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TURCHIA-UE

Erdogan saggia la debolezza europea

La percezione della debolezza europea è così diffusa in Turchia e nel mondo islamico dall’aver indotto Ankara ad alzare l’escalation con l’Olanda, perché quest'ultima rifiuta di fare da propaganda a Erdogan sul proprio territorio. I governi europei devono riflettere ancora una volta sul ruolo degli immigrati islamici e sulla loro fedeltà ai regimi dei loro paesi d'origine.

Editoriali 14_03_2017
Erdogan

La percezione della debolezza europea è così diffusa in Turchia e nel mondo islamico dall’aver indotto Ankara ad alzare l’escalation con l’Olanda per il no dell’Aja ai comizi di due ministri del governo turco rivolti ai cittadini olandesi con doppio passaporto in vista del referendum che in Turchia potrebbe consentire a Recep Tayyp Erdogan di assumere pieni poteri da monarca, anzi da pashà.

Dopo i giornali turchi che usando toni bellici paragonavano i 400 mila soldati turchi ai 40 mila olandesi, dopo le accuse all’Aja di nazismo e fascismo (ancor più paradossali se espresse da un regime islamista), dopo le violente manifestazioni dei turchi di Amsterdam e Rotterdam, l’ultima minaccia di Ankara riguarda i flussi di migranti illegali. Il governo turco potrebbe "rivalutare" l'accordo raggiunto con l'Unione europea sui migranti nel marzo 2016 ha detto il ministro per i rapporti con l'Ue, Omer Celik, in risposta alla solidarietà all’Olanda espressa da Germania, Francia e altri partner. Erdogan di fatto minaccia di riaprire i confini con la Ue a tre milioni di siriani, iracheni, afghani e asiatici presenti in Turchia: una minaccia più volte reiterata e che costituisce ormai un vero e proprio ricatto dopo “l’invasione” di oltre un milione di persone piombate su un’Europa passiva e imbelle nell’estate del 2015.

La vicenda conferma l’ostilità di Erdogan per la Ue, manifesta dalla Libia alla gestione dei flussi migratori, ed è auspicabile che la Ue cominci a prepararsi alla resa dei conti con Ankara il cui regime islamico è pronto a impiegare ogni arma, dagli immigrati illegali ai suoi cittadini residenti in Europa. Il governo turco aveva programmato una serie di incontri elettorali in Germania e Olanda presso le comunità turche dei due Paesi, dove vivono rispettivamente 3 milioni e 500mila turchi, dei quali circa 1,5 milioni vota in Germania e 250mila in Olanda. Una massa di manovra in buona parte seguace di Erdogan che potrebbe creare non pochi problemi di sicurezza e ordine pubblico se la situazione dovesse degenerare. Un monito che dovrebbe indurre i governi europei a bloccare i flussi di immigrati islamici incoraggiando i rientri in Patria di quelli già presenti in Europa (ma che evidentemente si sentono ancora cittadini del Paese di origine) puntando per il futuro ad accogliere solo cristiani, come raccomandano diversi partiti europei (non solo tra i cosiddetti “populisti” ma anche la CSU bavarese), più facilmente integrabili e poco sensibili al richiamo di “pashà” e Imam.

L’aggressività turca sta portando molti “moderati” d’Europa su posizioni simili a quelle di Geert Wilders o di Marine Le Pen. "In questi ultimi giorni - ha scritto il candidato socialista francese alle presidenziali Emmanuel Macron - il governo turco ha fatto affermazioni inaccettabili, mettendo in discussione in maniera grave i valori europei e i nostri partner più vicini, in particolare la Germania e l'Olanda. Non ci può' essere alcuna debolezza di fronte a questi attacchi. Per questo condanno in modo fermo tali provocazioni. L'Unione Europea deve reagire unita". Anche il premier olandese Mark Rutte ha usato toni duri con Ankara, ma solo il tempo dirà se i leader europei si stanno ravvedendo nei confronti della minaccia (anche migratoria) o se si tratta solo di ciniche esigenze elettorali considerato che tra poche ore si vota in Olanda e presto anche in Francia e Germania.

Non meno rilevante è constatare che il confronto in atto non è tra Turchia e Ue ma tra “Turchia islamizzata” dall’ideologia dei Fratelli Musulmani e l’Europa. In passato Ankara ha visto persino regimi militari e l’Europa non ha mai risparmiato dure critiche alla repressione del dissenso, ma mai vi sono state tensioni a questo livello. Non è un caso che il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, giunto nella città francese di Metz, sia stato accolto da centinaia di sostenitori che gridavano “Allah Akbar”, non slogan nazionalisti o a sostegno di Erdogan. “Allah Akhbar” gridava anche l’uomo riuscito a salire sul tetto del consolato olandese a Istanbul e ad issare la bandiera di Ankara dopo aver ammainato quella dei Paesi Bassi.

Paradossale poi che gli europei ormai così privi di spirito nazionale e patriottico da definire “populisti" coloro che si appellano alla difesa degli interessi nazionali debbano fare i conti con le rivendicazioni dei turchi che vivono in Europa e che considerano, nell’ottica islamista, politica e religione facce della stessa medaglia.