E in Slovacchia il Papa riabilita il vescovo "gay"
La visita di papa Francesco in Slovacchia si chiude con la riabilitazione davanti all'opinione pubblica dell'ex vescovo di Trnava, Robert Bezák, deposto da Benedetto XVI nel 2012 e accusato di aver anche creato una rete di preti omosessuali. Imbarazzo nella Conferenza episcopale.
Dal punto di vista canonico ed ecclesiastico non si può parlare di vera e propria riabilitazione, ma dal punto di vista dell’opinione pubblica e della percezione generale la riabilitazione è piena quanto sconcertante. Stiamo parlando del vescovo “gay” slovacco Robert Bezák, deposto nel 2012 da papa Benedetto XVI e ora rimesso di fatto in sella da papa Francesco nel corso della visita pastorale in corso in Slovacchia. Tanto che stamattina, come ha comunicato la nunziatura apostolica all’episcopato slovacco, è tra i vescovi concelebranti alla Messa finale del Papa in terra slovacca.
Indubbiamente la foto dell’incontro avvenuto lunedì in nunziatura tra il Papa, Bezák e i suoi familiari è destinata in Slovacchia ad avere un impatto ben maggiore che non tutti gli incontri ufficiali di questi giorni, che tra l’altro hanno visto una presenza di fedeli ben al di sotto delle aspettative.
La vicenda di monsignor Bezák in effetti è controversa e l’iniziativa del Papa riapre una ferita che si stava faticosamente rimarginando dopo che dieci anni fa aveva profondamente diviso la Chiesa slovacca.
Bezák era stato nominato vescovo di Trnava nel 2009, a 49 anni, il più giovane vescovo del suo paese, presentandosi come un pastore aperto, attento alle questioni sociali, deciso a governare con trasparenza. Era l’antitesi del suo predecessore, Jan Sokol, ritiratosi per limiti di età ma con l’ombra di accuse pesanti per presunti rapporti ambigui con i servizi segreti del passato regime comunista e per una gestione oscura delle finanze della diocesi. Accusa quest’ultima amplificata dalle denunce alla Santa Sede dello stesso monsignor Bezák. Ma ben presto le ombre si addensano anche sulla testa del giovane vescovo di Trnava che, nel giugno 2012, viene invitato a dimettersi e, al suo rifiuto, viene prontamente sollevato dall’incarico pastorale.
Cosa era successo? Bezák ha sempre mantenuto di non aver mai ricevuto una motivazione ufficiale del provvedimento, anche se alcune contestazioni di sue posizioni dottrinali in materia di morale sessuale erano state esplicitamente fatte. E per questo motivo una parte della Chiesa slovacca reagì con forza al provvedimento della Santa Sede. Si è parlato anche per lui di una gestione discutibile dei beni economici della diocesi, ma in realtà il motivo principale della decisione vaticana è da ricercarsi nell’omosessualità praticata da Bezák, documentata anche nel libro del sacerdote polacco Dariusz Oko dedicato alla omoeresia e all’attività della lobby gay nella Chiesa.
Era molto diffusa la convinzione che Bezák frequentasse palestre e saune di chiara tendenza, ma non solo: come vescovo era anche ritenuto responsabile di aver contribuito al formarsi di una rete di preti omosessuali. Nel corso degli anni tale aspetto è diventato sempre più chiaro tanto che a mobilitarsi in sua difesa sono rimasti in Slovacchia soprattutto ambienti liberal esterni alla Chiesa.
Intanto Bezák - che negli ultimi anni ha insegnato religione in un liceo protestante di Bratislava - riusciva già nel 2014 a consegnare una sua lettera al Papa, che infatti lo ha ricevuto in Vaticano nell’aprile 2015, e da lì è continuato un rapporto familiare che ha portato agli sviluppi di questi giorni. Proprio in previsione della visita in Slovacchia, papa Francesco aveva invitato lo scorso 24 giugno monsignor Bezák in Vaticano, dove l’ex vescovo di Trnava con il Papa ha concelebrato e cenato.
Sebbene oggi la Conferenza episcopale slovacca sia unita nel giudizio negativo su monsignor Bezák, papa Francesco ha di fatto imposto la sua riabilitazione pubblica, i vescovi sono stati soltanto avvisati della sua presenza tra i concelebranti alla Messa di chiusura della visita pastorale. Negli ultimi giorni si era anche ventilata l’ipotesi della riassegnazione di una diocesi, ma è stato lo stesso Bezák a smentire in una intervista televisiva martedì 14 settembre alla principale rete slovacca, sebbene si sia detto disponibile in futuro a ricevere una qualche nomina.
La situazione creatasi ora per la Chiesa slovacca è decisamente imbarazzante, tanto più che si parla di documenti e testimoni che confermerebbero che monsignor Bezák abbia continuato in questi anni ad avere comportamenti inappropriati, tanto per usare un eufemismo. Ed è certo che i soliti ambienti ne approfitteranno per fare avanzare l’agenda della lobby gay nella Chiesa, anche se possiamo immaginare non fosse questa la vera intenzione del Papa.