiritualità, prezioso per questo mondo”.

Un’intesa simbolicamente manifestatasi anche negli abbracci che i due si sono scambiati di persona durante i quattro precedenti colloqui. L’incontro di oggi dovrebbe suggellare ancora una volta quella “nuova atmosfera” tra la Santa Sede e Al-Azhar che le autorità dell’università-moschea avevano auspicato nel messaggio diffuso in vista del Conclave del 2013.

Nella due giorni nella Penisola Arabica, Francesco vedrà lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan nel Palazzo Presidenziale. È stato proprio lui, il principe ereditario, a invitare il Papa per celebrare l’Anno della Tolleranza. L’obiettivo della famiglia reale è quello di presentare al mondo gli Emirati Arabi Uniti come un modello nel Medio Oriente per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili e della libertà religiosa. Con il boom economico e la necessità di manodopera, il Paese sta diventando meta di flussi immigratori consistenti che hanno determinato un significativo aumento della popolazione cristiana in loco. Occorre riconoscere che, specialmente se si fa un confronto con quanto avviene nelle realtà del Golfo confinanti, le autorità stanno mostrando piccoli ma meritevoli segnali di attenzione nei confronti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni cristiane.

La prima Santa Messa pubblica celebrata da papa Francesco domani nello Zayed Sports City prima di ripartire per Roma rappresenterà, in questo senso, un momento storico per tutti i cattolici che vivono su questa terra e darà a loro maggiore forza nel dare testimonianza della propria fede. D’altra parte, come ricordava Benedetto XVI proprio in merito alla situazione che si vive negli Emirati Arabi Uniti, “la libertà di culto contribuisce in modo significativo al bene comune e reca armonia sociale a tutte quelle società nelle quali è praticata”. Tuttavia, persistono ancora delle contraddizioni evidenti che sono state sollevate pure da Amnesty International con un messaggio al Pontefice in vista della sua partenza: secondo l’organizzazione il governo emiratino “vuole usare la visita come una prova di rispetto delle diversità”. Non si può, quindi, ancora parlare degli Emirati Arabi Uniti come di un modello di convivenza pacifica per le minoranze religiose, ma la speranza è che la visita del Papa possa dare ulteriore impulso agli sforzi compiuti in questa direzione dalle autorità di Abu Dhabi.