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Estate del terrore, perché è lecito aver paura

Un uomo in Svizzera ferisce sei persone. E la notizia conquista subito il primo piano di tutte le maggiori testate, anche se non sappiamo ancora se si tratti di terrorismo o di un semplice gesto folle. E' lecito aver paura? Sì. A Sirte, in Libia, sono state rinvenute le carte dell'Isis per l'attacco all'Europa. Il Copasir ribadisce: pericolo infiltrazione sui barconi. E Alfano espelle un altro imam.

Esteri 14_08_2016
Svizzera, il treno assalito

Tutti hanno i nervi a fior di pelle e la notizia di un aggressore che appicca il fuoco a un vagone di un treno in Svizzera e accoltella i passeggeri viene data immediatamente come prima notizia su tutti i maggiori quotidiani internazionali. Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio, nel cantone di San Gallo, a Salenz, al confine con il principato del Liechtenstein. I sei feriti, con il coltello e per le ustioni riportate nell’incendio, includono un bambino di sei anni e due ragazzi di 17. L’assalitore, 27enne, cittadino svizzero, ha agito per cause che non sono ancora note e il suo nome non è stato rivelato, per il momento. La polizia elvetica, in serata, ha fatto sapere che ritiene “molto difficile” la pista terroristica. Ma la memoria va subito al 17enne afgano che, il 18 luglio scorso, a bordo di un treno presso Wurzburg, in Germania, aveva colpito cinque passeggeri con l’accetta. In quell’occasione, l’attacco era stato ben presto rivendicato dall’Isis. In attesa di saperne di più, non si possono esprimere valutazioni su quanto accaduto in Svizzera. L’attenzione che gli ha dedicato la stampa ieri pomeriggio è stata esagerata? Stiamo entrando in una fase di isteria collettiva? O c’è un fondamento alla paura?

C’è eccome. Non solo abbiamo assistito a una sequenza di attacchi di “lupi solitari” senza precedenti sul continente europeo, ma ora, a Sirte, sono state trovate anche le prove dell’offensiva dell’Isis. La città costiera libica, liberata dalle milizie di Tripoli e Misurata fedeli al governo, celava numerosi documenti, appunti e piani del movimento terrorista. Fra queste si riscontra la chiara intenzione di voler attaccare l’Italia. La Libia, come era ormai noto da numerosi proclami, è vista unicamente come rampa di lancio per un’offensiva in Europa. L’obiettivo di Roma, confermano le carte di Sirte, è prioritario per gli uomini del Califfato. Scrive l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi, “Qui, circa un mese fa, lo stesso capo dei servizi (libici, ndr), Mustafa Nuah, ci aveva parlato a lungo della necessità di una molto più stretta cooperazione con i corrispettivi italiani. E per provarlo ci aveva fatto incontrare in carcere il trentenne Mahmud Ibrahim, che avrebbe dovuto farsi esplodere negli uffici del premier libico Fayez Sarraj, assieme all’inviato dell’Onu Martin Kobler e il suo consigliere militare, il generale italiano Paolo Serra. «Presto prenderemo Roma», ci aveva detto in diretta lo stesso aspirante «martire» di Isis. Ora è uno dei vice di Nuah (chiede che il suo nome non venga pubblicato) a ribadirlo, aggiungendo nuovi dettagli fondamentali raccolti dal materiale che arriva da Sirte”.

Da questo materiale si apprende che uno dei leader dell’Isis, conosciuto come Abu Nasim, aveva sede a Milano, da lì ha girato per tutta Europa e Nord Africa e attualmente sarebbe in fuga in Sudan e, da lì, in Nigeria secondo le informazioni dei servizi libici. Abu Nasim era in contatto anche con il gruppo libico che, l’anno scorso, aveva sequestrato i quattro tecnici della Bonatti. Ma l’aspetto forse più inquietante delle carte di Tripoli riguarda l’infiltrazione dell’Europa. Da Sirte, che era intesa come centro di pianificazione e smistamento, sono state inviate nel nostro continente, piccole cellule terroristiche, sia legalmente, sia nel traffico di emigranti sui barconi del Mediterraneo. Proprio a proposito di questo aspetto, l’attentatore di Wurzburg era uno di questi emigranti. E, sempre per restare in Germania, anche l’attentatore suicida di Ansbach (24 luglio), era un siriano a cui era stato negato il diritto di asilo.

Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, avverte che un’escalation sia possibile: “a lungo è stato altamente improbabile, se non impossibile che Daesh (acronimo arabo di Isis, ndr) facesse viaggiare suoi affiliati sui barconi, esponendo ai rischi oggettivamente alti della traversata uomini su cui aveva investito in tempo e soldi”, ma dopo la caduta di Sirte, si è “in pieno caos, e nella fuga dalla Libia quelli che non sono diretti verso Sud potrebbero anche decidere di tentare la carta del viaggio in mare verso l’Europa. Sono cani sciolti, gente allo sbando, che scappa, poi si tratta di capire quali intenzioni ha chi dovesse davvero arrivare in questo modo: semplicemente far perdere le proprie tracce oppure voler continuare a ‘combattere’ in nome della propria causa?”.

Intanto, sul fronte interno, il ministro Angelino Alfano ha ordinato l’espulsione dell’imam di Andria, un immigrato tunisino di 49 anni, sospettato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. “Lo scorso 15 luglio - dichiara Alfano - l’imam era stato scarcerato in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione che, annullando la precedente pronuncia limitatamente al reato di terrorismo, aveva dato mandato alla Corte d’Assise d’Appello di Bari di rideterminare la pena per i reati di istigazione all’odio e alla violenza razziale”. L’arresto dell’imam era stato effettuato a seguito dell’operazione Masrah condotta dai carabinieri dal 2008 al 2013. Un gruppo, guidato dall’imam di Andria, si sarebbe infatti impratichito nella costruzione di ordigni e avrebbe anche condotto addestramenti sull’Etna. Nella predicazione all’odio: anche scherno per le chiese distrutte dal terremoto dell’Aquila.