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RETROSCENA

Ecco i 5 che manovrano per un super Stato europeo

Sulla scena europea la vera posta in gioco non è l’eventuale bancarotta della Grecia, un temporale mascherato da tempesta di cui non a caso le Borse non si preoccupano. La vera posta in gioco è piuttosto la battaglia per la riforma delle istituzioni europee. É su questo terreno che si combatterà la vera battaglia.

Politica 23_06_2015
Mario Draghi, presidente della Bce

Sulla scena europea la vera posta in gioco non è l’eventuale bancarotta della Grecia, un temporale mascherato da tempesta di cui non a caso le Borse (a partire da quella di Atene) non si preoccupano. La vera posta in gioco è piuttosto la battaglia che sta iniziando per la riforma delle istituzioni europee. Anche se il nostro governo dà l’impressione di non accorgersene, ossequiosamente seguito dai giornali e telegiornali di maggior peso, è su questo terreno che si sta per combattere la battaglia che davvero conta. Londra intende presentare all’ormai imminente vertice dei capi di stato e di governo dell’Unione una sua proposta in merito, che in queste ultime settimane Cameron si è recato a preannunciare in quasi tutte le capitali europee (clicca qui).

Con tale mossa Londra ha giocato d’anticipo mettendo sul tappeto la sua proposta prima  della presentazione ufficiale in quella medesima sede del rapporto dal titolo “Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa” che, come si legge sul sito della Commissione Europea, è stato preparato da Jean-Claude Juncker «in stretta cooperazione con Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz». In modo civettuolo i cinque si firmano soltanto con i loro nomi, ma come è noto si tratta rispettivamente dei presidenti della Commissione, del Consiglio Europeo, dell’Eurogruppo, della Banca  Centrale Europea e infine del Parlamento europeo. Tutto centrato sull’euro come motore di una marcia a tappe forzate verso un super-Stato europeo, il rapporto, già noto come “Documento dei cinque presidenti”, punta in una direzione ben diversa da quella che propone la Gran Bretagna, che tra l’altro non solo non fa parte della zona dell’euro, ma ha anche firmato i trattati europei con una clausola di riserva in forza della quale si è esclusa a priori dall’eventualità di entrarci.  

L’iniziativa dei cinque presidenti la dice lunga sulla sin qui irrefrenabile deriva tecnocratica (per non dire neo-autoritaria) delle istituzioni europee così come sono adesso.  L’ambito più adeguato per avviare il dibattito su un documento del genere, che è tipicamente politico, sarebbe il Parlamento europeo, che è l’unica istituzione europea legittimata dal suffragio diretto dei cittadini. E resta anche da domandarsi se un gruppo autonominato di grandi notabili, come sono i suoi firmatari, avrebbe titolo di presentarlo. I cinque invece, uno dei quali è per di più il presidente del Parlamento europeo, non hanno esitato un attimo a rivolgersi direttamente al Consiglio dei capi di Stato e di governo. D’altra parte già la semplice lettura del sommario del rapporto la dice lunga sulla filosofia politica dei suoi autori. Dei cinque punti in cui il rapporto si articola quello relativo alla “Responsabilità democratica, legittimità e rafforzamento istituzionale” è l’ultimo. 

I temi degli altri quattro sono nell’ordine: 1. Caratteristiche di un’Unione economica e monetaria approfondita, autentica ed equa; 2.Verso l’Unione economica: convergenza, prosperità e coesione sociale; 3. Verso l’Unione finanziaria: un sistema finanziario integrato per un’economia integrata; 4. Verso l’Unione dei bilanci: un quadro per delle politiche di bilancio sane e integrate. Per chi voglia saperne di più il rapporto è accessibile in francese, inglese e tedesco sul sito della Commissione. Sin dalla sequenza degli argomenti, dalla scelta dei termini e dall’uso delle maiuscole il sommario dà già ad ogni modo il sentore dell’ispirazione del progetto. La lettura del documento conferma che, a quanto pare inconsapevoli della cause sia immediate sia profonde della crisi dell’Unione Europea, i suoi autori insistono a proporre come via d’uscita il traguardo della sua trasformazione in un super-Stato con scarsa se non nulla legittimazione democratica e con gli Stati membri ridotti a prefetture di Bruxelles (o più esattamente di Berlino).  Forse sarebbe il caso di preoccuparsene.