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BIOETICA

Eterologa, il business dei figli in provetta

Cecos Italia, associazione che raccoglie un buon numero di centri per la facondazione, dichiara di aver ricevuto 3.366 richieste di informazioni dal giorno della sentenza della Corte Costituzionale. Molti hanno fiutato il business.

Vita e bioetica 15_05_2014
Figlio in provetta

Cecos Italia è un’associazione che raccoglie un certo numero di centri per la fecondazione. La sua presidente, Elisabetta Coccia, ha diramato il 30 aprile scorso un comunicato stampa in cui si rende noto che “dal giorno successivo alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, […] è boom di richieste nei centri Cecos Italia, di Procreazione Medicalmente assistita di tipo eterologo”. In particolare i centri avrebbero ricevuto in 22 giorni 3.366 telefonate in cui gli aspiranti genitori chiedevano informazioni su questa pratica fino a ieri vietata – almeno sulla carta – dalla legge 40. La Coccia tiene a precisare che “i centri sarebbero tecnicamente pronti ad effettuare questo tipo di interventi” ma “non potremo partire se il ministero non darà indicazioni per chiarire il quadro di riferimento”. Poi aggiunge che “non c’è bisogno di un intervento parlamentare che allungherebbe i tempi”. Insomma il Cecos fiuta l’affare ed ha fretta di entrare nel business dell’eterologa, anche perché – così si legge ancora nel comunicato – il Cecos nel suo “Statuto ha la fecondazione eterologa”. Da tempo quindi quelli del Cecos si erano già preparati a questa pratica avendo attrezzature e normative interne adatte allo scopo.

Qualcuno sente puzza di bruciato intorno a quella cifra citata dalla Coccia: 3.366 chiamate per saperne di più sull’eterologa. «Non credo che ci sia una così forte domanda di eterologa – commenta Eugenia Roccella (NcD) – chiederei piuttosto che i dati venissero certificati da un ente terzo: l’Istat o l’Istituto Superiore della Sanità». Il sospetto è che si tratti di una manovra pubblicitaria: dire che l’eterologa “tira” significa far pubblicità alla stessa e dunque invogliare il cliente a saltare lo steccato e prendere lui stesso informazioni. Tutto ciò però tenendo ben presente che, come si legge nella home page di Cecos, «la nostra priorità è quella di combattere ogni aspetto meramente commerciale o speculativo delle tecniche di procreazione medica assistita».

Anzi a leggere il comunicato si capisce che non solo i centri sentono odor di soldi, ma anche per i privati l’eterologa potrebbe diventare la loro cornucopia in questo tempo di crisi. «L’incremento [delle richieste di informazioni ] è dato soprattutto dalla richiesta di ovodonazione» rende noto la Coccia. Ben l’80% delle chiamate è da parte di coppie che chiedono la donazione di ovociti. E nella fecondazione eterologa la “donazione” di gameti viene sempre fatta a seguito di un pingue “rimborso spese”. Lo spiega bene Guido Ragni, fondatore del primo centro pubblico italiano di fecondazione artificiale presso il Policlinico di Milano: «Bisogna parlare chiaro. Nessuna donna si presterebbe a perdere a titolo gratuito, solo per una forma di altruismo, venti giorni di lavoro». In breve grazie alla Consulta e ai centri per la fertilità domanda e offerta si potranno finalmente incontrare.

Dietro ai soliti slogan che inneggiano al diritto al figlio e al desiderio di essere genitori, si cela sempre il vil denaro. Dietro alle mamme della provetta ci sta mammona.