Erdogan vuole altro denaro dall’Europa per fermare gli emigranti irregolari
Incassati dall’Unione Europea quasi tutti i sei miliardi di euro concordati nel 2016 per fermare gli emigranti irregolari, la Turchia tenta di negoziare un nuovo accordo miliardario
La Turchia ha incassato dall’Unione Europea quasi tutti i 6 miliardi di euro concordati nel 2016 in cambio dei quali il paese si è impegnato a fermare e a far risiedere nel proprio territorio gli emigranti clandestini diretti in Europa, molti dei quali in realtà rifugiati siriani. Adesso il presidente Erdogan minaccia di riaprire le rotte se non verrà stanziato altro denaro per la creazione di una zona sicura in Siria dove trasferire almeno una parte dei 3,6 milioni di siriani attualmente residenti in Turchia. Una fonte che ha chiesto l’anonimato ha spiegato all’agenzia di stampa AsiaNews: “nella zona al confine con la Siria vi è una marea di siriani pronti a partire. A migliaia chiedono al governo turco di poter entrare. La Turchia vive un periodo di difficoltà economica e anche molti locali si stanno impoverendo sempre più e iniziano a bussare alle porte delle ong umanitarie. Poi manca il lavoro, o prevale quello sottopagato che viene affidato agli stranieri e ciò alimenta il malcontento e il risentimento verso la popolazione immigrata disposta a faticare anche a compensi inferiori e con minori diritti”. A differenza del passato quando a premere alle frontiere erano soprattutto dei siriani, adesso – spiega ancora la fonte anonima – arrivano tanti iracheni, africani e iraniani afghani: “proprio in questi giorni a Smirne, abbandonate in un parco senza assistenza, vi sono 150 famiglie afghane, circa 400 persone, che sperano di poter entrare in Europa e nessuno si occupa di loro”. La Turchia, secondo Gianandrea Gaiani, vuole negoziare un secondo accordo accampando il merito di aver fermato circa 268.000 emigranti clandestini diretti in Europa nel 2018 e oltre 170.000 nel 2019. Inoltre accampa il fatto di aver dovuto spendere 40 miliardi di dollari per accogliere i profughi siriani senza ottenere un aiuto finanziario adeguato.