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L'ANALISI

È in gioco l'anima della Gran Bretagna

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Davanti alle rivolte che si stanno moltiplicando nel Regno Unito, la risposta del premier Starmer è solo la repressione di una fantomatica "estrema destra". Non vuol vedere la vera radice di un conflitto che sta facendo implodere un Paese che ha perso la sua identità.

Editoriali 08_08_2024 English
Keir Starmer - LaPresse

La Gran Bretagna sta implodendo? È quello che sembra guardando i telegiornali con le immagini violente di manifestanti che spaccano e saccheggiano negozi, persone che vengono aggredite, auto ed edifici in fiamme e agenti di polizia in prima linea gravemente feriti. Il barbaro assassinio di tre ragazzine, appena in età scolare, che si stavano divertendo ad una lezione di danza, avvenuto lo scorso 29 luglio a Southport, da parte di un adolescente di origine ruandese - causa immediata dei disordini razziali - ha già lasciato 25 città in fiamme in sette giorni, con innumerevoli altre che si aggiungono di giorno in giorno.

Il Regno Unito sta affrontando i peggiori disordini degli ultimi dieci anni. Comprensibilmente, la preoccupazione immediata del governo è quella di ripristinare la legge e l'ordine. Ma la percezione diffusa è che il Paese si stia sgretolando e che le cose siano destinate a peggiorare. Tutti sanno che le braci dell'insoddisfazione covano sotto la cenere da molto tempo e lo erano ben prima di questa estate. Il problema è ammetterlo. Il tragico episodio di Southport ha fatto semplicemente da detonatore, e non è un caso che molte delle violenze siano state dirette contro la comunità musulmana, sebbene il responsabile di Southport non risulti legato all’islam.

Se questi risentimenti radicati non vengono affrontati con un'agenda politica appropriata, come purtroppo sembra probabile, la Gran Bretagna rischia di precipitare nell'anarchia o – come prevedono alcuni esperti - di arrivare troppo tardi per evitare di diventare uno Stato islamico. In sostanza, potrebbe non esserci "sempre un'Inghilterra".

I disordini sono la prima crisi per Keir Starmer, che è diventato leader del Regno Unito un mese fa dopo che il suo partito laburista ha sconfitto i conservatori alle elezioni generali. Vuole dare prova di sé e dimostrare che è in grado di guidare la Gran Bretagna attraverso l'attuale tempesta. E attinge alla sua esperienza passata: nel 2011, quando le violente proteste colpirono l'Inghilterra in seguito all’uccisione di Mark Duggan, un ventinovenne britannico di colore, da parte della polizia, Starmer era direttore delle procure. E fu protagonista della repressione delle proteste. Tenne i tribunali aperti 24 ore su 24 per processare i trasgressori e permise ai magistrati di emettere sentenze più lunghe e severe. Nelle conferenze stampa fa spesso riferimento a quel periodo, annunciando che un buon assaggio della stessa medicina risolverà il problema attuale della Gran Bretagna.

Ma Starmer deve essere l'unica persona nel Regno Unito a pensare che nulla sia cambiato dal 2011 o che il tessuto stesso della società britannica sia rimasto invariato. E la ricetta che propone – aumento dei poteri e delle forze di polizia, introduzione di nuovi reati, aumento delle pene detentive dopo processi accelerati facilitati da tribunali aperti 24 ore su 24 – non può che peggiorare la rabbia e la frustrazione della gente.
Ciò che a Starmer non è chiaro è che, come accade in tutte le rivolte, la maggior parte della violenza che si genera ha poco o nulla a che fare con l'incidente che le ha scatenate.

I rivoltosi non prendono di mira i musulmani perché hanno bisogno di un nemico per sfogare le loro frustrazioni. Invece ne hanno abbastanza delle politiche governative che privilegiano i gruppi di minoranza in ogni settore della vita pubblica, e delle forze di polizia che si guardano bene dal perseguire i criminali musulmani per paura di apparire razzisti, mentre accusano e puniscono i bianchi autoctoni di razzismo con pene severe. La cosiddetta “polizia doppiopesista” è una realtà quotidiana che non si riesce più a digerire. Scendere in piazza è un modo per far passare il messaggio. Evidentemente, Starmer, come i governi passati, non vuole affrontare la malattia ma si concentra su alcuni sintomi e così zittisce l'opposizione togliendole voce e libertà di movimento con una mossa tipica da regime comunista. Da questo punto di vista, le reazioni violente – certamente condannabili – fanno il gioco dell'establishment.

«Ma i cittadini non saranno facilmente messi a tacere questa volta. La barbarie di Southport ha toccato qualcosa di molto profondo - ha scritto Tom Slater in un articolo per Spiked -. Non solo nel Merseyside - dove i residenti hanno contestato Keir Starmer martedì, mentre si presentava per la sua foto di circostanza con la faccia triste - ma anche in tutto il Paese, la gente della classe operaia assiste al disfacimento della società mentre i politici si limitano a parlare per luoghi comuni».

Un funzionario pubblico britannico, che vuole rimanere anonimo a causa del suo coinvolgimento in un procedimento legale, ha dichiarato alla Bussola: «L'immigrazione illegale e legale ha cambiato profondamente la Gran Bretagna. I musulmani estremisti possono farla franca per crimini gravi nel Regno Unito. Non c'è stata una repressione massiccia o processi rapidi quando hanno adescato e violentato 1.400 ragazze a Rotherham (un caso clamoroso durato 16 anni e venuto alla luce nel 2014 con protagonista la comunità pachistana, ndr). In alcuni casi ci sono voluti anni per consegnare questi criminali alla giustizia. E più recentemente musulmani estremisti hanno partecipato a proteste pro-palestinesi gridando e tenendo cartelli che chiedevano di "uccidere tutti gli ebrei", ma non sono stati arrestati per crimini d'odio. I servizi sociali, la polizia, i servizi locali e il governo serrano i ranghi e non agiscono perché temono di essere considerati razzisti. I gruppi di minoranza come i musulmani, gli omosessuali, i transgender o i neri hanno un vantaggio sui nativi bianchi per quanto riguarda il lavoro, gli alloggi, le borse di studio e l'istruzione. I bianchi nativi cristiani sono attivamente discriminati. La gente ha espresso il proprio malcontento alle ultime elezioni. Per questo milioni di persone hanno votato per il partito Reform di Farage».

Starmer riduce tutto a un problema di “estrema destra”, che fomenterebbe i disordini, e sbaglia di grosso. Ammesso che ci siano tra i rivoltosi elementi di estrema destra, qui il problema va ben oltre la contrapposizione tra schieramenti politici e anche oltre le dispute razziali. In gioco c’è l’anima della Gran Bretagna, che ha cominciato a perdersi già dagli anni ’60 del secolo scorso con un forte processo di secolarizzazione. In teoria è ancora una nazione cristiana - la Chiesa di Inghilterra è Chiesa di Stato, i vescovi in Parlamento, una Costituzione cristiana, un re cristiano che è stato incoronato in una cerimonia cristiana – ma queste strutture non corrispondono più a una nazione che ha perso la sua identità cristiana. Una nuova morale fasulla, laicista, atea, ha sostituito la morale naturale data da Dio. Ma non può durare, e le rivolte in corso sono parte di un conflitto che alla fine vedrà emergere una nuova identità. Se la Gran Bretagna non recupera la sua identità cristiana, c’è già l’islam pronto a sostituirla. Le recenti elezioni l’hanno dimostrato: i musulmani vogliono dominare, stanno aumentando il loro numero con la natalità e l'immigrazione. Continuando così è solo questione di tempo prima che prendano il sopravvento, anche grazie alla cecità dei politici che favoriscono questo processo.  
Il governo deve cambiare urgentemente le sue politiche prima che sia troppo tardi. 



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