Egitto, il lungo inverno dei cristiani
Il 5 aprile c0è stato un violento scontro di religione nell'Egitto post-rivoluzionario. Nessuna pace nemmeno ai funerali di quattro vittime copte. il corteo è stato attaccato da una folla di islamici con pietre e molotov. Un cristiano è stato ucciso.
- Nuovi pretesti per uccidere i cristiani copti
Periferia del Cairo: un’altra strage di cristiani, un altro scontro violento di religione nel nuovo Egitto post-rivoluzionario. Non c’è stata pace nemmeno ai funerali delle quattro vittime cristiane copte, celebrate domenica: il corteo funebre è stato attaccato da una folla di islamici, armati di pietre e bottiglie molotov. Un altro cristiano è stato ucciso. Gli scontri sono continuati sporadicamente, per tutta la notte.
La tensione resta molto alta, nonostante gli appelli alla calma lanciati dal presidente Mohammed Morsi e alla sua telefonata al patriarca copto Tawadros II, in cui gli esprimeva tutta la sua solidarietà.
La violenza, che covava sotto le ceneri da tempo, è scoppiata il 5 aprile (potete leggere i dettagli nell’articolo linkato). Ma in realtà queste violenze sono solo la punta di un iceberg, considerando la condizione quotidiana di discriminazioni e persecuzioni che i copti egiziani devono subire. Condizioni descritte magistralmente dall’autore egiziano Alaa Al Aswany, lo scorso gennaio, ben prima di questo pogrom.
Per attrarre l’attenzione di un pubblico islamico, anche fondamentalista e carico di pregiudizi anti-occidentali e anti-cristiani, Al Aswany ha deciso di camuffare il soggetto del suo articolo. Ha fatto credere al lettore, fino all’ultima riga, che si trattasse della descrizione della vita quotidiana di un egiziano musulmano in una nazione cristiana europea, in questo caso la Gran Bretagna.
In questo articolo “criptato” scrive, fra le altre cose, che: “Essere un musulmano in Gran Bretagna vuol dire che la maggior parte della gente non riconosce e non ama la tua religione. Quando pronunci il tuo nome e riveli la tua religione, generalmente ottieni una reazione negativa, che va dalla freddezza all’odio”. “Essere musulmano in Gran Bretagna vuol dire compiere tutti i tuoi sforzi nello studio, pur sapendo che, con tutta probabilità, non otterrai nemmeno un diploma, anche se ne meriti uno. Durante gli esami all’università, quando il tuo esaminatore leggerà il tuo nome musulmano, ti darà un voto peggiore rispetto a quello dei tuoi compagni di corso”.
“Essere musulmano in Gran Bretagna significa vivere l’inferno se proprio vuoi costruire una moschea in cui pregare. In molti casi, lo Stato e gli estremisti te lo impediranno, perché le leggi di Stato impongono limiti che possono rendere la sua costruzione un’impresa molto difficile. In effetti, queste leggi ti impediscono di riparare o restaurare ogni parte della moschea, anche i tubi dell’acqua, finché non ottiene una serie di permessi dalle autorità. Gli estremisti considerano la costruzione di una moschea come un attacco brutale alla loro fede e al loro onore. Nel momento in cui inizi a costruirne una, centinaia di estremisti compariranno dal nulla, l’attaccheranno e la bruceranno. E attaccheranno te, la tua famiglia e i tuoi bambini, insultandoti e dandoti dell’infedele”.
“Essere musulmano in Gran Bretagna vuol dire vivere nel pericolo di esser cacciato di casa dai tuoi vicini in ogni momento. Tutto quel che basta loro è mandarti una minaccia di morte e dirti che hai uno o due giorni di tempo per andartene. Se chiedi aiuto ai poliziotti, loro ti diranno: ‘Ti consigliamo di andartene per un po’, perché, ad essere onesti, non possiamo proteggere la tua incolumità”. “Essere musulmano in Gran Bretagna significa che, se vivi in un quartiere povero, ai tuoi vicini basterà gridare sotto le tue finestre: ‘Questo infedele insulta la nostra religione su Facebook!’ e i tuoi vicini estremisti lo coglieranno come un segnale di attacco, circonderanno la tua casa e faranno del male a te e alla tua famiglia”.
“Essere un musulmano in Gran Bretagna, significa vedere un estremista che strappa il tuo libro sacro in televisione e dice che ne regalerà uno ai suoi bambini, perché ci urinino sopra”. “In quanto musulmano in Gran Bretagna, devi chiedere l’appartenenza religiosa a una ragazza, prima di innamorartene, se non vuoi che la tua storia d’amore finisca in tragedia”. Ebbene, conclude Alaa Al Aswany: “Caro lettore, questo articolo contiene un errore volontario. Prego, cambia le parole ‘Gran Bretagna’ con ‘Egitto’, la parola ‘musulmano’ con ‘copto’, la parola ‘moschea’ con ‘chiesa’ e rileggi tutto da capo, per scoprire cosa voglia dire essere un cristiano copto nell’Egitto di oggi”.