Distrutta ad Haiti la sede delle suore Missionarie della Carità
È stata attaccata, saccheggiata e data alle fiamme l’intera struttura che da 47 anni prestava gratuitamente assistenza sanitaria a decine di migliaia di persone
La sera del 26 ottobre una delle bande criminali che controllano l’80% della capitale di Haiti, Port-au-Prince, ha attaccato il complesso delle suore Missionarie della Carità situato nella zona di Bas-Delmas, ha saccheggiato il convento e il dispensario e poi ha dato fuoco all’intera struttura. Le suore vi operavano dal 1979, l’anno in cui santa Teresa di Calcutta ha aperto il centro. Da 47 anni sono gratuitamente al servizio della popolazione di Bas-Demas. Ogni anno in media hanno ricoverato 1.500 pazienti e visitato in ambulatorio quasi 30.000 persone. Responsabile dell’attacco è la G9, una federazione di bande che controlla la zona e il cui leader è Jimmy Chérizier, detto Barbecue. “Gli oggetti brutalmente rubati – ha raccontato all’agenzia di stampa Fides il missionario camilliano padre Joaquim Cipriano – si trovano ancora in vendita al mercato vicino alla scuola di Saint Joseph”. Bas-Delmas è la roccaforte di Chérizier, un ex poliziotto accusato dei peggiori eccidi perpetrati nella capitale e attualmente l’uomo più potente e temuto di Haiti. Forte dell’alleanza stipulata nel 2023 con alcune delle bande più potenti, ha respinto – spiega Fides – il piano Usa per porre fine al caos nel Paese. Sostiene di voler liberare la sua terra “dai politici tradizionali e dagli oligarchi corrotti”. Intanto però semina morte e terrore tra la popolazione stremata e non risparmia le istituzioni religiose che vengono attaccate, depredate, danneggiate. Alla fine di giugno sono arrivati ad Haiti i primi poliziotti kenyani incaricati di riportare l’ordine nel paese. Al Kenya è stato inoltre affidato il compito di guidare una missione internazionale che a pieno regime dovrebbe poter contare su oltre 3.100 unità. Dei militari sono stati mandati anche dalla Giamaica e dal Belize. “Finora 12.000 uomini armati hanno tenuto in ostaggio 12 milioni di persone – ha dichiarato a luglio il primo ministro haitiano Gary Cornille nel dare il benvenuto ai poliziotti kenyani – per Haiti questo è l’inizio di una nuova era”. Ma finora poco o niente è cambiato.