Festa per il 50° anniversario del Seminario maggiore del Bangladesh
I 50 anni del seminario sono stati festeggiati il 19 aprile con la celebrazione di una messa alla presenza di centinaia di cattolici
Il 19 aprile il Seminario maggiore dello Spirito Santo di Bonani a Dhaka, capitale del Bangladesh, ha festeggiato i suoi 50 anni. È l’unico seminario del paese la cui religione principale è l’Islam. Era stato inaugura nel 1973 dal cardinale Edward Cassidy, rappresentante all’epoca del Vaticano, con una messa celebrata nella cattedrale di Ramna, a Dhaka. All’inizio aveva sei professori e cinque seminaristi. In mezzo secolo, grazie al contributo di 103 professori, ha educato 987 studenti, 445 dei quali sono stati ordinati sacerdoti, nove dei quali divenuti vescovi. Inoltre hanno ricevuto la loro formazione nel seminario 83 laici e 11 suore. Ai festeggiamenti hanno partecipato più di 800 cattolici, tra cui 250 sacerdoti e nove vescovi. Monsignor Emmanuel K. Rozario, vescovo di Barisal e presidente della Commissione episcopale per il seminario, ha presieduto alle celebrazioni che hanno avuto come ospiti principali monsignor Kevin S. Randall, nunzio apostolico in Bangladesh, e monsignor Bejoy N. D’Cruze, arcivescovo di Dhaka e presidente della Conferenza episcopale cattolica del Bangladesh. Monsignor D’Cruze ha preso la parola per ricordare che prima della nascita del seminario i futuri sacerdoti dovevano andare in Pakistan e in altri stati per la loro formazione e che l’istituzione ha contribuito a formare oltre che dei sacerdoti, anche dei religiosi e dei laici impegnati nella pastorale. Ha preso la parola tra gli altri anche Shymol Gomes, un banchiere, per esprimerla propria gratitudine: “ho avuto l’opportunità di studiare qui – ha detto – e anche se poi non sono riuscito a diventare sacerdote, ho avuto successo nella mia vita famigliare e professionale grazie alla formazione di qualità qui ricevuta”. Su una popolazione di 174 milioni i cristiani in Bangladesh sono poco meno di un milione. Il paese è classificato 26°, dopo l’Uzbekistan e prima del Niger, nell’elenco 2024 dei 50 stati in cui i cristiani sono più perseguitati, redatto dall’ong Open Doors.