Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
La santa

Elena Guerra, l’apostola dello Spirito Santo

Ascolta la versione audio dell'articolo

Ricorre oggi la memoria liturgica di santa Elena Guerra, grande propagatrice del culto alla terza persona della SS. Trinità, necessario per il rinnovamento della terra e la salvezza delle anime. Un culto che Leone XIII favorì in più modi, dietro esortazione della stessa santa.

Ecclesia 11_04_2025

«Se il clero coltivasse nelle anime la devozione allo Spirito Santo, se il mondo si ravvivasse in questa devozione, un’ondata di grazia potrebbe rinnovare i prodigi del Cenacolo di Gerusalemme, nell’efficacia dell’apostolato tra gl’infedeli, gli eretici, gli erranti!». Questa è una delle tante esortazioni scritte da santa Elena Guerra (23 giugno 1835 – 11 aprile 1914) a proposito della necessità di risvegliare nei fedeli il culto e quindi l’invocazione dello Spirito Santo, alla base delle meraviglie che resero possibile lo sviluppo straordinario della Chiesa primitiva.

L’11 aprile di questo anno giubilare è anche la prima volta che si celebra la memoria liturgica di Elena Guerra dopo la sua canonizzazione (avvenuta il 20 ottobre 2024). E di certo, riscoprire l’opera di colei che è stata definita l’apostola dello Spirito Santo non può che contribuire a diffondere quella speranza a cui è dedicato l’attuale Giubileo.

Figlia di nobili, nata, cresciuta e morta a Lucca, Elena aveva avvertito un grande trasporto verso la terza persona della Santissima Trinità già da bambina, precisamente dopo la Cresima, all’età di otto anni: «Da allora – come scriverà nel suo diario, ormai matura – quando mi trovavo in chiesa per la novena di Pentecoste, mi sembrava di essere in paradiso». Questo amore allo Spirito Santo, dopo la Prima Comunione, si tradusse nel desiderio di ricevere ogni giorno l’Eucaristia, desiderio che poté tradurre in pratica grazie a un permesso che all’epoca non era scontato.

L’amore di Dio, a sua volta, alimentò quello verso il prossimo, sia come servizio ai poveri e ai malati sia per la salvezza delle anime. Elena formò delle aggregazioni laicali femminili e a un certo punto, dopo aver superato una grave malattia, venne ammessa tra le Dame della Carità di san Vincenzo. E quando a Lucca scoppiò un’epidemia di colera, andava a visitare i malati, offrendo loro conforto fisico e spirituale. C’era chi, al suo passaggio, diceva: «Ecco la signorina santa».

Elena fondò un istituto dedicato alla patrona di Lucca, santa Zita, e dedito all’educazione cristiana delle ragazze. Questa originaria comunità laica – composta da insegnanti volontarie che non professavano voti – si evolvette nella congregazione religiosa delle Suore Oblate dello Spirito Santo. Tra le centinaia di allieve di Elena Guerra e delle altre Oblate la più celebre fu un’altra grande gloria lucchese, santa Gemma Galgani (1878-1903), che con la Guerra condivide anche il dies natalis, l’11 aprile.

Ma al di là di questa celeste coincidenza, è bene ritornare sull’opera per cui la nostra Elena è più conosciuta, appunto la propagazione del culto al Paraclito. Constatando quanto questo stesso culto fosse trascurato nella Chiesa dell’epoca (ma il discorso si può chiaramente allargare a quella odierna), la santa s’impegnò a diffonderlo personalmente attraverso la scrittura e la stampa di diversi opuscoli. Già nel 1865 scrisse la Pia Unione di preghiere allo Spirito Santo, per impetrare la conversione degli increduli. Poi, nel 1889, fece stampare un libretto intitolato Il Nuovo Cenacolo, con una novena allo Spirito Santo. Libretto che cinque anni più tardi fece avere, tramite un amico prelato, a Leone XIII.

Fu proprio papa Pecci il grande destinatario delle periodiche suppliche di Elena Guerra, alle quali il Santo Padre diede seguito con la pubblicazione, nell’arco di sette anni, di tre fondamentali documenti pontifici sullo Spirito Santo: il breve apostolico Provida Matris (5 maggio 1895), l’enciclica Divinum illud munus (9 maggio 1897), la lettera Ad fovendum in christiano populo (18 aprile 1902).

Si conservano tredici lettere che la santa scrisse a Leone XIII, la prima delle quali datata 17 aprile 1895, in cui Elena esprimeva il desiderio che già quell’anno si facesse la novena di Pentecoste accompagnata, dove possibile, dalla predicazione della dottrina sullo Spirito Santo e da esortazioni ai fedeli a seguire le ispirazioni del Paraclito. In quella stessa missiva, la santa osservava: «Si raccomandano tutte le devozioni – e va bene – ma di quella devozione, che secondo lo spirito della Chiesa, dovrebbe essere la prima, si tace. Si fanno tante Novene, e va bene, ma quella Novena che per ordine del Salvatore medesimo, fu fatta anche da Maria SS. e dagli Apostoli, è ora quasi dimenticata. Si lodano dai Predicatori tutti i Santi, e va bene, ma una predica in onore dello Spirito Santo, che è quello che forma i Santi, quando mai si ascolta?».

Leone XIII, come accennato, corrispose prontamente già a quella prima supplica, pubblicando a pochi giorni di distanza il breve Provida Matris, in cui esortò i cristiani a fare la novena di Pentecoste, anche con il fine della «riconciliazione dei fratelli dissidenti», cioè degli scismatici. Fu una grande consolazione per la santa, la quale pure – dietro i ripetuti inviti di una sua umile consorella, di nome Erminia, una mistica giudicata degna di fede da mons. Giovanni Volpi (confessore della stessa Elena Guerra e servo di Dio) – continuò a scrivere al Papa, riferendogli che Dio stesso aveva chiesto che fosse «maggiormente diffusa la devozione al Divino Spirito». In particolare la fondatrice delle Oblate spiegava a Leone XIII che quella sua buona consorella, le cui parole erano confermate da segni precisi, «ripeté che il Signore vuole tutti gli anni nelle nostre Chiese, anche nelle Chiese di tutto il mondo, nove giorni di fervide preghiere allo Spirito Santo, con predicazione, dove è possibile, della divina Parola».

Nelle missive di Elena Guerra il linguaggio è sempre molto diretto, volto a sottolineare la gravità dei tempi e la necessità del culto allo Spirito Santo come rimedio per la Chiesa e il mondo intero. Il Signore vuole infatti dal Papa – scriveva la santa nella lettera del 6 novembre 1896 – «che egli procuri presto un risveglio universale di tanti tiepidi cristiani, e la conversione di tanti traviati; e in quel modo che il demonio – nemico eterno di Dio – col mezzo di nefande società ha disteso su tutta la terra una setta infernale per far preda di anime, così ora il Papa – che è il vero amico di Dio – allarghi sempre, a salute delle anime, la rete di S. Pietro e apra ai fedeli un NUOVO CENACOLO, nel quale, investiti da superna virtù, si rendano atti ad opporsi a quel torrente di male, che erompe dalle tenebrose leggi della Massoneria».

La santa insiste sul fatto che la Chiesa formi un «Cenacolo Universale» e ininterrotto, che invochi lo Spirito Santo come già Maria Santissima e gli Apostoli fecero durante la prima novena della Chiesa nascente, quella tra l’Ascensione di Gesù e la Pentecoste.

Con l’enciclica Divinum illud munus e poi con la lettera Ad fovendum, Leone XIII diede ulteriore seguito alle richieste celesti di cui si faceva mediatrice la santa. La quale notava nelle sue lettere sia che molti si erano convertiti per aver abbracciato la devozione allo Spirito Santo, sia che le esortazioni del Papa erano tuttavia ancora troppo poco seguite anche all’interno del clero. Bisognerebbe recuperare tutto il tesoro di quelle lettere e di quei documenti pontifici, perché si affretti quella nuova Pentecoste che Dio ha promesso anche attraverso altri santi e necessaria per rinnovare la faccia della terra.



OGGI BEATA

Conchita, la mistica a cui Gesù rivelò la nuova Pentecoste

04_05_2019 Ermes Dovico

Nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe si terrà oggi la Messa per la beatificazione di Concepcion Cabrera, detta Conchita (1862-1937), madre di 9 figli, fondatrice delle «Opere della Croce» e autrice di 66 volumi manoscritti. Gesù le chiese di offrire i suoi dolori per la salvezza delle anime, in particolare per la santificazione dei sacerdoti, e le annunciò una nuova Pentecoste che «stupirà il mondo».