Estate del terrore, bombe in Canada e Tailandia
In Canada la polizia uccide un aspirante attentatore che avrebbe potuto provocare una strage in un luogo pubblico ancora ignoto. Si trattava di un canadese convertito all'islam e simpatizzante dell'Isis già seguito dalla polizia. In Tailandia scoppiano due bombe nella località turistica di Hua Hin frequentata da occidentali. Tutti fatti separati? Tutte coincidenze?
Quasi un attacco al giorno. Il numero di attentati rivendicati dall’Isis, se ci limitiamo al solo mondo che conosciamo (Europa, Nord America, luoghi esotici con presenza di turismo occidentale) sta crescendo esponenzialmente, dall’attentato di Nizza del 14 luglio in poi. Questa estate del terrore registra un’altra bomba in una località turistica della Tailandia, che ha provocato un morto e una ventina di feriti gravi e un fallito attentato in Canada, sventato a meno di tre giorni dalla sua prevista esecuzione.
La minaccia in Canada era imminente. La polizia ha ucciso l’aspirante attentatore nella provincia dell’Ontario. Non si trattava di un immigrato, ma di un bianco anglosassone. Una “cellula dagli occhi azzurri” come li chiamava Al Qaeda, o “la nostra migliore arma segreta”, come li definisce l’Isis nei suoi manuali: persone nate e cresciute in un paese occidentale, appartenenti all’etnia di maggioranza, ma convertite all’islam e pronte a sfruttare il massimo effetto sorpresa. Individuato dall’Fbi e subito segnalato alle autorità canadesi, Aaron Driver, nome di battaglia Harun Abdurahman, era già stato “attenzionato” nell’ottobre del 2014, per aver scritto messaggi di elogio all’Isis sul suo profilo Twitter in occasione dell’attacco al parlamento di Ottawa. La polizia canadese ora afferma che fosse in contatto con altri militanti, fra cui un adolescente che aveva pianificato l’assassinio di poliziotti australiani nel corso dell’ultima commemorazione dei caduti. Esattamente come i due assassini di padre Jacques in Francia, anche Driver/Abdurahman era finito in carcere, proprio per le sue aspirazioni jihadiste. Non tanti anni fa, ma appena nel giugno dell’anno scorso. Tuttavia, come in tanti altri casi, era in libertà vigilata. E nemmeno troppo, perché, come spiegano le autorità canadesi, non aveva più un braccialetto elettronico per segnalarne i movimenti e non era posto sotto costante sorveglianza. Doveva rispettare alcune regole, fra cui l’accesso limitato a computer, cellulare e social media, per impedirgli di mantenere il contatto con militanti e simpatizzanti dell’Isis.
Queste restrizioni, tuttavia, non gli avrebbero impedito di compiere tutti i passi necessari a preparare il suo attentato, contro un obiettivo canadese tuttora ignoto. L’aspirante stragista aveva già girato il video del suo testamento di jihadista, giurando fedeltà alla causa e promettendo morte agli infedeli: “Pagherete tutto per quello che ci state facendo”. Trovato in un taxi, nello stato dell’Ontario, ha azionato un ordigno di bassa potenza, che ha ferito il tassista e lui stesso. Avrebbe provato ad azionare anche un secondo ordigno, ma non è chiaro se sia morto a seguito delle ferite riportate nella prima esplosione o sia stato ucciso dagli agenti. Secondo l’intelligence canadese, l’azione che Driver aveva pianificato mirava alla strage in un “luogo pubblico” ed era considerata imminente, comunque entro le 72 ore.
Proprio mentre si diffondeva la notizia del fallito attentato in Canada, in Tailandia, a Hua Hin, una località affollata di turisti, due bombe venivano fatte detonare in rapida successione. Non si è trattato di un’azione suicida, ma di ordigni pre-posizionati in un mercato affollato. Le due esplosioni, a mezzora di distanza l’una dall’altra, innescate da un comando al cellulare, hanno provocato la morte di una donna, una venditrice di strada che lavorava alla sua bancarella. Al momento non si registrano altri decessi, ma almeno una ventina di feriti gravi, fra cui anche turisti europei. La tattica della duplice esplosione, la prima per attrarre soccorsi, la seconda per provocare una strage ancora maggiore, è studiata apposta per massimizzare le perdite e si è vista tante volte sia in Iraq che in Afghanistan. Non è nuova neppure in Tailandia, dove è praticata dai movimenti di guerriglia islamici che mirano alla separazione del territorio meridionale, quello che faceva parte del sultanato di Pattani, dal resto del paese. Questi movimenti sono andati via via radicalizzandosi. Quando era Al Qaeda ad attirare l’attenzione nella galassia jihadista, anche in Tailandia, dal 2001, si assistette a un’escalation di attentati e fatti di sangue. L’Isis non fa mancare la sua voce, nella propaganda soprattutto, mirando a conquistare l’egemonia dei gruppi islamici che combattono nel Sudest asiatico. L’attentato, avvenuto ieri sera, non è ancora stato rivendicato. Un proclama dell’Isis, anche in questo caso, non sorprenderebbe nessuno. Anche perché, nonostante i decenni di guerriglia, è la prima volta che nella Tailandia meridionale viene colpita una località turistica, mirando a far strage di occidentali.
Questi fatti di sangue avvengono a soli quattro giorni da un altro colpo tentato da un “lupo solitario” in Belgio, a Charleroi, dove un uomo ha ferito gravemente una poliziotta a colpi di machete. L’uomo, colpito dagli agenti durante il suo attacco, gridava “Allah Akbar”, era un algerino di 33 anni, immigrato illegale, conosciuto dalla polizia per reati minori. L’Isis, che ha rivendicato l’attacco, nel suo proclama definisce il caduto come un “soldato del Califfato”. A Saarbrucken, in Germania, il giorno dopo pare che un uomo abbia anche preso ostaggi in un ristorante. Ma, come sempre, dalla Germania giungono poche informazioni confuse e così la notizia iniziale era quella di un uomo armato e “coperto di sangue” che aveva preso ostaggi, poi si è trasformata in quella di uno “squilibrato disarmato” che non ha preso alcun ostaggio. E comunque le autorità negano che vi sia alcun legame col terrorismo.
Possiamo anche continuare a ripetere che questi eventi sono scollegati, che si tratta di azioni di squilibrati e di “lupi solitari” che agiscono in proprio, che l’Isis ha tutto l’interesse a rivendicare ogni azione violenta che avviene in Europa o ai danni degli europei all’estero, ma che non c’entra nulla. Possiamo anche dire che questo non è terrorismo, che non dobbiamo generalizzare, che è un problema creato dal panico mediatico. Ciò non toglie che praticamente tutti gli attacchi dei “lupi solitari” presentino le stesse caratteristiche: il giuramento, il testamento del jihadista in video, la rivendicazione dell’Isis. Sono attacchi compiuti o tentati nel nome dello Stato Islamico da lupi solitari che, però, nell’era di Internet, non hanno bisogno di conoscersi personalmente per agire come un branco.
Aggiornamento delle 10:30 del mattino: in Tailandia continua l'ondata di attentati contro bersagli turistici. A Hua Hin altre due bombe hanno provocato un'altra vittima e decine di feriti. Un'altra bomba è stata fatta brillare a Surat Thani, un morto. Un terzo sito colpito è l'isola di Phuket, una delle mete più gettonate del turismo internazionale. Un'altra bomba è esplosa a Trang, una persona uccisa. E ulteriori deflagrazioni sono state segnalate a Phang Nga. Al momento gli attentati non sono ancora stati rivendicati.