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IL CASO DI VICENZA

Espulso l'imam che tifava Dem alle primarie

Imam espulso nel vicentino per i sermoni antioccidentali. Nel Reggiano però partecipò da militante alle primare del Pd portando molti extracomunitari a votare. E il Comune gli pagava anche l'affitto. L'esperta Valentina Colombo: "E' il buonismo del Pd, che ritiene le moschee un bacino di raccolta voti. Senza preoccuparsi della visione estremista di alcuni di loro". Alcuni casi, in particolare a Milano, lo dimostrano.  

Politica 29_07_2016
Una moschea abusiva in Italia

I testimoni se lo ricordano bene quel giorno davanti alla sede del Pd con il telefonino in mano a chiamare tutti i suoi contatti, anche chi non parlava neppure l’italiano per andare a votare in massa. Marzo 2014. Primarie Pd di Castelnovo Monti, principale comune dell’Appennino reggiano. A contendersi la candidatura a sindaco per il Partito Democratico ci sono Giuliano Maioli, candidato del partitone rosso investito dai maggiorenti locali e Enrico Bini, outsider, non iscritto al Pd, ma rappresentante di un mondo di sinistra che poi lo ha eletto candidato e infine sindaco.

In quella domenica di “democrazia”, come amano dire i Dem a tifare esplicitamente per il candidato di bandiera Pd c’era anche lui e la notizia che adesso Mohamed Madad è stato espulso dall’Italia perché predicava in moschea contro l’occidente, è fonte di grave imbarazzo per il Partitone rosso, dato che nessuno ha osato commentarla.

Eppure i fatti sono chiari. A dirlo, tra il candido e il soddisfatto è lo stesso Bini, che nel frattempo è diventato sindaco a Castelnovo Monti e con Madad ebbe anche una coda polemica quando gli fece chiudere il centro islamico di Felina dove predicava abusivamente constringendolo a cambiare aria a Noventa Vicentina dove la Digos, ascoltando i suoi sermoni, lo ha segnalato al Ministro Alfano che mercoledì lo ha espulso in Marocco col divieto assoluto di tornare in Italia per almeno 15 anni.

I giornali hanno molto insistito sulla sua espulsione avvenuta l’altro ieri a Fiumicino con biglietto di sola andata per Rabat. Una risposta di forza della Polizia italiana dopo lo choc a seguito della barbara uccisione a Rouen di padre Jacques Hamel. Un imam radicale in meno, che predica sul territorio italiano. Ma hanno evitato di scandagliare il personaggio, limitandosi a riportare le risultanze dell’indagine della Digos dalle quali si evince che Madad predicava contro l’occidente in maniera radicale.

Eppure a Reggio Emilia, dove Madad risiedeva regolarmente dal 1990 e dove ha guidato la preghiera fino a pochi mesi fa in Appennino, qualcuno si è ricordato che il personaggio era uno di quei classici integrati di prima generazione, un po’ burbero certo, ma comunque bisognoso di aiuto dato che il Comune di Carpineti (in mano al Pd) addirittura si offrì di pagargli l’affitto per molti anni a 220 euro al mese nella casa che un privato aveva messo a disposizione per lui, la moglie e i quattro figli. Figli nei confronti dei quali era molto duro, come riporta la Digos, e che erano già in Marocco quando ieri pomeriggio è sbarcato in patria per rimanervi.

Soltanto Bini, parlando con un web journal locale se l’è sentita di raccontare ciò che per molti a queste latitudini è un segreto da tenere ben nascosto. “A me non piaceva quel personaggio – ha confidato il primo cittadino a Reggiosera – ma devo dire che Maioli (l’altro candidato Pd) forse non sapeva che era estremista. Mohammed Madad sosteneva alle primarie proprio lui. Era fuori dal seggio di Felina, organizzava l’afflusso e chiamava i musulmani con il telefonino per farli venire a votare per Maioli. Una volta chiusi i seggi, ho fatto notare, anche a Maioli, che non mi sembrava un comportamento corretto, perché Madad faceva venire a votare per lui gente che non parlava neanche l’italiano e non sapeva quello che faceva”.

Quella lamentela di Bini non piacque al partito. “Non è stata gradita dal Pd locale la mia iniziativa di andare a parlare a Maioli per lamentarmi di quello che era successo. Però mi sembrava importante perché Madad era un personaggio che si rifiutava di incontrare il sindaco di Carpineti, perché era una donna e teneva chiuse in casa le sue donne”.

Nel frattempo la stessa sindaca gli aveva trovato un appartamento dove però il proprietario non riusciva mai a entrare per controllarne lo stato, in ben 8 anni. “Una volta ho cercato di entrare e me lo sono trovato davanti con un’accetta”. Intanto il Comune spendeva per lui perché comunque il principio dell’ospitalità buonista da queste parti è d’obbligo. Anche quando va contro gli interessi della collettività. E’ l’accoglienza tipica della Sinistra radical chic, che mostra la sua faccia elegante, salvo poi dimenticarsi i problemi che covano sotto.

Quando si dice il controllo del territorio senza porsi le domande giuste. Come ad esempio questa: perché Madad organizzava il voto di perfetti non integrati con il solo obiettivo di far eleggere un esponente Pd? Quali rapporti c’erano tra l’imam locale il partito di governo di tutta la provincia di Reggio? Mistero. Nessuno in queste ore ha cercato di chiarire come e perché un imam, peraltro conosciuto per i modi molto intransigenti, fosse interessato a partecipare ad una consultazione che riguarda solo gli aficionados del partito democratico e nessun altro.

Eppure Madad c’era e per molti poteva essere uno di quegli appassionati che credono nella democrazia e che quindi vedono nel Pd il solo partito in grado di ascoltare i loro bisogni, anche perché il Comune che gli pagava l’affitto dopo aver perso il lavoro andava comunque ringraziato con un atto di partecipazione civica.

Oggi tutti si affrettano a dire cheeffettivamente questo personaggio era molto intransigente e non ci piaceva”, ma quando c’era da prendere voti nessuno, tranne Bini, si fece particolari scrupoli nel ricorrere alla sua “rete” di rapporti. Rete di rapporti che alla fine deve averlo tradito, segno che il mondo musulmano non è un monolite e che certi pericoli sociali si possono scoprire anche e soprattutto ricorrendo a quel mondo interno capace di rompere il muro di complicità ed omertà che rappresenta la vera sfida dell’intelligence nostrana.

Dagli uffici della Digos di Vicenza non trapelano molte informazioni oltre al decreto di espulsione firmato da Alfano. Se non che nel corso dell’attività investigativa Madad è stato scandagliato a 360 gradi. Come ha potuto apprendere la Nuova BQ infatti il campanello d’allarme è scattato quando, monitorando i suoi sermoni e ascoltando le testimonianze di alcuni frequentatori della moschea vicentina, si è scoperto che Madad imponeva ai bambini musulmani in madrassa di non frequentare i coetanei italiani e di non guardare la tv del nostro paese.

Ma ciò che ha allarmato di più gli inquirenti e che ha fatto scattare il provvedimento di espulsione, è il rifiuto totale di Madad a prendere le distanze dall’attentato all’aeroporto di Bruxelles. Alcuni musulmani a lui particolarmente vicini gli avevano fatto notare la necessità di indire una riunione in moschea per prendere le distanze da quel barbaro attentato. Ma lui si oppose fermamente affermando che i musulmani non devono assolutamente giustificarsi per quel terribile fatto. Non certo una credenziale per dimostrare di meritare di guidare la preghiera in un centro che lo stipendiava a 1000 euro al mese.

Il suo avvocato Mario Faggionato ha dichiarato ai giornali locali che il decreto è troppo generico, per questo verrà presentato un ricorso al Tar per annullarlo. Ma intanto Madad è in Marocco.

Resta l’imbarazzo del Pd che non si aspettava certo di essere tirato dentro una storia di predicazione ad alto tasso di integralismo. Ma non è certo una novità. I rapporti tra il Pd e il mondo musulmano sono spesso improntati all’insegna dell’avventurismo spinto e calcolatore. Ma senza valutare mai le conseguenze. E’ quanto ha sempre sostenuto Valentina Colombo, esperta autorevole di mondo musulmano e corsivista della Nuova BQ che ci spiega come il Pd abbia sempre avuto questa tendenza a frequentare un certo tipo di ambienti, ma non riuscendo a distinguere chi può essere un potenziale elemento di imbarazzo o di pericolo.

“Celebre a questo proposito – ci spiega - il caso di Sumaya Abdel Qader, sociologa musulmana ortodossa, responsabile culturale del Caim che ora siede a pieno titolo in Consiglio comunale, ma il Pd ha tentato di candidare a Milano anche Sameh Melighy che divenne “famoso” per aver postato una foto con Tareq al-Suwaidan, un altro predicatore il cui ingresso in Italia è vietato. Lo stesso Melighy che in alcune foto si schierava apertamente con la Fratellanza egiziana. C’è anche il caso di D’Alema che andava a braccetto con Tariq Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani”.

Secondo la Colombo “le moschee sono un ambito di raccolta voti che viene ritenuto dal Pd per lo meno interessante. Ma casi di contatti ambigui e di relazioni pericolose se ne possono trovare diversi, nelle cronache. Un segno che l’integrazione che i Dem vantano, tanto nell’attività politica quanto nelle amministrazioni da loro controllate è nulla. Basti pensare a come è stata umiliata Maryan Ismail che è stata esclusa dalle liste del Pd. Il fatto è che le moschee di fatto sono un raccoglitore di voti”.

Ma non bisogna dimenticare i rapporti che le amministrazioni comunali hanno ad esempio con l’Ucoii. “Recentemente – prosegue l’esperta - il sindaco di Firenze Nardella ha siglato un patto con l’Ucoii per la cittadinanza e altri patti simili per la costruzione di luoghi di culto sono avvenuti in altre città italiane”.

Insomma: il Pd predilige l’islam militante, ma poco importa se poi a volte incappa in una visione estremista. Segno che ai Dem interessa il loro voto e il consenso di passare per forza aperta e multicult, più che capire chi si sta mettendo in casa. In tutti i sensi.