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MUSULMANI

Dopo le unioni gay diventa un diritto anche la poligamia

Diciamo la verità: non ha tutti i torti Hamza Piccardo, ex dirigente dell’Unione delle comunità islamiche (Ucoii), quando chiede che, in base alla legge Cirinnà, pure la poligamia diventi diritto. Accettate le premesse delle legge non si può che accettare anche le conclusioni. In primo luogo le unioni civili si basano sulla libertà di due persone dello stesso sesso di rendere legittimo il loro legame anche di fronte alla legge. Perché vietarlo anche a tre o quattro persone che si vogliono unire reciprocamente?

Famiglia 08_08_2016
Hamza Piccardo, ex dirigente Ucoii

Prime coppie omosex unite civilmente all’ombra della Madonnina a Milano. Hamza Piccardo, ex dirigente dell’Unione delle comunità islamiche (Ucoii), sulla sua pagina Facebook così commenta il rito presieduto del neo sindaco Beppe Sala: «Se è solo una questione di diritti civili, ebbene la poligamia è un diritto civile. Lo Stato regolamenti le nozze plurime. Non si può vietare di avere più mogli» (non è la prima volta che dall’Islam provengono idee simili: clicca qui)

Ovviamente gli anticorpi del politicamente corretto si sono subito attivati ed eccitati. Il primo a prendere la parola è stato proprio Sala: «Personalmente condivido molto poco del suo pensiero, certamente non le recenti dichiarazioni sulla poligamia». A ruota il vicesindaco Anna Scavuzzo: «Forse Piccardo non conosce la Costituzione». Analoga reazione per l'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino: «È una ridicola provocazione. Per fortuna è incompatibile con le leggi vigenti. La posizione di Hamza Piccardo è folle. Promuovere la poligamia significa proporre un terribile passo indietro sul piano dei diritti delle donne e sull’idea stessa di relazione tra i generi. Per fortuna non è minimamente all’ordine del giorno». 

Stessa musica per il vicesegretario del Pd  nonché presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani: «secoli di lotte per l’emancipazione della donna non possono essere certo messi da parte. Apertura e tolleranza sono il segno caratterizzante della nostra cultura, ma non possono spingersi fino a rinnegare se stesse. I diritti civili con la poligamia non c’entrano». E per chiudere, Maria Stella Gelmini, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera: «La tolleranza non può ignorare le nostre radici».

Alla sera Piccardo precisa, ma non arretra: «I musulmani non sono d’accordo neppure sulle unioni omosessuali e tuttavia non possono che accettare un ordinamento che le ha consentite. Nessuno vuole dettare legge. Non si capisce perché una relazione tra adulti edotti e consenzienti possa essere vietata, di più, stigmatizzata e aborrita. Rispetto la laicità dello Stato che per me vuole dire equivicinanza».

A chi dare ragione in questa polemica? Ahinoi a Piccardo. Infatti, varata la legge sulle unioni civili tutte le riserve espresse da questi politici e da altri opinionisti sono destinate a cadere. Accettate le premesse non si può che accettare anche le conclusioni. In primo luogo le unioni civili si basano sulla libertà di due persone dello stesso sesso di rendere legittimo il loro legame anche di fronte alla legge. Perché vietarlo anche a tre o quattro persone che si vogliono unire reciprocamente? Se i primi devono essere liberi di vedersi riconosciuti questo diritto perché non predicare uguale diritto anche per coloro i quali vogliono costituire un legame poligamico? Non concederlo sarebbe discriminatorio: «è una questione di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Comunque i diritti sono tutti sullo stesso piano», ammonisce l’ex dirigente Ucoii. Tanto più che, come la comunità gay, anche i musulmani sono una minoranza da tutelare. Lo rammenta ancora una volta Piccardo: «I soggetti interessati [dalle unioni civili] sono comunque una minoranza, come lo sarebbero i poligami».

Se le unioni civili omosessuali trovano il loro fondamento nell’ “affetto”, perché vietare che questo stesso affetto sia solo bipolare e non tri- tetrapolare? Se love is love perché tale love dovrebbe essere rinchiuso nelle angustie pareti di un legame di coppia e non potrebbe invece aprirsi agli infiniti spazi celesti del pluralismo amoroso? Chi ama tanto il pluralismo dovrebbe plaudere alla poligamia. Così come gli antiproibizionisti dell’amore. Se domandiamo con fare retorico e con acredine «Chi lo dice che due persone omosessuali non possono amarsi?», non possiamo che domandare con identico spirito «Chi lo dice che tre persone non possono amarsi?». Se l’amore – dato che per definizione è cieco (quindi handicappato) - non conosce distinzione di sesso, perché dovrebbe conoscere distinzione numerica? Se l’”amore” di due persone omosessuali vale come quelle di due eterosessuali, quello di quattro persone vale doppio. La matematica anche negli affari di cuore non è un’opinione. 

Si tira in ballo poi la Costituzione dichiarando che la poligamia è incostituzionale. Ma anche le unioni civili sono illegittime dal punto di vista costituzionale, dato che per il nostro ordinamento l’unica relazione a due che possa venire riconosciuta giuridicamente è quella matrimoniale eterosessuale. Eppure sono diventate legge. E poi, si sa, le leggi anche quelle costituzionali mutano. Vedi prossimo referendum. E mutano perché mutano i costumi. É ciò che fino allo sfinimento tutti i sostenitori delle “nozze” gay ci hanno ripetuto: la società è cambiata, non siamo più nel Medioevo e quindi le leggi devono prendere atto di questi mutamenti sociali. Da ciò consegue che, se i musulmani stanno crescendo numericamente nella società italiana, i loro usi e costumi dovranno prima o poi ricevere riconoscimento giuridico, pena la discriminazione di questa comunità.

Nella caduta a cascata dei paradossi innescati dalla legge Cirinnà, c’è posto pure per la rivendicazione dei possibili effetti positivi della poligamia per tutta la società: «Non si sottovaluti l'azione demografica della poligamia», spiega Piccardo, «che riequilibrerebbe in parte il calo e la conseguente necessità di mano d'opera straniera, con le reazioni che conosciamo». Che dire poi del vulnus alle nostre radici che porterebbe la legalizzazione della poligamia? Le stesse cose che si potrebbero dire in merito alle unioni civili. I fiori d’arancio gay stanno alle radici cristiane della nostra cultura come i divorziati risposati stanno alla comunione (ma forse il paragone non è più attuale).

Anche la critica in merito al fatto che la poligamia discrimina le donne è facile da smontare usando le stesse armi di chi si straccia le vesti per le esternazioni di Piccardo. Il principio supremo della contemporaneità non è l’autodeterminazione? Il libero arbitrio? La libertà? Quella stessa “libertà” che, tutelata dalla 194, ha portato in Italia decine di milioni di donne di abortire? Quella stessa “libertà” che ha permesso alle coppie italiane grazie alla legge 40 di produrre in provetta e uccidere un’infinita moltitudine di bambini? La stessa “libertà” che è fondamento delle volontà di due persone omosessuali di unirsi civilmente e che, a breve, aprirà la strada italica all’eutanasia? 

Ebbene che si riconosca identica “libertà” anche alla donna che – come ricorda Piccardo – vuole in piena coscienza e consapevolezza “sposare” un uomo che ha già altre mogli. Vietarlo sarebbe un oltraggio alla sua autonomia come donna, nonché alla sua intelligenza. C’è poi un altro motivo per dire che le donne con la poligamia non diventeranno cittadine di serie B: basterà legittimare anche la poliandria. Senza tacer del fatto che anche i gay ne beneficeranno dato che, facendo sposare la legge sulle unioni civili con quella sulla poligamia, anche gli omosessuali potranno convolare a “nozze” con più persone. E queste potranno essere omosessuali anch’esse, oppure etero, sia uomini che donne. Un’unione civile all’ennesima potenza. Non possono che esultare i sostenitori dell’amore libero, liquido, poliforme, senza limiti e senza barriere, assolutamente fantasioso e carnascialesco.

Anche il cattolico modernista, progressista e liberale non può che essere a favore della poligamia. Infatti, quest’ultima, seppur in filigrana, è già presente da un bel pezzo nel nostro ordinamento. Le abbiamo solo cambiato nome, infatti si chiama divorzio. Il divorziato risposato – nella prospettiva cattolica - a ben guardare è legato almeno a due mogli. L’una vera, la prima, sposata davanti a Dio ed una posticcia, la seconda, vestita di soli abiti civili. É già un inizio promettente di poligamia, non trovate?

Infine, sempre nell’orizzonte aperto dalle unioni civili, i musulmani avrebbero più diritto degli omosessuali di vedersi legalizzata la poligamia. Tale costume è di antichissima memoria, disciplinato giuridicamente dall’Islam, assai diffuso in tutto il mondo, così come ricorda ancora il puntuale Piccardo: «Noi chiediamo la poligamia secondo la Rivelazione e tradizione». Insomma c’erano prima gli islamici che i gay. In sintesi. La poligamia sarebbe l’effetto naturale della legge Cirinnà la quale è costruita attorno ai seguenti principi che portano dritti dritti a legalizzare anche il poli-matrimonio: l’affetto, la libertà e il divieto di discriminazione. Perché ingoiato il cammello ora si filtra il moscerino?