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IL RITRATTO

Fontana, il Pd in tilt perché sa che è una svolta

È solo dai frutti che si giudicherà il lavoro di Lorenzo Fontana, eletto ieri presidente della Camera. Ma è innegabile che una svolta ci sia stata: con lui entra in Parlamento dalla porta principale una visione cristiana non negoziabile della vita e della società. E questo fa schiumare di rabbia la Sinistra. Il ritratto di un cattolico che non si vergogna di esserlo. 

Politica 15_10_2022

“Euroscettico, antiabortista, amante della famiglia tradizionale, turbo putiniano... sì, ma ha anche dei difetti”. Tocca ricorrere alle battute che stanno circolando sui social per provare a sdrammatizzare la tragica situazione in cui Sinistra e mainstream italico si sono cacciati dopo l’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera.

Da ieri nel Pd è in atto il più grande “rosicamento” di fegato della sua storia. Che fare? Prenderli sul serio? Non è facile schiumare la rabbia dalla pentola quando ribolle col tenore dello striscione esposto da Alessandro Zan, esibitosi in un flash mob indecoroso nei confronti di quella che di lì a breve sarebbe diventata la terza più alta carica dello Stato definito “omofobo, misogino e pro Putin” salvo poi pretendere di diventare suo vice; e che dire di Vladimiro Guadagno in arte Luxuria? «Con Fontana l’ideologia omofoba ha il suo vincitore».

E così, mentre Letta addirittura parla di «parlamento sfregiato», i giornali si rincorrono in una biografia fotocopia, goffa e prevedibile. Omofobo e pro Putin, cattolico integralista: la fantasia dei giornali non va oltre. Salvo essere ridicola.

Repubblica vince il premio del grottesco e dell’obnubilamento: «Da ministro Fontana aveva proposto sgravi fiscali per le famiglie tradizionali con figli». Che affronto! A parte che la famiglia tradizionale non esiste, esiste semmai quella naturale fondata sul matrimonio, ma è forse disdicevole una politica che metta al centro la famiglia? Le vette della comicità, però, il quotidiano romano le tocca quando per cercare di dipingere il mostro che non è, a Fontana viene addirittura attribuita una oscura ed esoterica pratica religiosa: «Si dice che reciti 50 Ave Marie al giorno…». Pensate… addirittura… Eppure, i cattolici lo chiamano Rosario e non è per nulla una stravaganza, dato che con lui ci sono decine di milioni di cattolici nel mondo che lo dicono, solo che non faceva abbastanza “effetto medioevo” chiamarlo così.

A Fontana si rimprovera il sostegno a Putin e di essere stato contrario alle sanzioni alla Russia, comunque molto prima che invadesse l’Ucraina. Peccato che il neo presidente della Camera non l’abbia mai incontrato né abbia fatto accordi commerciali con lui (a differenza di Letta e Gentiloni). Le poche interviste in cui lo cita sono di questo tenore: «Sono favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano registrato nel Paese». Basta questo per definirlo un agente del Kgb sotto copertura?

Un dato è certo, però, al di là di come si comporterà da terza carica dello Stato: l’elezione di Fontana rappresenta comunque una svolta. E il Pd lo sa. Dopo anni di Boldrini, Fico, un Fini addomesticato e Bertinotti, dopo 20 anni la Sinistra non ha il controllo della Camera. E questo dà fastidio.

Ma dà ancora più fastidio il fatto che Fontana abbia una visione cristiana della vita e della persona. Che parli di inverno demografico (ha scritto anche un libro con Ettore Gotti Tedeschi), che sia contro l’ideologia islamista, che nel corso della sua attività da europarlamentare si sia distinto contro la persecuzione dei cristiani nel mondo, e, difendendo e promuovendo la famiglia naturale dalle ideologie mortifere del gender, sia consapevole delle nostre radici.

Ma soprattutto è un uomo di fede e che non nasconde nel privato il suo essere cristiano, come fanno invece i suoi colleghi cattodemocratici per i quali la fede non ha sbocchi nella vita pubblica. Tutto questo dà fastidio. E con la sua elezione allo scranno più alto della Camera entra in Parlamento dalla porta principale una visione cristiana della vita, dell’uomo e della società.

Certo, non bisogna però farne un santino, dall’altra parte il rischio è quello di considerarlo un “salvatore” della patria per un popolo, quello cattolico, orfano da tempo di “esempi” parlamentari e vittima di rapinatori e approfittatori che hanno preso l’autobus del voto cattolico per tradirlo. Dagli antichi greci in poi la tentazione dell’uomo politico (lo zòn politikòn) è quella di cedere alle debolezze e alle tentazioni. E a volte ai ricatti. Ciò non toglie che le sue posizioni sulla vita nascente, sulla famiglia e sull’educazione dei figli ricalchino quei principi non negoziabili che sono esiliati dal panorama politico. Dai frutti si giudicherà, per il momento c’è da prenderne nota con un anticipo di simpatia. 

Cercare di fare un identikit di Fontana risulta però rischioso, perché in politica, la fiducia va meritata con gli atti e da questo verrà giudicato.

Quel che è certo è che il suo privato, se proprio si vuole andare a scavare per cercare di capire chi sia, è fatto di una vita di fede. Una figlia e una moglie sposata dopo una richiesta di matrimonio tradizionale e “medievale” (in ginocchio in un ristorante, da vero cavaliere). Ridicolo? Può darsi, ma da quando Vasco Rossi – dicasi Vasco Rossi – ha cantato “Io e te - come nelle favole - sdraiati sul divano”, nulla è più rivoluzionario dell’hard romantic.

Nel suo discorso inaugurale ha citato il beato Carlo Acutis (“tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”), San Tomaso (“il male non è il contrario del bene, ma privazione del bene”). Ma la sua devozione per i santi, nel caso in cui Repubblica voglia dare un nome alle immagini di santi che stupita vede sui suoi social manco fossero alieni, vi diciamo che va da Santa Brigida a don Calabria (da buon veronese).

Da qualche anno, Fontana è anche un devotissimo del beato Rolando Rivi, il martire seminarista 14enne ucciso dai partigiani rossi sul finire della guerra. Anzi, la sua devozione – di questo la Bussola è testimone – è alla base della visita privata di Matteo Salvini al Santuario di San Valentino dove il martire riposa ed è venerato.

Fontana però è anche un uomo di grande cultura. Ha 3 lauree (Scienze politiche, Storia contemporanea e Filosofia) ed è in procinto di prenderne una quarta in teologia all’Angelicum. Se non avesse fatto politica avrebbe dedicato la sua vita all’insegnamento – dice alla Bussola chi lo conosce bene – e frequenta la Messa in latino, altrimenti detta Messa in forma straordinaria, forma rituale del Messale Romano con la quale si è pure sposato e che moltissimi fedeli vivono.

In politica, la sua attività da ministro della famiglia (QUI la prima intervista che gli fece la Bussola da neo ministro) è stata breve e interrotta dal rimescolamento di carte post Papeete, ma ha un merito: aver iniziato il percorso che ha portato poi il governo Draghi ad approvare l’Assegno unico. La razionalizzazione della jungla di detrazioni, bonus e deduzioni, dentro un unico assegno maggiorato non di tipo welfare, ma strutturale, è partita con il suo ministero ed è stata portata a termine da Elena Bonetti nei due governi successivi.

Non c'è da farne un santino, ma nemmeno un demonio. Di sicuro, una svolta c’è stata.