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COVID E POTERE

Emergenza fine mai. Nuovo decreto, ancora più chiusure

L’impronta del Ministro Roberto Speranza sulle scelte governative si dimostra ancora determinante. Il nuovo decreto che entra in vigore lunedì 26 aprile, contiene nuove misure draconiane e spesso anche assurde. Stato d'emergenza prorogato fino al 31 luglio. Ristoranti aperti, ma coprifuoco alle 22. Carta verde per spostarsi da una regione all'altra, anche se non c'è alcuna garanzia che non si trasmetta il virus. Riapertura delle scuole, ma a singhiozzo. Il tutto avviene a 14 mesi dall'inizio della pandemia e a 3 mesi dall'inizio della campagna vaccinale. Il governo non sa produrre altro. Priva di effetti l'astensione della Lega.

PROTESTANTI INGLESI CONTRO IL PASS VACCINALE di Benedetta Frigerio

Politica 22_04_2021
Roberto Speranza e Mario Draghi

L’impronta del Ministro Roberto Speranza sulle scelte governative si dimostra ancora determinante. La bozza di decreto discussa e approvata ieri in consiglio dei ministri e che diventerà operativa da lunedì 26 aprile e fino al 31 luglio continua a fondarsi su restrizioni contraddittorie e ancora più rigide rispetto a quelle dell’anno scorso, quando la pandemia era ancora un nemico sconosciuto e invisibile e l’unica cosa che il governo precedente fu in grado di fare era chiudere qualsiasi attività e limitare tutte le libertà delle persone.

Le misure approvate ieri (con l’astensione della Lega) e che potranno al massimo essere limate ma non stravolte, come in alcuni casi il buon senso suggerirebbe, rischiano di compromettere la sopravvivenza di migliaia e migliaia di imprese e la tenuta psichica ed emotiva di milioni di persone ormai devastate dai lockdown.

Tra le incongruenze palesi e marchiane, che risultano di difficile comprensione, anzitutto la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 luglio. Si tratta di una decisione che non trova fondamento nel quadro complessivo della situazione sanitaria e che trasmette sul territorio nazionale e anche all’estero una sensazione di precarietà e di fragilità del nostro Paese. E’ come se si continuasse a dire che l’Italia è malata, in emergenza e almeno fino ad agosto non ripartirà. Peraltro non è mai stato spiegato con chiarezza agli italiani quali benefici possa arrecare a persone e imprese la dichiarazione dello stato d’emergenza per un periodo così lungo (ormai siamo a un anno e mezzo).

Si va quindi avanti a colpi di proroghe dello stato d’emergenza e chi si illudeva pensando che con la campagna vaccinale si potesse vivere un’estate normale dovrà rassegnarsi.

Ma non è questa l’unica anomalia. Ci sono misure che non incidono sul contrasto alla pandemia ma concorrono ad affossare ulteriormente l’economia e a far deprimere imprenditori, lavoratori, famiglie. Anzitutto il coprifuoco alle 22. Che senso ha far aprire i ristoranti soltanto fino alle 22 in piena estate? Chi va a cena alle 20 con 40 gradi nelle località balneari? Le regioni (all’unanimità), la Lega, Forza Italia e Italia Viva chiedevano una proroga fino alle 23, al fine di consentire un minimo di respiro ai ristoranti e a chi li frequenta. Magari in questo modo alcuni riuscirebbero a fare anche il doppio turno e a recuperare un po’ delle ingenti perdite degli ultimi 12 mesi. E invece nulla. Il coprifuoco, a meno di miracoli dell’ultim’ora, resta alle 22. E che dire di teatri e luoghi di spettacolo all’aperto? Per loro un’ora in più di libertà avrebbe consentito di programmare spettacoli a orari non scomodi come le 18 o le 19, e invece nulla.

I ristoranti senza spazi all’aperto sono invece i più penalizzati, ancor più penalizzati rispetto ai mesi scorsi. Potranno riaprire soltanto il primo giugno e solo fino alle 18, quindi solo per pranzo. Nelle zone gialle, per tutta la durata della pandemia, i ristoranti potevano aprire solo a pranzo e  fino alle 18. E allora perché fargli perdere un altro mese e mezzo di incassi? Fra pochi giorni gran parte dell’Italia sarà in zona gialla ma i ristoranti al chiuso (che sono circa 111mila su 350mila) non potranno servire pasti a tavola: un passo indietro assurdo e inconcepibile rispetto alle regole sin qui in vigore.

Infine il pass (cosiddetta carta verde) per gli spostamenti tra regioni con colori diversi. Chi vorrà viaggiare (tranne che tra regioni in fascia gialla) dovrà esibire, a partire da lunedì, un pass che attesti l’avvenuta vaccinazione (doppia dose) o la guarigione dal Covid o il tampone negativo fatto 48 ore prima. Misura inutile per diverse ragioni: è stato più volte precisato che i vaccinati possono comunque trasmettere il virus; si è detto che chi è guarito potrebbe aver perso nel tempo gli anticorpi ed essere nuovamente contagioso; il tampone può essere inattendibile oppure il virus potrebbe essere in incubazione e quindi esplodere anche dopo un tampone negativo. Questa misura peraltro realizza uno scenario da Grande Fratello, comportando la limitazione della intangibile sfera di privacy delle persone, che così saranno sempre monitorate nei loro spostamenti, nelle loro destinazioni, nelle loro frequentazioni. E senza un beneficio certo e comprovato per la tutela della salute.

A fine maggio dell’anno scorso, quando ancora nessuno parlava di vaccini, i contagi si erano pressochè azzerati perché si sa che il caldo e le temperature elevate consentono a tutti di stare all’aperto e il virus in quelle condizioni non si trasmette facilmente e tende a scomparire. E’ già stato detto peraltro che gli stabilimenti balneari dovranno osservare nella prossima stagione estiva le stesse misure dell’anno scorso. Niente di nuovo sotto il sole, è proprio il caso di dirlo.

Infine una considerazione sulla scuola: le riaperture a singhiozzo compromettono la regolarità dell’anno scolastico e alimentano nelle nuove generazioni un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Prima i tamponi rapidi, poi il potenziamento dei trasporti pubblici locali, poi i banchi a rotelle, infine gli ingressi scaglionati nelle aule: gli annunci e le mancate promesse che hanno riguardato le scuole sono lo specchio di una gestione disastrosa della pandemia, della quale molti sono consapevoli.

Se poi da Bergamo dovessero arrivare altri avvisi di garanzia…