Evasore fiscale, capro espiatorio dei nuovi giacobini
L'economia criminale non costituisce più del 2% dell'intera economia nazionale. Eppure, per Saviano & Co. tutto è Gomorra. Stando al rapporto della Guardia di Finanza, l'evasione fiscale rientra nella categoria dei bruscolini, rispetto alle dimensioni della nostra economia. Eppure è additata dai giornaloni, come la madre dei nostri problemi.
Il Prodotto interno lordo annuo del nostro Paese supera i 1910 miliardi di dollari, e secondo dati del 2013 le relative entrate tributarie ammontano a 423,385 miliardi di euro. Si tratta di valori espressi in due diverse monete, tuttavia non molto distanti tra loro, e soprattutto il primo dei due dati per molti aspetti si basa su stime, e non mancano osservatori i quali ritengono sia sovrastimato; una sovrastima che aiuta a nascondere il peso reale della spesa pubblica e quindi della pressione fiscale sull’economia nazionale. Pur con tutte le riserve del caso resta comunque il fatto che sono queste le dimensioni entro cui si situano i dati che la Guardia di Finanza ha fatto conoscere ieri pubblicando l’edizione 2014 del suo Rapporto Annuale, ora reperibile sul suo sito e quindi accessibile a chiunque.
Fa parte della scena pubblica del nostro Paese una cultura neo-giacobina, secondo la quale basterebbe ridurre a zero l’evasione fiscale, lo spreco di risorse pubbliche (e l’economia criminale) per risolvere tutti i nostri problemi. Per costoro tutti i nostri cruciali problemi di struttura contano poco o nulla. Non vedono o non vogliono vedere che le leggi sbagliate fanno spesso più danni dell’illegalità; e che, fermo restando il dovere di contrastare l’illegalità, non si può ridurre la politica alla polizia. Per quest’area, la cui influenza sulla stampa è imponente, l’annuale pubblicazione del Rapporto delle Fiamme Gialle è la grande occasione da non perdere. Vedere per credere i commenti al riguardo di tutto il gran mondo del farisaismo “illuminato”, da la Repubblica al Fatto Quotidiano. Se posti sullo sfondo delle cifre più sopra ricordate i dati del Rapporto diventano invece dei bruscolini. Se fosse solo per questo non varrebbe la pena di tenere in funzione una polizia fiscale armata forte di oltre 68 mila tra uomini e donne.
Nel documento si legge che la Guardia di Finanza ha accertato frodi ai finanziamenti pubblici e sprechi nella pubblica amministrazione per 4,1 miliardi di euro denunciando per questo 3700 persone. Ha scoperto contributi illecitamente percepiti per quasi 1,3 miliardi, 666 milioni dei quali provenivano dai fondi dell'Unione Europea e 618 da fondi nazionali. Ha accertato frodi per 113 milioni alla spesa previdenziale e per 141 milioni alla spesa sanitaria. “A seguito delle indagini, gli uomini della Guardia di finanza hanno 'recuperato' e sequestrato 161 milioni dalle frodi all'Ue, 164 dalle truffe ai fondi statali, 121 dai reati contro la pubblica amministrazione e 13 dalle truffe al sistema previdenziale”.
Tenuto conto delle dimensioni di sfondo di cui si diceva, anche molte delle cifre che hanno fatto la parte del leone sui giornali e telegiornali più sopra ricordati rientrano nella categoria dei bruscolini: in un Paese come il nostro, che ha quasi 61 milioni di abitanti, le Fiamme Gialle hanno scoperto 8 mila evasori totali, e hanno denunciato 13.062 persone delle quali 146 sono state arrestate. Altro che “Gomorra”, fiscalmente siamo un popolo praticamente immacolato.
Delle decine di migliaia di appalti che nel 2014 sono stati in essere ad opera dello Stato e di tutte le altre pubbliche istituzioni la Guardia di Finanza ne sottoposti a verifica 220, per un valore complessivo di 4,6 miliardi di euro, e ne ha trovati irregolari uno su tre, per un valore complessivo di 1,8 miliardi. Per i giornali e telegiornali in mano a chi ritiene che l’imprenditore sia ipso facto un criminale o in piena attività o quantomeno in fieri, tanto è bastato per fare titoli orientati a far credere che sia stata accertata l’irregolarità di un terzo di tutti gli appalti affidati in tutta Italia da tutte le pubbliche amministrazioni. Viceversa non solo il numero di appalti esaminati è infinitesimale rispetto all’insieme, ma soprattutto è logico che la Guardia di Finanza abbia scelto di concentrare le proprie indagini laddove aveva dei sospetti: di qui l’alta percentuale di appalti irregolari accertati.
A prescindere dagli obblighi e dai motivi di chi l’ha pubblicato, è evidente che la gestione mediatica del Rapporto 2014 della Guardia di Finanza rientra in una grande campagna di stampa attualmente in corso di cui per il bene della libertà e della democrazia occorre rendersi bene conto. Si sta affermando una cultura politica secondo la quale il ceto politico eletto dal popolo è perciò stesso corrotto e incapace mentre la società civile è tendenzialmente criminogena; e più che mai lo è il mondo delle imprese e della produzione in genere. E’ la cultura bene rappresentata dalle cupe storie di “Gomorra” e dal pensiero del suo creatore Roberto Saviano. Quell’economia criminale, che secondo le stime più sensate non supera l’1,7% del prodotto nazionale lordo, in “Gomorra” nonché negli scritti e nei discorsi di Saviano se già non è tutta l’economia italiana di certo sta per diventarlo. Tale cultura, che si pretende di sinistra, va poi a intrecciarsi con i propositi di quei potenti i quali sono convinti che sia venuto il momento di governare con metodi giudiziari; e quindi si debba favorire l’ascesa al vertice delle istituzioni di un ristretto ceto di notabili per lo più con un passato nella magistratura. La filigrana è questa; se lo si comprende molta della cronaca di questo periodo diviene più chiara. Teniamone conto.