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ESCLUSIVO/IL DISEGNO DI LEGGE

300 euro al mese a figlio: ecco il vero Decreto famiglia

Tria archivia l'assegno unico proposto da Di Maio e promesso al Forumfamiglie, ma senza coperture. Intanto si fa strada il disegno di legge del ministero della Famiglia che punta su coperture iniziali di 24 miliardi, cui si aggiungeranno le risorse in legge di Bilancio 2020. Un piano per la prima volta strutturale che stima 300 euro al mese per ogni figlio. La Nuova BQ l'ha letto in anteprima. 

Famiglia 22_05_2019
Il ministro della Famiglia Fontana

Alla fine, la parola del ministro dell’Economia Tria ha gelato definitivamente le speranze di Di Maio di portare a casa un assegno famigliare da 150 euro mensili come promesso al presidente del Forumfamiglie Gigi De Palo. “Una proposta senza alcuna copertura economica”, ha confermato il titolare del Tesoro facendo tramontare così quella che era sembrata fin da subito una mossa propagandistico-elettorale per ingraziarsi la simpatia di quelle famiglie che fino a poche settimane prima il vicepremier pentastellato definiva “sfigate”. Non ci sarà dunque il super assegno ricavato dagli avanzi del reddito di cittadinanza perché la provenienza di quel miliardo stimato non è affatto certa, dato che, come confermato anche ieri da Tria, per conoscere la disponibilità di avanzo bisogna attendere la fine dell’anno, quando la Manovra dovrà essere già licenziata.

La bocciatura dell’incursione di Di Maio nelle politiche familiari ridà così il pallino al ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che sta lavorando dall’inizio del suo mandato ad una riforma strutturale di respiro più ampio e che va nella direzione dell’erogazione di un assegno unico per le famiglie che assorba tutti i precedenti strumenti a sostegno dei nuclei, dalle detrazioni all’assegno familiare Inps.

Il rinvio del Consiglio dei ministri di lunedì non ha consentito a Fontana di mettere a tema la sua riforma che è pronta e dovrà essere presentata nei prossimi Cdm. Si tratta ancora di una bozza, ma che ha – a differenza di quella presentata da Di Maio – il merito di indicare già le coperture di spesa e di avere un respiro strutturale e non assistenziale come invece ci hanno abituato le politiche famigliari fin qua introdotte in Italia.

La Nuova BQ ha potuto leggere in esclusiva il documento che Fontana ha presentato in pre consiglio e presenterà ai colleghi di esecutivo alla prossima occasione e che dopo il primo via libera, sarà mandato alla discussione parlamentare da cui uscirà con ogni probabilità il primo decreto legge che istituisce un Fondo per le politiche per la natalità.

Si tratta in sostanza di un assegno unico per la crescita, il mantenimento e l’educazione della prole che andrà a riassorbire quelle che sono le misure attuali: l’assegno di natalità, l’assegno ai nuclei famigliari con almeno 3 figli minori, gli assegni famigliari Inps, i servizi Infanzia, l’assegno per il nucleo famigliare e il premio alla nascita più le detrazioni per i figli a carico.

Favorire il ceto medio
I tecnici di Fontana hanno fatto una ricognizione dell’esistente, andando a tracciare tutte le fonti di finanziamento che contribuiscono alla voce famiglia e hanno costruito un pacchetto che nell’intenzione del ministro – anche se è ancora una cifra puramente indicativa e aleatoria – dovrebbe prevedere l’erogazione di un assegno di 300 euro al mese per figlio per nucleo fino a un tetto Isee di 50mila euro. Praticamente una platea che coprirebbe il 90% delle famiglie italiane, lasciando fuori solo quelle veramente abbienti. E’ il beneficio al ceto medio, che anche demografi come Giancarlo Blangiardo, ora all’Istat, certificano essere la categoria più bistrattata dall’attuale sistema di aiuti di Stato, ma anche quella per cui la crisi si è fatta sentire maggiormente in questi anni

Un piano da 24 miliardi
Si tratta di un piano ambizioso attualmente da 24 miliardi certi, ma sicuramente maggiore dopo i nuovi stanziamenti dalla legge di bilancio 2020, che punta a rivoluzionare totalmente le politiche famigliari in Italia. Il piano architettato da Fontana ha come caratteristiche la modulazione sul numero di età dei figli, la maggiorazione per i figli con disabilità, il riconoscimento dal 7° mese di gravidanza e l’armonizzazione con interventi in contrasto alla povertà. Non dovrà mai essere inferiore al totale dei benefici fruiti in precedenza a parità di condizioni e sarà erogato dall’Inps.

Le coperture
Ma se il piano di Di Maio, appena un miliardo, è crollato sotto la scure del Tesoro, come farà il decreto famiglia Fontana – che di miliardi ne costa almeno 24 - ad avere il via libera degli organismi di controllo delle finanze statali? Si tratta per lo più di un riordino dell’esistente nell’ottica della razionalizzazione e della semplificazione a fronte però di uno stanziamento aggiuntivo che sarà il vero banco di prova per Fontana che nel portare a casa il massimo risultato o no segnerà le sue reali capacità politiche. Le risorse che andranno ad alimentare il fondo per l’assegno unico verranno principalmente da risorse riordinate dagli attuali strumenti, da nuovi stanziamenti nelle Legge di Bilancio 2020, la cui cifra è ancora tutta da vedere, e solo alla fine dal fondo per il reddito di cittadinanza con gli avanzi maturati. Se per le ultime due voci non si è ancora in grado di avanzare delle cifre, per la prima i tecnici di Fontana hanno calcolato in questo modo le entrate: 7 miliardi arriveranno dagli assegni Inps, 10 dalle detrazioni e 7 dai bonus di 80 euro di Renzi che verrà completamente riassorbito e dato in dote alle famiglie e non ai singoli come ora. Si tratta di una cifra che si aggira attorno ai 24 miliardi da aumentare con le voci ancora scoperte.

Il nodo Inps
Resta sullo sfondo di questo piano però il nodo Inps e degli avanzi di bilancio non erogati sotto forma di assegni. Il neo presidente dell’istituto Pasquale Tridico ha risposto nei giorni scorsi con un comunicato sul caso degli assegni familiari non erogati a fronte di un raccolto maggiore di almeno un miliardo. Ebbene, la risposta non convince per nulla il titolare della Famiglia che tornerà all’attacco anche con apposite iniziative dopo quella parlamentare del senatore leghista Simone Pillon. In sostanza Tridico ha detto che “le uscite totali per gli assegni familiari sono circa 5,4 miliardi annui. L’apporto dei contributi realmente versati dalle aziende copre perciò il 35% delle prestazioni”. E ancora: “I contributi per gli assegni familiari ammontano a circa 8,4 miliardi di euro annui, di cui solo 1,9 miliardi di euro sono versati dai datori di lavoro, mentre i restanti sono trasferimenti a carico del bilancio dello Stato”.

Si tratta di una non risposta che non convince affatto il ministro della Famiglia e che fa sbottare anche il presidente dell’associazione Famiglie numerose, Mario Sberna che da deputato fece la prima interpellanza parlamentare. “Una risposta elusiva che certifica un problema di trasparenza dato che i bilanci dell’Inps dicono tutt’altro. Non è spiegato perché ci sia sempre un miliardo di avanzo”, ha spiegato alla Nuova BQ. Intanto però qualche cosa si è messo in moto e converrà stare col fiato sul collo perché il fondo per le politiche per la natalità potrebbe ricevere ossigeno anche da una razionalizzazione della gestione Inps, che in questo caso ha dato l’impressione di non essere del tutto trasparente.