Governo flop, la Famiglia è solo una scusa elettorale
La lite Di Maio-Fontana sul Decreto Famiglia svela il flop del governo sulle politiche famigliari. Luigino illude le famiglie che fino a un mese fa chiamava "sfigate", ma è solo una mossa elettorale. E il ministero preposto arranca su una riforma annunciata che non vede mai la luce. Ancora una volta per i politici la Famiglia è un tema per parlare d'altro.
Il triste spettacolo che sta offrendo in questi giorni il teatrino di governo con le costanti liti tra Di Maio e Salvini sta mostrando chiaramente che sulla famiglia l’obiettivo dei Cinque Stelle era meramente elettoralistico. E’ l’unica lettura che si può dare all’improvvisa infatuazione del vicepremier per le famiglie italiane con il cosiddetto decreto Famiglia, che però è stato stoppato tanto dal Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana quanto dai tecnici del Tesoro: una mossa elettorale lanciata da chi, non più tardi di un mese fa, definiva “sfigati”.
“Sfigate” erano le famiglie - molte delle quali numerose - che Di Maio apostrofava in occasione del Congresso di Verona e sfigate, nel senso di sfortunate, lo sono davvero le famiglie dato che lo scontro di questi giorni sta mostrando che l’interesse di “Luigino” per loro era ed è esclusivamente elettorale.
Del resto che ci si potesse fidare di chi si è accorto dell’importanza delle politiche famigliari solo dopo gli ultimi sondaggi che danno in calo i Cinque Stelle, era chiaro da una tempistica sospetta e strumentalizzata.
Di Maio infatti solo una settimana fa ha lanciato insieme al leader del Forumfamiglie e a rappresentanti minori di tutti gli altri partiti, di governo e non, l’assegno unico per famiglia, per certi versi flat, di 150 euro al mese. Una misura assistenziale, non certo strutturale, ma con una sua dignità di esistere almeno in termini di dibattito e se non altro qualche cosa almeno di concreto nel deserto di governo alla voce politiche famigliari.
Ma coperta, a suo dire, dall’avanzo di un miliardo del reddito di cittadinanza. Giusto il tempo dei brindisi che quello stesso avanzo del reddito di cittadinanza veniva reclamato dal ministro della Famiglia per i due emendamenti sull’abbassamento dell’Iva per latte in polvere e pannolini. La lite tra i due è andata avanti con un rinfacciarsi ridicolo: il ministro della Famiglia che ha rimproverato a Di Maio di occuparsi di famiglia fuori dalle sue competenze e Di Maio che per tutta risposta ha rimproverato ai leghisti le invasioni di campo sulla flat tax che sarebbe di competenza di Tria.
Sembrava una guerra di nervi, un po’ infantile, fino a quando non è arrivata la Ragioneria dello Stato a smorzare le speranze di Di Maio: le coperture non ci sono, il miliardo “avanzato” dal reddito di cittadinanza, non può essere usato in questo modo. Bisogna aspettare la fine dell’anno per avere i conteggi reali. Fine del dibattito? Per nulla, dato che si aspetta per domani in Consiglio dei ministri un nuovo scontro. Ciò che resta, ed è veramente poco, è che nessuno in questo anno e passa di governo ha fatto qualcosa di veramente concreto per un rilancio delle politiche famigliari: i Cinque Stelle si sono svegliati soltanto adesso rincorrendo qualche misura pre elettorale, ma anche lo stesso ministero per la Famiglia non sta dando grandi segnali di concretezza. Da tempo sta lavorando ad una riforma strutturale delle politiche famigliari, che non sia soltanto assistenziale, ma che non vede mai la luce.
Intanto il Forum delle associazioni familiari, sentitosi preso in giro ancora una volta ha annunciato una class action per i diritti costituzionali delle famiglie che sono stati calpestati.
Ma ormai il governo è in carica da un anno e all’orizzonte non si vede ancora nulla. Se si ha a cuore la Famiglia dovrebbero essere i due partiti di governo a farsi promotori di una riforma vera. L’impressione invece è che ancora una volta il tema Famiglia sia destinato a rimanere lettera morta, ostaggio dei veti e controveti di un governo che al momento per affrontare l’inverno demografico non ha ancora messo a segno nessun punto. Checché ne dicano le sparate elettorali alle quali molti hanno abboccato.
Viene in mente quella storiella - sembra veramente esistita - dell'uomo che entra in gioielleria assieme a una ragazza meravigliosa: lui le fa scegliere un brillante maestoso e concorda con il gioielliere le modifiche all'anello per adattarlo al dito. I due escono. Il giorno dopo l'uomo telefona al gioielliere: «Lasci stare quel brillante». «Perché?», chiede stupito il gioieliere. «Perché mi serviva solo per ieri sera».