Fernandéz: lavori in corso sul caso Rupnik ma senza fretta
«Penso a tanti altri casi, e ad alcuni forse più gravi ma meno pubblicizzati», risponde il prefetto interpellato sull'ex gesuita sloveno. Il Dicastero sta lavorando per «istituire un tribunale indipendente».
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L'intervista del cardinale Víctor Manuel Fernández ad Alfa & Omega è incentrata sul tema degli abusi spirituali ed è inevitabile una domanda sul caso di don Marko Ivan Rupnik.
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede parla della possibile introduzione del reato canonico di «abuso spirituale»: finora si fa riferimento al can. 1399, «ma quando un reato grave diventa molto frequente, non è consigliabile doversi riferire ad un canone così generale».
Due possibili soluzioni sono al vaglio del gruppo di studio guidato da mons. Filippo Iannone (prefetto del Dicastero per i Testi Legislativi): «una sarebbe quella di qualificare un reato , l'altra sarebbe quella di interpretare le leggi esistenti rendendo espliciti i contenuti legati all'abuso spirituale». Quanto alla pena, «oggi si tende a chiedere frettolosamente la “espulsione” dalla Chiesa, come se non ci fosse proporzionalità nei delitti».
A titolo di esempio il cardinale menziona frasi che mescolano (falsa) mistica e perversione, con cui l'abusatore si serve di pretesti religiosi per abusare sessualmente della vittima: «Pertanto, concludono, dovrebbe essere espulso dalla Chiesa. Sono cose che acquistano facilmente una notevole risonanza mediatica ma non è sempre facile dimostrarle adeguatamente e tanto meno applicare una pena massima a tutti i casi».
Ma non è un riferimento diretto all'ex gesuita sloveno: «In realtà penso a tanti altri casi, e ad alcuni forse più gravi ma meno pubblicizzati», replica Fernández all'intervistatore che gli chiede se «c'è urgenza di risolvere, ad esempio, il caso Rupnik, che è in ritardo». E aggiunge: «Non possiamo pensare ad una nuova legge solo per un caso, perché limiterebbe la visione e danneggerebbe l’obiettività del lavoro».
Allo stato attuale, spiega, «il Dicastero ha concluso la fase di raccolta di informazioni che si svolgevano in luoghi molto diversi, e ha effettuato una prima analisi. Adesso stiamo già lavorando per istituire un tribunale indipendente che passi all’ultima fase attraverso un procedimento giudiziario penale. In casi come questo è importante trovare le persone più adatte, e che queste accettino».
Nel frattempo un'opera del discusso (e ubiquo) mosaicista fa capolino fin dentro l'appartamento del Papa, come si è visto pochi giorni in un video che mostra Francesco in collegamento con Gaza.