Droni italiani a Gibuti. La missione invisibile
Sempre misteriose le notizie che riguardano la Difesa italiana. Questa volta apprendiamo di aver mandato due droni a Gibuti, nel Corno d'Africa a combattere la pirateria. Ma il governo non lo vuole dire. E quindi? Li useremo in missioni contro il terrorismo in Somalia?
Chissà perché il Ministero della Difesa non lo dice a nessuno. Da alcuni giorni sono operativi a Gibuti due “droni” dell’Aeronautica Militare Italiana Predator A Plus che opereranno nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione Europea Atalanta tornata sotto comando italiano per la terza volta in sei anni. Il 6 agosto la flotta della Ue che scorta i mercantili nell’Oceano Indiano è passata al comando del contrammiraglio Guido Rando della Marina Militare a bordo del cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria ma neppure in quell’occasione è stato annunciato il dispiegamento dei 2 droni del 32° Stormo dell’Aeronautica. Perché tanto riserbo per l’impiego di aerei teleguidati? Si tratta per di più di velivoli che operano disarmati considerato che Washington non ha ancora autorizzato la cessione dei kit di armamento all’Aeronautica Militare Italiana.
Fonti ben informate hanno rivelato dei due Predator A Plus solo uno verrà assegnato all’Operazione Atalanta con il compito prioritario di avvistare le barche dei pirati in uscita dalle “tortughe” lungo la costa somala mentre il secondo Predator verrà mantenuto in riserva, forse per rimpiazzare il drone gemello in occasione di manutenzioni, incidenti e avarie o forse per compiti diversi da quello antipirateria. Oltre a guidare la missione Atalanta in Corno d’africa l’Italia ha avuto anche il comando della missione di addestramento EUTM Somalia (guidata dal generale di brigata Massimo Mingiardi) che con una quarantina di militari italiani addestra e supporta a Mogadiscio l’esercito somalo impegnato nella guerra contro i qaedisti del movimento Shabab.
Possibile quindi che i droni vengano utilizzati in compiti anti guerriglia e anti terrorismo e che il governo Renzi non intenda annunciarlo? L’ipotesi non si può escludere considerato che tale missione non è mai stata approvata dal Parlamento e tenendo conto che la tradizionale mancanza di trasparenza sulle missioni all’estero da parte del Ministero della Difesa si è ulteriormente consolidata con l’attuale governo.
La presenza militare italiana a Gibuti è da tempo in costante potenziamento. Dall’anno scorso è operativa nel Paese africano una base logistica realizzata dal Genio dell’Esercito estesa su una superficie di 5 ettari e utilizzata dai distaccamenti di Fucilieri di Marina in transito per gli imbarchi sui mercantili con compiti di scorta antipirateria e dai reparti dell’Esercito diretti a Mogadiscio. La base potrebbe ben prestarsi a nuovi compiti nell’ambito del contrasto al terrorismo o in caso di una più consistente presenza nazionale in Somalia. A Gibuti paghiamo un affitto di 3 milioni di euro annui in aggiunta a forniture militari di blindati Puma e obici semoventi d’artiglieria M-109L radiati dal nostro Esercito. Quest’anno per l’Operazione Atalanta e le altre missioni attive nell’area somale Roma ha spese circa 76 milioni di euro stanziati nell’ambito dei fondi per le missioni oltremare.
Tra i molti interrogativi vi è quello della durata della missione dei droni. Il comando italiano dell’operazione Atalanta si prolungherà per sei mesi ma non è detto che i due velivoli rientrino in Italia con la nave Andrea Doria.
I droni sono con ogni probabilità basati sull’aerodromo di Chabelley dotato di una pista di 2.600 metri sul quale sono schierati anche 5 Reaper (più grandi e capaci dei Predator) statunitensi armati impiegati per le operazioni anti terrorismo in Yemen e Somalia. Tre droni italiani del tipo MQ 9 Reaper sono attualmente schierati in Afghanistan e quindi oltre la metà della flotta di droni del 32° Stormo (6 Reaper e 6 Predator A Plus) restano in Patria per compiti addestrativi o eventuali missioni sulla Libia dove indiscrezioni ritengono possa essere imminente un’iniziativa militare italiana.