"Esfiltrati": insegnanti in fuga dal radicalismo islamico
La decapitazione di Samuel Paty, il professore assassinato perché accusato di aver mostrato in aula le vignette su Maometto, è solo l'evento più eclatante. In Francia sono sempre di più i casi di insegnanti (a tutti i livelli di istruzione) minacciati di morte ed "esfiltrati", cioè costretti a cambiare località o a rinunciare all'insegnamento.
È il dicembre 2020 in una scuola primaria a Trappes, Yvelines, dipartimento francese dell’Île-de-France, una maestra di scienze tiene una lezione sulla teoria dell’evoluzionismo ai suoi bambini di terza elementare. E per rendere la lezione più interessante, dice, inserisce nel grafico alcune foto: per l’homo sapiens c’è il famoso rapper marsigliese Soprano. Ma alcuni bambini non la prendono bene e corrono a raccontare della lezione a mamma e papà. È in particolare un papà che non digerisce la storia. Prima un reclamo al preside e poi fa inoltrare una serie di minacce di morte alla maestra. La storia viene diffusa sui social e la maestra finisce in una tempesta perfetta. Il preside le consiglia di lasciare l’insegnamento per un po’, la polizia, per sicurezza, la fa trasferire in un’altra regione. Da qualche settimana, l’uomo che le aveva promesso l’avrebbe decapitata è stato condannato a 6 mesi di reclusione e a pagare 13mila euro di risarcimento danni.
A distanza di oltre un anno, la vicenda viene raccontata solo ora dalla cronaca francese. E ancora in questi giorni qualche quotidiano la butta tutta sulla questione razziale. In verità il razzismo non c’entra niente. Le accuse nascono esclusivamente contro la teoria dell’evoluzionismo non gradita all’islam e che i genitori non accettano venga insegnata ai loro bambini: ecco perché le minacce di morte. Siamo ancora, tra l’altro, negli Yvelines, dove esattamente solo due mesi prima che la maestra venisse minacciata, Samuel Paty veniva decapitato per una lezione sulle famose vignette di Charlie Hebdo. Secondo Le Parisien, il pubblico ministero aveva qualificato i fatti come una “fatwa digitale”. Quella che è sempre più diffusa in Francia, specie se si tratta di insegnanti. Si allunga la lista degli esfiltrati, così chiamano i francesi quanti, perché minacciati dall’islam, sono costretti a lasciare le loro vite, di punto in bianco, per mettersi al riparo.
“Ho pensato subito a Samuel Paty e mi sono detta: tocca a me” , ha detto la maestra a BFM TV. Oggi “non ho più fiducia nella scuola e nelle istituzioni, ho paura di affrontare altri argomenti delicati”. E intanto al suo posto c’è qualcun altro, la lezione è stata impartita e la maestra ancora non sa se tornerà mai ad insegnare a dei bambini. È l’ennesima testa di docente che cade, questa volta solo allegoricamente. La vicenda ci ricorda tutte insieme alcune cose che contraddistinguono la storia recente in Francia: l’islam, a torto o a ragione, decide di cosa si può parlare nelle scuole europee; i media non vogliono affrontare certi argomenti, e li nascondono a lungo; se la teoria dell’evoluzionismo è vera, solo l’uomo bianco viene dalla scimmia, quello nero no, altrimenti sarebbe razzismo.
E non dimentichiamo che siamo ancora una volta a Trappes - 25 km da Parigi, considerata una dei bastioni del jihadismo in Francia, ha visto partire oltre 80 giovani per il jihad in Siria - è la stessa città dalla quale è stato costretto a scappare un altro professore, Didier Lemaire. Insegnante di filosofia per 20 anni fino a quando, circa un anno fa, dopo aver pubblicato una lettera aperta agli insegnanti sul Nouvel Observateur in cui esortava i colleghi a resistere all'islamismo, è stato prima costretto a vivere sotto scorta per le minacce di morte ricevute, poi ha dovuto lasciare l’insegnamento e ora si è ritirato in un luogo segreto. È stato accusato anche di bugie e attivismo dal sindaco di Trappes, Ali Rabeh, per aver denunciato come la sua Trappes sia diventata la “Molenbeek di Francia”, covo anti repubblicano in mano agli islamisti, dove ebrei e cristiani non sono più benvenuti e le donne velate sono la maggioranza.
Le loro storie assomigliano a quella di Mila, la studentessa di diciotto anni perseguitata dagli islamisti per un video su Instagram, che dopo aver lasciato la scuola, conduce la sua esistenza in un luogo nascosto. Ma anche a quella di Jean-Christophe Peton, 54 anni e una vita ad insegnare Lettere ai ragazzi del liceo del Bois de Mouchard, nello Giura, dipartimento della Franca Contea. Ma dopo aver denunciato, ad ottobre scorso, il mancato sostegno dell’Education nationale a Samuel Paty, nei giorni che hanno preceduto la sua decapitazione, è stato sospeso dalla scuola. “Da un lato l’istituzione scolastica rende omaggio a Samuel Paty ‘morto per la libertà d’espressione’, secondo le parole del ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer, dall’altro mette a tacere e sanziona gli insegnanti che osano appunto esercitare la cosiddetta libertà d’espressione”, ha denunciato il professore in un’intervista all’Express.
Una storia, anch’essa, che assomiglia a quella di Caroline L, docente dell’Università di Aix-Marseille, che ha ricevuto minacce di morte, con l’accusa di islamofobia, per aver spiegato ai suoi studenti che “non c’è libertà di coscienza nell’islam”. O come un altro maestro di una scuola elementare a Battières, a Lione, costretto alle dimissioni, e sotto scorta dal 2020, in seguito alle minacce, protratte per mesi, di alcuni genitori islamici dopo una lezione, ad una quinta elementare, sulla laicità e il libero pensiero. Nello zaino di uno dei bambini venne trovato un coltello.
Un sondaggio Ipsos ha rivelato che ormai un insegnante su due si autocensura per avere pace nella propria classe. Nella convinzione che, nascondendo o spostando il problema, si guadagni in sicurezza. Ma tutti questi episodi fino all’ultima maestra esfiltrata, sono anche il riflesso dell’esito del sondaggio dell'Institut Montaigne pubblicato nel 2021: Un islam francese è possibile?, il 40% dei musulmani di Francia considera la shari’a superiore alla legge dello Stato, e si oppone a qualsiasi integrazione. È così che, uno dopo l’altro, gli insegnanti oltralpe vengono sospesi in difesa della libertà d’espressione. È la Francia rassegnata.