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SENZA PREVENZIONE

Fiumicino brucia, ma a far danni non sono i piromani

Come ogni estate siamo di nuovo alla saga dei piromani. Questa volta poi, a causa di un incendio scoppiato in una vicina pineta, l’aeroporto romano di Fiumicino l’altro ieri è rimasto chiuso per parecchie ore, anche per un black out elettrico. E non potevano certo mancare lo sfruttamento politico e lo scandalo mediatico.

Cronaca 31_07_2015
Le fiamme assediano l'aeroporto di Fiumicino

Come ogni estate siamo di nuovo alla saga dei piromani. Questa volta poi, a causa di un incendio scoppiato in una vicina pineta, l’aeroporto romano di Fiumicino l’altro ieri è rimasto chiuso per parecchie ore; quindi la questione è giunta al diapason del suo possibile sfruttamento politico e strombazzamento mediatico. Il nostro sarà anche il Paese dei piromani (anche se non ce ne hanno mai mostrato uno), ma in effetti il nocciolo della questione non sono i piromani bensì la mancata cura dei boschi. Gli incendi boschivi dell’estate si evitano lavorando i boschi a tempo debito, ossia soprattutto nelle altre stagioni dell’anno. 

Nelle regioni dell’arco alpino, dove ancora persiste una cultura forestale (anche se ahimè un po’ meno di un tempo) le foreste non bruciano. Basta invece guardare fuori del finestrino mentre si atterra all’aeroporto di Roma per rendersi conto che attorno allo scalo si estendono vaste superfici mal coltivate o semplicemente abbandonate, ettari e ettari di sterpaglia, depositi abusivi di rifiuti. Quando poi si percorre l’autostrada che collega l’aeroporto alla città, chi abbia un minimo di attenzione per queste cose ha la conferma che, fra estensioni di sterpaglie rinsecchite e macchie di pineta non curate, in periodi caldi e asciutti l’area attorno all’aeroporto internazionale può prendere fuoco in qualsiasi momento anche per semplice autocombustione. Poi, magari faranno la loro parte anche i mitici piromani, tanto più che non si fatica a immaginare la gioia di un piromane, anche principiante, alla vista di una situazione del genere. Però, dicevamo, il nocciolo della questione è la mancata cura dei boschi e della macchia mediterranea. Le regioni e le aree degli incendi estivi ogni anno sono più o meno le stesse, e ogni anno ci tocca assistere alla replica del medesimo spettacolo con il consueto costoso carosello degli aerei Canadair che poi, quando si riforniscono di acqua raccogliendola in mare, con i loro bombardamenti di acqua salata fanno a lungo termine danni anche maggiori di quelli che evitano a breve termine. 

E le telecronache sono a schema fisso: immagini di svolazzi dei Canadair e annunci che si è aperta la caccia ai piromani. Così ci si esenta dal dovere professionale di capire e poi di spiegare al pubblico come mai attorno a Roma e in tante altre regioni peninsulari e insulari del nostro Paese manca quella cura delle aree boscate che renderebbe vana la cattiva volontà degli eventuali piromani. Emerge anche in questo caso un limite tipico della cultura civile e politica che oggi domina nel nostro Paese. Un nefasto frutto degli anni di Tangentopoli che è causa non secondaria del persistere della crisi italiana. Di fronte ad ogni grave problema non si pensa ad altro che a trovare un colpevole, dei colpevoli assicurando alla giustizia e gettando in carcere i quali ogni cosa tornerebbe al proprio posto. Ci si dovrebbe invece innanzitutto domandare che cosa c’è che non funziona per così dire nella normalità dei processi. Una legge mal fatta, un’ordinaria amministrazione di bassa qualità fanno più danni dei malintenzionati. Le ruberie e le malversazioni vanno ovviamente combattute, ma di questo deve occuparsi la polizia, anzi le polizie visto che in Italia ne abbiamo cinque. Compito della politica è invece innanzitutto quello di creare le condizioni perché si legiferi e si amministri come si deve.

Viceversa, la politica è ridotta oggi a una giostra dell’improvvisazione e delle reazioni estemporanee a quel che capita. Un esempio, a suo modo esimio di tale vuoto, è stata la telefonata con cui Renzi ha chiesto ragione ad Alfano dell’incendio attorno a Fiumicino. Un governo serio avrebbe dovuto prendere spunto dall’accaduto per riporsi il problema della cura delle aree che risultano troppo esposte al rischio di incendi estivi. In tal senso i primi interlocutori di Renzi avrebbero dovuto essere il ministro delle Risorse Agricole e Forestali nonché il ministro dell’Ambiente. Vittima (colpevole) della saga dei piromani, Renzi invece chiama Alfano, ossia il ministro di polizia, per chiedergli ragione delle loro malefatte vere o presunte. Come se per risolvere per sempre il problema degli incendi estivi delle aree boscate in abbandono bastasse mettere in gattabuia tutti i possibili piromani d’Italia. É questo il punto cui siamo arrivati.