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IL PARADOSSO NORVEGESE

E' persino troppo banale smentire l'ideologia gender

Anni fa, il documentarista Harald Medlal Eia, aveva realizzato per la Tv norvegese un video che smaschera e mette alla berlina la dottrina gender. In pratica chi ancora ritiene che maschilità e femminilità siano solo stereotipi culturali è considerato superato dagli studi, oltre che dalla realtà.

Cultura 09_02_2015
Harald Eia

Le cose sono andate suppergiù così. C’è uno che vive nel Paese più avanzato del mondo e da poco una nuova scoperta sta invadendo i media e le scuole: la terra è piatta. Il tizio allora si mette in viaggio verso Ovest, per vedere quand’è che cadrà di sotto. Invece, viaggia che ti viaggia, si ritrova al punto di partenza. Così, pensa: ma come, qui ci insegnano la gran novità della terra piatta, e che l’idea che sia tonda, come si è sempre creduto fin dai tempi di Eratostene, ci viene in realtà inculcata fin dall’infanzia; ma allora com’è che viaggiando sempre a Ovest sono arrivato a Est?

Ebbene, una cosa del genere è accaduta in Norvegia, il posto in cui la parità tra i sessi è massima. Il comico Harald Meldal Eia, star televisiva locale, si è incuriosito quando ha visto le statistiche nazionali, secondo le quali il 90% degli infermieri è femmina, mentre il 90% degli ingegneri è maschio. Secondo l’ideologia gender le cifre dovrebbero essere fifty-fifty in ogni mestiere. Invece, proprio dove l’accesso alle professioni è più libero e uno può scegliere quella che vuole, le femmine si indirizzano verso lavori classicamente femminili e i maschi verso lavori classicamente maschili. Avendone le possibilità, Harald ha confezionato un documentario intitolato (traduco): «Lavaggio del cervello. Il paradosso dell’eguaglianza di genere». Se avete quaranta minuti, guardatelo su YouTube sottotitolato in italiano (qui). Io l’ho trovato in un articolo di Federici Cenci su Zenit.org.

Harald, con la faccia di Bertoldo ma in assoluta buona fede, è andato a chiedere lumi alla ricercatrice Cathrine Egeland, esperta di temi di lavoro, e a Jorgen Lorentzen del Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Genere dell’università di Oslo. I due hanno risposto unanimi che gli studi sulla diversità biologica tra maschio e femmina sono da ritenersi superati e che, in realtà, lo «stereotipo» viene inculcato alle creature per via culturale. Stesso discorso una ex ministro per le pari opportunità. Harald, perplesso, intervista i suoi bambini, due femmine e un maschio, e quelli rispondono che loro sono nati così. Per riprova li porta in un negozio di giocattoli e chiede al bimbo perché la bambola non gli piace. Quello replica che lui non è mica una femminuccia. Sarà, pensa Harald, però gli esperti dicono che sono stato io a mettervelo in testa, anche se a me non risulta.

Poiché ad Harald la tivù paga le inchieste, prende l’aereo e va a San Francisco e poi a Cambridge, dove interroga i massimi esperti mondiali di biologia umana. Di più: gli fa vedere il video delle interviste che ha fatto agli esperti norvegesi di gender. Visti e ascoltati i video, a san Francisco e a Cambridge restano allibiti. Gli fanno vedere gli studi «superati» e gli dicono che in verità sono i più recenti e accreditati. Dai quali risulta che un neonato di un giorno (avete letto bene: un giorno) è attratto dai giocattoli maschili, mentre una neonata della stessa età è attratta dalle facce delle persone. Gli mostrano bambini di nove mesi lasciati liberi di gattonare tra i giochi: stesso risultato. Harald fa perfidamente notare agli spettatori che dal Trinity College di Cambridge (dove è andato) sono usciti ben 32 premi Nobel. Poi torna in Norvegia e mostra agli esperti di prima i risultati della sua inchiesta. Questi, ovviamente, se ne fanno un baffo e rispondono con slogan. Anzi, si chiedono stizziti perché mai ci sia gente che insiste con la biologia, disciplina che è «superato» ritenere che abbia qualcosa a che fare con le differenze tra maschi e femmine. Harald saluta e se ne va.

Però manda in onda il documentario sulla tivù nazionale. La quale è vista in tutta la Scandinavia. Ne è nato un dibattito che è durato mesi ed è finito così: nel 2011 i governi locali hanno sospeso i finanziamenti al Nordic Gender Institute, punta di lancia dell’ideologia omonima. Ma, come sappiamo, i sostenitori della terra piatta hanno soldi e appoggi internazionali potenti. La novità perciò verrà diffusa nelle scuole e sarà messo in galera chi oserà affermare che la terra è tonda. Personalmente, mi preoccuperei più per la seconda minaccia. Infatti, i pargoli, pur indottrinati, che la terra è sferica prima o poi lo scopriranno da soli.