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Le parole del Papa

Etica della vita, Leone XIV contraddice Benedetto XVI

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Il Regno ripesca un discorso del 2023 in cui l’allora cardinale Prevost confonde i piani tra aborto, pena di morte, migranti, ecc. Idee ribadite in un’intervista da Papa. È giusto sostenere «un’etica coerente della vita», ma aborto ed eutanasia hanno un peso morale ben più grave di altre questioni legate alla dignità umana e bisogna opporvisi sempre, come ricordava Ratzinger.
- Il Papa da Mattarella, un'occasione mancata, di Stefano Fontana 

Ecclesia 15_10_2025
Papa Leone XIV, 8 ottobre 2025 (LaPresse)

Non fu una svista. La risposta approssimativa e problematica che papa Leone XIV, il 30 settembre scorso, diede ad un giornalista dell’emittente statunitense EWTN, a commento della scelta del cardinale Blase Cupich di premiare il senatore dem pro-aborto, Dick Durbin, per il suo impegno a favore degli immigrati (vedi qui), non si spiega con la semplice improvvisazione.

Il quindicinale dei Dehoniani, Il Regno, ha infatti messo a disposizione degli abbonati la traduzione italiana del discorso tenuto dall’allora cardinale Robert Francis Prevost all’Università Cattolica Santo Toribio de Mogrovejo, a Chiclayo (qui il video), in occasione del conferimento del dottorato honoris causa (il discorso è stato ripreso anche da Sandro Magister nel suo blog). Era il 14 ottobre 2023, e Prevost si trovava da nemmeno un anno alla guida del Dicastero per i Vescovi.

La dichiarazione problematica, che Stefano Fontana ha già avuto modo di analizzare, era stata la seguente: «Chi dice di essere contrario all’aborto ma è favorevole alla pena di morte non è veramente pro-vita… Chi dice di essere contrario all’aborto ma è d’accordo con il trattamento disumano riservato agli immigrati negli Stati Uniti, non so se sia pro-vita». Nel suo discorso del 2023 ritroviamo lo stesso pensiero, quasi con identiche espressioni: «Un cattolico non può dichiararsi “a favore della vita” solo perché ha una posizione contraria all’aborto, e affermare allo stesso tempo di essere a favore della pena di morte». Ed ha aggiunto: «Coloro che difendono il diritto alla vita dei più vulnerabili devono essere altrettanto visibili nel sostenere la qualità della vita dei più deboli tra noi: anziani, bambini, affamati, senzatetto e migranti senza documenti».

Ma c’è qualcosa in più. Nel 2023, Prevost faceva propria quell’«etica coerente della vita» espressa dai cardinali Joseph Louis Bernardin (†1996) e Blase Cupich, entrambi arcivescovi di Chicago, il primo dal 1982 al 1996, e il secondo dal 2014 e tuttora in carica. Un’etica che Prevost riassume così: «L’aborto, la guerra, la povertà, l’eutanasia, la pena capitale condividono un’identità comune: tutti si fondano sulla negazione del diritto alla vita»; a queste minacce contro la vita umana si possono aggiungere «altre questioni, come gli effetti dell’intelligenza artificiale, il traffico di esseri umani e i diritti dei migranti».

Nel discorso pronunciato da Prevost, è tutt’altro che velata la critica allo “sbilanciamento” del mondo cattolico pro-life negli Stati Uniti verso l’enfatizzazione della lotta contro aborto e eutanasia, a discapito di altre problematiche sensibili, come appunto la pena di morte e le politiche anti-immigrazioniste. È vero che Prevost aveva precisato che il cardinale Bernardin non affermava un’equivalenza morale di tutti questi problemi, ma è altrettanto vero che esigere l’opposizione senza eccezioni alla pena di morte come all’aborto pone proprio i due temi come equivalenti dal punto di vista morale.

Qual è la parte vera di queste affermazioni di Leone XIV? Sicuramente il fatto che le diverse questioni citate chiamano in causa il problema della dignità umana e del diritto alla vita. E certamente non si può essere coerentemente “a favore della vita” se si è contrari all’uccisione della vita umana nascente, ma favorevoli alla deliberata e diretta uccisione di un adulto innocente, per esempio, in un contesto di guerra. Non si può essere autenticamente “pro-life” se si condanna l’eutanasia, ma si sostiene l’uccisione dei migranti, solo in quanto migranti. Il principio di fondo, che non ammette eccezioni, è che un essere umano innocente non può mai essere ucciso direttamente e volontariamente. È dunque vero che un’«etica coerente della vita» esige che questo principio sia applicato in tutti gli ambiti, e non solo in quello della vita nascente o morente, in virtù della dignità particolare che distingue l’uomo dalle altre creature, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio.

È però altrettanto evidente che Prevost, in questo discorso, confermato dall’estemporanea intervista del 30 settembre, non fa questa precisazione, ma al contrario confonde i piani, allorché ritiene, per esempio, che aborto e pena di morte debbano entrambi essere rifiutati sempre, a prescindere. Ora, questo non è vero, perché la pena di morte riguarda un essere umano che innocente non è, mentre l’aborto è sempre volto a privare della vita un bambino innocente. La prima dunque può essere lecita, a precise condizioni, il secondo mai. Analogo discorso vale per la guerra: non possiamo considerare sullo stesso piano, in un contesto di guerra, l’uccisione di un soldato aggressore e l’uccisione diretta e deliberata di un civile inerme; o quest’ultima e l’uccisione indiretta e involontaria di un innocente.

Nel famoso Memorandum del cardinale Joseph Ratzinger (2004), indirizzato alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede spiegava l’ovvio: «Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell'aborto e dell'eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull'applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell'applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull'applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all'aborto e all'eutanasia».

La «legittima diversità di opinione» è esclusa per aborto volontario ed eutanasia, perché sempre si configura la fattispecie dell’omicidio; invece, nel caso della guerra o della pena di morte, occorre operare le distinzioni cui abbiamo accennato. Con tutto il rispetto, questa posizione di papa Leone è fortemente fuorviante e persino, suo malgrado, lesiva di quella vita umana che giustamente si vuole difendere. Perché se un terrorista minaccia di far esplodere un intero edificio con decine di persone al suo interno, è lecito ucciderlo, a certe condizioni, proprio per difendere la vita umana innocente. Se io applicassi il principio che un’etica coerente mi deve portare a sostenere che non si può mai uccidere, l’esito sarà quello che molti innocenti periranno a causa di un colpevole e della mancata doverosa difesa da parte delle autorità competenti.

C’è poi un altro, conclusivo aspetto che non può sfuggire alla valutazione della posizione “pro-Cupich” di Leone XIV. Se si vuole sostenere un’«etica coerente della vita», che senso ha premiare un senatore che, per tutta la durata del suo operato politico, si è distinto anche per le proprie posizioni pubbliche a favore dell’aborto? Se si richiede che chi combatte contro l’aborto si opponga anche ad ogni altra forma di uccisione della persona innocente, non vale forse anche il contrario? Era il minimo sindacale che il Santo Padre avrebbe dovuto ricordare. Se non altro per una coerenza dell’etica coerente.



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