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AMERICA LATINA

Ecuador in ostaggio di una coalizione fra sinistra e narcos

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Ecuador, proclamato lo stato d'emergenza. Rivolta dei narcos contro il presidente Noboa. La sinistra, con l'ex presidente Correa, era complice dei criminali.

Esteri 11_01_2024
Ecuador, evacuazione della TC Television (La Presse)

Ecuador nel pieno della guerra civile tra democratici e alleanza tra sinistre e cartelli della droga, uscite perdenti dalle elezioni dello scorso autunno. Le immagini di come un commando armato di 13 uomini abbia interrotto la trasmissione dell'emittente ecuadoregna TC di Guayaquil martedì 9 gennaio, il più drammatico esempio recente di una nuova esplosione di violenza nel paese sudamericano, ha fatto il giro del mondo. Le massime istituzioni europee devono farsi un serio esame di coscienza e trarre le conseguenze del caso.

Il Presidente ecuadoregno Daniel Noboa aveva vinto le elezioni presidenziali dello scorso ottobre contro Luisa González, scelta dall’ex presidente socialista ed alleato dei narcotraficanti Rafael Correa, proprio con la promessa una linea dura contro i crimini violenti e il traffico di cocaina nel paese.

Negli ultimi anni sono aumentati sia la produzione che il consumo di cocaina a livello mondiale, si legge sia nel Rapporto mondiale sulla cocaina 2023 delle Nazioni Unite, il Report ONU sul consumo di droghe nel 2023. Il mercato della droga ha un valore globale stimato tra i 400 e i 600 miliardi di dollari, in Europa mercato al dettaglio della cocaina vale tra i 7,6 e i 10,5 miliardi di euro, secondo Europol. La crescita del mercato ha fatto aumentare le rotte anche attraverso l'Ecuador, che confina con la Colombia, paese che rimane il maggior produttore mondiale di cocaina. Secondo i ricercatori di InsightCrime, i porti ecuadoriani sono i punti partenza della gran parte della cocaina nazionale e colombiana destinata agli Stati Uniti e all'Europa. Con la crescita del mercato della droga, il riciclaggio di denaro è divenuto la seconda economia criminale più diffusa in Ecuador con 3,5 miliardi di dollari riciclati, secondo il report di ottobre 2023 dell'Osservatorio ecuadoriano della criminalità organizzata (OECO).

In questo contesto, il Presidente Noboa, insediatosi lo scorso novembre, aveva presentato il suo "Piano Phoenix" per la sicurezza e la lotta al narcotraffico, che comprende una nuova unità di intelligence, armi tattiche per le forze di sicurezza, nuove prigioni di massima sicurezza e il rafforzamento della sicurezza nei porti e negli aeroporti, dal costo previsto di 800 milioni di dollari.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno un inizio chiaro, domenica 7 gennaio la polizia aveva dichiarato che Adolfo Macias, leader della banda criminale dei “Los Choneros”, era scomparso dal carcere di Guayaquil  dove stava scontando una condanna a 34 anni. Lunedì 8 gennaio si sono verificati episodi di violenza in almeno sei carceri, con 150 o più guardie e altro personale presi in ostaggio dai detenuti, in altre prigioni i carcerati sono scappati e solo in parte ri-catturati.

Martedì 9 gennaio la violenza si è estesa alle strade, con sette agenti di polizia rapiti in incidenti in tutto il Paese e cinque esplosioni, confermate in diverse città, anche se non ci sono stati feriti. Noboa ha dichiarato lo stato di emergenza per 60 giorni, consentendo il pattugliamento militare, anche nelle carceri e stabilendo un coprifuoco nazionale notturno. I Vescovi cattolici dell’Ecuador sono scesi immediatamente al fianco delle scelte del presidente della repubblica, dichiarando che la violenza dei narcotrafficanti «non prevarrà».

Il presidente Noboa il 3 gennaio aveva già annunciato di voler organizzare un plebiscito con diverse proposte sulla sicurezza nel corso dell'anno 2024, chiedendo ai cittadini se il governo debba annullare il divieto di estradizione dei cittadini ecuadoregni ricercati all'estero per reati violenti e traffico di stupefacenti e se si debba autorizzare il sequestro dei beni dei sospetti criminali, tutte misure che metterebbero a rischio non solo i capi del narcotraffico ma anche le loro ricchezze.

Nel decreto dello stato di emergenza nel paese, tra le organizzazioni pericolose per lo Stato che l’esercito deve «neutralizzare», si nominano anche la banda dei famigerati Latin Kings, a cui proprio l’ex presidente socialista del paese, Rafael Correa aveva riconosciuto la personalità giuridica di organizzazione benefica. Nel 2020 Correa era stato processato e condannato per corruzione e fiancheggiamento delle bande narco-criminali del paese e condannato a 8 anni di carcere, in contumacia, dal 2017 vive da uomo libero in Belgio dove, dallo scorso aprile 2023 gli è stato concesso lo status di rifugiato politico.

Il Governo belga, dal 1° gennaio alla guida del semestre di presidenza del Consiglio europeo, il presidente del Consiglio EU ed ex Primo Ministro belga Charles Michel e il Commissario europeo alla giustizia Didier Reynders, già ex ministro in Belgio, sono così complici con coloro che attentano alla democrazia dell’Ecuador. Non c’è alcun dubbio che proprio il loro protetto Rafael Correa sia il massimo rappresentante della simbiosi tra la sinistra politica e le bande di narcotraffico ecuadoregne.  

Ieri la polizia e l’esercito hanno annunciato i primi 70 arresti, la guerra di liberazione dell’Ecuador dalla sinistra narcotrafficante sarà lunga, da Bruxelles invece ci attendiamo scelte definitive nelle prossime ore (se esiste ancora rispetto istituzionale e serietà).