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INTERVISTA/TREMONTI

«È la crisi dell'ideologia globalista: la soluzione non è la finanza, ma il lavoro»

«Dopo le guerre abbiamo avuto i razzi, la penicillina, i computer. E dopo il Covid troveremo un mondo meno forsennatamente globalizzato». La Nuova BQ parla con Giulio Tremonti di Europa e di che cosa ci aspetta dopo il Coronavirus: «La follia finanziaria si sta sviluppando, non capiscono che la soluzione non la trovi nella finanza, ma nella realtà e cioè nel lavoro. Prima erano “mercatisti” poi “austeristi” e adesso si riscoprono “debitisti”. Adesso che l'età dell'oro è finita, potrebbe esserci un ritorno delle patrie: famiglie, comunità e tradizioni». 
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Attualità 14_04_2020

"Sul frontone degli Archivi nazionali di Washington c'è scritto what's past is prologue - 'Il passato è il prologo'. E' un verso tratto da Shakespeare, si trova nell'atto secondo del "La tempesta". La tempesta, non a caso". Comincia così, con una citazione che ricorda come passato e presente vadano letti in una logica di successione e di continuazione, il colloquio del La Nuova BQ con Giulio Tremonti sulla crisi provocata nel mondo dal coronavirus. L'ex ministro dell'Economia lo dice e lo scrive da anni che esistono i tornanti della Storia e non per forza sono tutti positivi e progressivi. In queste settimane di trattative all'Eurogruppo, con la proposta degli Eurobond sul tavolo, tanti lo cercano per avere un parere o un commento sulla situazione. E la cosa non stupisce: in un momento nel quale emerge come non mai quanto possa essere nocivo per il Paese il dilettantismo nei ruoli di responsabilità, cresce il bisogno di ascoltare figure competenti ed autorevoli come la sua. 

Professore, questa è la prima grande epidemia del mondo globalizzato. Il virus si è diffuso da un mercato del pesce a Wuhan ma in Europa lo ha portato un manager tedesco di una multinazionale. Che impatto avrà tutto questo sulla psicologia finora esclusivamente positiva relativa alla globalizzazione? 
Le vecchie pestilenze erano lente perché viaggiavano a piedi con le pulci ed i topi. Questo virus, invece, si muove in aereo. La storia è piena di incidenti e cambiamenti drammatici improvvisi. Wuhan 2020 può essere paragonata a Sarajevo 1914: un luogo sperduto ed ignoto, un fatto in sé drammatico ma circostanziato a cui per due mesi e mezzo non viene dato il successivo peso e che poi diventa la fine della Belle Époque e l'inizio della Grande Guerra. Oggi stiamo assistendo alla fine di un mondo, non del mondo. Per essere chiari: la pandemia sarà abbattuta perché prima o poi arriveranno i vaccini. Ma quando, finita questa fase di passaggio estremamente drammatica, usciremo di nuovo di casa, troveremo un mondo diverso, meno forsennatamente globalizzato di prima. 

Come sarà questo nuovo mondo?
Mentre la globalizzazione ha rappresentato finora l'utopia del non luogo e quindi ha significato il superamento degli Stati, probabilmente la frenata di questo processo determinerà la riemersione - se non degli Stati - dei territori. Di nuovo un paragone storico: l'idea di patria nasce nell'Ottocento in risposta alle novità standardizzanti della Rivoluzione portate in giro per l'Europa dalle truppe napoleoniche. Quest'ondata rivoluzionaria nel Vecchio Continente veniva accolta dal popolo con incendi agli archivi conservati nei castelli e con l'erezione di alberi della libertà in un clima di festa continua ed inebriante che ha ben descritto Friedrich Hölderlin. Lo stesso clima di festa che ha accompagnato per circa 30 anni la globalizzazione. Adesso che l'età dell'oro è finita, potrebbe esserci un ritorno delle patrie e con ciò intendo famiglie, comunità e tradizioni.

E a livello economico?
Talvolta, dopo le crisi c'è spazio per grandi possibilità ed opportunità. Dopo le guerre, ad esempio, abbiamo avuto i razzi, la penicillina, i computer ed il boom delle automobili. Dunque, potrebbe esserci un'accelerazione dello sviluppo ma la fase di passaggio, come detto, sarà estremamente drammatica: ci sarà meno turismo, ad esempio. Ci saranno anche lati positivi ed uno di questi è che ci sarà più Stato. Tuttavia, quest'ultimo non può essere uno 'Stato criminogeno' (titolo di un suo libro del 1997 sull'inflazione legislativa, ndr), al contrario, deve garantire più libertà e meno regole per stimolare lo sviluppo. Serve uno Stato che faccia davvero lo Stato e serve un settore privato a cui - nel rispetto della legge penale - sia consentito di avere il massimo grado di libertà.

A proposito di questo: il Governo non ha fatto in tempo ad annunciare misure emergenziali per lavoratori ed imprese che già sembra mettersi in moto la macchina della burocrazia a rendere tutto più complicato. Si può dire che mai come in questo momento potrebbero risultare fatali per le sorti del Paese i vincoli ed i ritardi imposti da quello 'Stato criminogeno' che denuncia da decenni?
La burocrazia non è il solo fattore di caos. Un altro dei fattori principali è la politica. Guardiamo l'esempio del Decreto Cura Italia: è sconfinato, nel testo originario conteneva 127 articoli! In Parlamento, inoltre, sono stati presentati più di mille emendamenti, molti dei quali della stessa maggioranza. Anche il decreto Liquidità, che è illeggibile, sarà ulteriormente emendato. Insomma, questi tempi lunghi stridono con l'urgenza della situazione. Eppure, l'adozione di un decreto-legge presuppone la volontà di apportare un intervento tempestivo con effetti immediati. Qui, invece, siamo di fronte all'ideologia della legge che è una degenerazione del potere. 

Facciamo un passo indietro: nel suo 'Il fantasma della povertà' - uscito all'indomani della firma del Wto quando la marcia della globalizzazione veniva data da tutti per inarrestabile e se ne osservavano solo i lati positivi - metteva in guardia sulla possibile apparizione di 'demoni' all'orizzonte della Storia. Prima di quest'epidemia, c'era già stata la crisi economica del 2008. 
Quello fu il primo colpo alla globalizzazione. Al G20 si confrontarono due ipotesi politiche diverse per affrontare le crisi: da una parte, quella del Governo italiano (portata avanti dallo stesso Tremonti, all'epoca ministro dell'Economia, ndr), dall'altra quella della finanza internazionale. La crisi, dissi, è come il mostro dei videogame: lui compare, tu lo combatti, lo sconfiggi e mentre ti godi la vittoria, ecco che subito ne spunta un altro più forte del precedente. Che cosa fare, quindi? Proposi di passare dal free trade al fair trade, ovvero di abbandonare l'idea dominante secondo cui è solo il prezzo a dover essere giusto per sposare il principio più saggio in base a cui è necessario che sia giusta anche la catena di produzione. Volevo un mercato non solo libero, ma libero ed anche giusto, capace di tenere in considerazione il rispetto delle regole sociali. Al G20 questa proposta si tradusse in una bozza di trattato multilaterale, il Global Legal Standard, che venne votata dall'assemblea dell'Ocse e che all'articolo 4 prevedeva, non a caso, il rispetto delle regole ambientali ed igieniche. 

Ed eravamo nel 2009.
In opposizione al Global Legal Standard, il mondo della finanza creò il Financial Stability World la cui logica era basata sull'assenza di regole, se non qualcosina per la finanza. La vittoria del secondo sul primo significò la vittoria di Creso - simbolo del potere del denaro - sull'Imperatore - simbolo del potere politico - e garantì alla globalizzazione più sfrenata di sopravvivere per altri dieci anni. Vinse la finanza senza regole ed il risultato è stato che ci ritroviamo un decennio buttato alle spalle, un decennio di cui stiamo raccogliendo oggi i frutti avvelenati: non abbiamo avuto né la sconfitta del mostro né la stabilità. 

Torniamo all'oggi: nell'introduzione alla nuova edizione appena uscita del suo "Le tre profezie" c'è un paragone tra la Bce e Picasso.
La svolta cubista inaugurò la rappresentazione artistica di una realtà che supera l'apparenza naturale. In questi anni nella Banca Centrale Europea abbiamo visto all'opera Picasso, il Picasso dell'economia: ha trasformato i solidi in liquidi, il capitale in debito, mettendo i tassi a zero o sotto zero. Non c'è più alcun legame con la realtà. Ma le pare possibile che venga accolta come una buona notizia l'acquisto di junk bond da parte della Bce? La crisi del 2008 fu innescata proprio dai junk-bond, ovvero titoli spazzatura. C'è una follia finanziaria che si sta sviluppando. Non capiscono che la soluzione non la trovi nella finanza, ma nella realtà e cioè nel lavoro. Il mondo dell'ultimo trentennio è stato dominato dal mercatismo, forma radicalizzata del liberalismo, che ha portato la finanza a sostituire l'economia ed il mercato a sostituire lo Stato. Quest'ideologia della globalizzazione è stata considerata obbligatoriamente positiva e progressiva, invece, come sempre è stato nella storia, i tornanti a volte arrivano, mettendo in discussione paradigmi ormai dati per scontati. 

Alla luce di ciò, ci sarà un ricambio delle classi dirigenti?
La Storia è ricca di miti e simboli che raccontano di improvvisi cambiamenti. Pensiamo alla cacciata dal Paradiso terrestre o al Diluvio universale. Ecco, l'immagine dell'arca aiuta a comprendere efficacemente un aspetto della realtà presente e di quella incombente: dopo la tempesta, ci sarà un'arca ed io spero che ci saliranno sopra quelli che meritano di salirci. Stiamo assistendo al crollo delle nostre classi dirigenti eppure questi stessi soggetti, nonostante il fallimento,  sembrano avere tutta l'intenzione di voler comandare ancora. Prima erano 'mercatisti' poi 'austeristi' e adesso si riscoprono 'debitisti'. Al primo incidente, dall'ossessione mercatista sono passati alla passeggiata di Deauville (crisi delle banche dopo l'annuncio Merkel-Sarkozy sul private sector involvement, ndr), poi c'è stata la Troika in Grecia, il primo vero colpo all'Europa nata sulla solidarietà; dopodiché hanno visto che non funzionava ed hanno deciso di salvare l'euro. In realtà, l'euro l'hanno salvato da loro stessi visto che il caos era causa loro. Quegli stessi che nel 2011 inviarono all'allora Governo italiano la famosa lettera che imponeva non il pareggio di bilancio, ma addirittura l'anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013, oggi ti dicono tranquillamente che devi fare debito. Per questo, credo che sarebbe utile se all'ingresso dell'arca ci fosse qualcuno che sa usare Google e che sia in grado di controllare cosa hanno fatto, detto e scritto quelli che si metteranno in fila per salire. Va bene concedergli un posto, ma che almeno si eviti di fargli fare di nuovo i nocchieri!