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PROVE INVALSI

Disastro Dad, ma al governo la lezione non basta

I risultati delle prove Invalsi, soprattutto quelle della maturità, sono stati impietosi nel rilevare il gravissimo ritardo nell'apprendimento accumulato da una larga fetta della popolazione scolastica. Ma per evitare la didattica a distanza il prossimo anno, il ministro punta solo sulla vaccinazione.

Politica 16_07_2021

In vista del nuovo anno scolastico la priorità delle priorità del Governo dovrà diventare quella di assicurare un pieno ritorno a scuola da parte degli studenti. La Rete si è rivelata uno strumento inadeguato ad assicurare un efficace apprendimento. Il massiccio ricorso alla didattica a distanza (Dad), che in Italia è stato davvero eccessivo e superiore a quello di tutti gli altri Stati europei, si è tradotto in un crollo delle conoscenze da parte dei ragazzi e in una ulteriore impennata della dispersione scolastica.

La didattica a singhiozzo, con un anno scolastico contrassegnato da discontinuità e disorganizzazione, soprattutto in alcune regioni del sud, dove le connessioni sono decisamente più difficoltose, ha prodotto effetti devastanti sull’apprendimento. I ragazzi sono stati i più penalizzati da una pessima gestione della pandemia su base nazionale, e ora si pretende perfino di vaccinarli in massa, nonostante la letalità e la mortalità del Covid nelle fasce di età più giovanili rasentino lo zero.

Fanno dunque rabbrividire gli esiti delle prove Invalsi del 2021, che si sono svolte nelle classi seconde e quinte della scuola primaria, nelle classi terze delle medie e nelle classi quinte che hanno affrontato la maturità 2021. Tra le materie testate l’italiano, la matematica e l’inglese.

Le voragini più inquietanti in tema di apprendimento riguardano soprattutto i ragazzi che a settembre frequenteranno il primo anno delle scuole superiori e coloro che hanno conseguito la maturità quest’anno e si accingono ad iscriversi all’università. I dati sono davvero sconcertanti e il ritardo accumulato nell’apprendimento da cospicue porzioni di popolazione studentesca equivale a un vero e proprio campanello d’allarme. Metà degli studenti risulta impreparata e ci sono maturandi che mostrano competenze da terza media.

Il crollo dell’apprendimento è generalizzato, ma tocca punte particolarmente allarmanti al sud, dove gran parte degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze in italiano. La quota di alunni che ha mostrato una preparazione al di sotto del livello minimo cresce di più tra gli studenti appartenenti a famiglie socialmente svantaggiate e presumibilmente anche tra immigrati e figli di immigrati.

Emergenza nell’emergenza è quella della dispersione scolastica, che si è aggravata soprattutto nelle sue componenti più difficili da individuare e quantificare, salendo dal 7 al 9,5%. Ai primi posti tutte le regioni del sud, dalla Calabria (22,4%) alla Basilicata (10,8%), passando per la Sicilia e la Puglia, entrambe attestate attorno al 16%.

E se anche il prossimo anno scolastico dovesse svolgersi prevalentemente nella dimensione virtuale sarebbe facile prevedere una vera e propria Caporetto dell’istruzione. Ipotesi che il Ministro Patrizio Bianchi intende scongiurare. Anziché, però, lavorare fin da ora sull’organizzazione delle attività didattiche in presenza e, d’intesa con altri ministri, sul potenziamento dei mezzi pubblici di trasporto e sulla differenziazione degli orari di ingresso nei plessi scolastici, Bianchi preferisce puntare tutto sui vaccini.
«Stiamo tutti lavorando per la scuola in presenza ma bisogna che si completi l’opera di vaccinazione - ha detto il Ministro -. L’85% degli insegnanti sono vaccinati, ma siamo un po’ indietro con i ragazzi. Bisogna fare un atto di responsabilità collettiva. Faccio un appello, naturalmente lasciando la libertà alle persone».

La didattica a distanza può essere complementare rispetto a quella in presenza, che deve riacquistare centralità e vigore già a partire da settembre. Ragionare su percentuali di studenti in aula e di studenti da remoto o su un mix di presenza e remoto significa destabilizzare ulteriormente gli equilibri psichici dei ragazzi e scombussolare la vita di milioni di famiglie.
E’ ora che si ragioni, a partire dalle istituzioni scolastiche, in termini di convivenza con il virus, applicando tutte le misure necessarie per scongiurare nuove ondate, ma senza rinunciare a ristabilire le condizioni per una normalità didattica, dalla quale dipendono la formazione delle nuove generazioni e la tenuta stessa del sistema Paese.