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Altro che salute

Follia Oms: le pillole abortive sono «farmaci essenziali»

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L’Organizzazione mondiale della sanità ha incluso ancora una volta mifepristone e misoprostolo nella sua lista di «farmaci essenziali», ma senza più precisare di usarli «solo dove legalmente consentito o culturalmente accettabile». Si aggrava l’attacco ai concepiti.

Vita e bioetica 16_09_2025

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) promuove le pillole abortive nell'elenco dei medicinali essenziali. E la novità è che da quest’anno lo fa senza più neanche l’avvertenza, in vigore dal 2005, secondo cui queste pillole – il cui uso, si badi bene, è sempre immorale – andrebbero usate «solo dove legalmente consentito o culturalmente accettabile». Dunque, per l’agenzia dell’Onu, le pillole abortive sarebbero un «farmaco essenziale» per eliminare una singolare “malattia”, cioè i bambini innocenti in utero.

Un’ombra in più per l’Oms, che si aggiunge al recente scandalo sui finanziamenti in nero di cui abbiamo scritto su queste pagine, alle angherie e ai divieti totalitari negli anni del Covid.

Dunque, coloro che dovrebbero occuparsi e preoccuparsi della salute dell’umanità, coordinando gli sforzi dei singoli Stati a questo scopo, hanno inserito mifepristone e misoprostolo, senza eccezione alcuna, nell’elenco del 2025 dei farmaci essenziali; elenco pubblicato il 5 settembre e che si suggerisce a tutti i governi e Paesi del mondo. Questa è la 24^ lista di «farmaci essenziali» predisposta dall’Oms: si tratta di preparati che secondo l’agenzia «soddisfano le esigenze sanitarie prioritarie di una popolazione (…) selezionati tenendo conto della prevalenza delle malattie e della rilevanza per la salute pubblica, delle prove di efficacia e sicurezza e del rapporto costo-efficacia comparativo. Sono destinati ad essere disponibili in sistemi sanitari funzionanti in ogni momento, in forme di dosaggio appropriate, di qualità garantita e a prezzi accessibili per gli individui e i sistemi sanitari». Questa lista di medicinali e regole di somministrazione viene aggiornata e pubblicata ogni due anni, «con l'intento di fungere da guida per i Paesi o le autorità regionali che intendono adottarli o adattarli in base alle priorità locali e alle linee guida terapeutiche per lo sviluppo e l'aggiornamento degli elenchi nazionali dei farmaci essenziali (…) per un uso più razionale o appropriato e ridurre i costi sia per i sistemi sanitari che per i pazienti». Stavolta, appunto, l’elenco contiene una sezione dedicata ai “farmaci” abortivi, senza alcuna avvertenza che queste sostanze non sono legali né culturalmente accettate ovunque. Dunque, il “salto di qualità” è chiaro: composti chimici che eliminano il feto sono, per l’Oms, essenziali ovunque e per chiunque.

La reazione delle organizzazioni pro vita a questa decisione assurda, omicida e contraddittoria rispetto a quella che dovrebbe essere la missione di un’agenzia per la salute, è stata immediata. Secondo la dottoressa Ingrid Skop, vicepresidente e direttrice degli affari medici dello Charlotte Lozier Institute, è preoccupante che queste sostanze vengano raccomandate in tutto il mondo, anche perché esse, oltre ad essere mortali per i bambini nel grembo, «hanno un tasso di complicazioni quattro volte superiore a quello dell'aborto chirurgico. Fino a una donna su cinque subirà una complicazione e una su venti dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico». Inoltre, uno studio recente «ha rilevato che più di un terzo delle donne che hanno fatto uso di farmaci abortivi non era preparata all'entità del dolore e del sanguinamento a cui ha dovuto far fronte». La stessa dottoressa Skop ha detto che la decisione dell’Oms è finalizzata ad attuare un «programma di controllo eugenetico della popolazione» mondiale.

Ricordiamo per completezza che secondo l’Oms «la progressiva realizzazione dei diritti umani richiede che tutti gli individui abbiano accesso a un'assistenza sanitaria di qualità, inclusi servizi completi di assistenza all'aborto, che includono informazioni, gestione dell'aborto e assistenza post-aborto. La mancanza di accesso a un'assistenza all'aborto sicura, tempestiva, accessibile e rispettosa rappresenta un rischio non solo per il benessere fisico, ma anche mentale e sociale di donne e ragazze». Ancora, secondo l’Oms, «garantire che le donne e le ragazze abbiano accesso a un'assistenza all'aborto basata su prove concrete, ovvero sicura, rispettosa e non discriminatoria, è fondamentale per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) relativi alla salute e al benessere (OSS3) e alla parità di genere (OSS5)». È la conferma di quanto accennato all’inizio: i bambini concepiti sono considerati come una malattia grave da debellare. Basterebbe questo cortocircuito della ragione, unito ai ricatti e condizionamenti economici in atto nell’Oms, per disporre la chiusura immediata dell’agenzia.

A questo punto, c’è da chiedersi perché l’Italia sinora non abbia seguito l’esempio degli Stati Uniti di Donald Trump, interrompendo tutti i finanziamenti e disponendo il ritiro da questa Oms che promuove eugenetica e omicidi di nascituri.



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