Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
IL BELLO DELLA LITURGIA

Dio Creatore, il fiat nei mosaici del Duomo di Monreale

I mosaicisti della Cattedrale di Santa Maria Nuova, a Monreale, lavorarono con lo scopo di rendere comprensibili a tutti il disegno divino che governa il mondo e, dunque, la storia della Salvezza. Il racconto inizia con la Creazione, atto d’amore del Padre che spiega le braccia compiendo un gesto che dice già della Sua onnipotenza

Cultura 05_09_2020

Particolare del Ciclo della Creazione – Monreale, Cattedrale di Santa Maria Nuova

Signore Dio, Creatore di tutte le cose, terribile e forte, giusto e pietoso, tu che solo sei buono, tu che doni ogni cosa, raduna il popolo disperso” (canto dopo il Vangelo)

Scriveva il Dottore della Chiesa, san Gregorio Magno: “Ciò che è la Scrittura per quelli che sanno leggere è l'immagine per quelli che non sanno leggere... Le immagini sono il libro di quelli che non conoscono le Scritture”. I mosaicisti che intervennero nel Duomo di Monreale nel XII secolo tennero in dovuto conto l’insegnamento di Gregorio, lavorando con lo scopo di rendere accessibili a tutti il disegno divino che governa il mondo e, dunque, la storia della Salvezza. In un tripudio di tessere scintillanti, la cui luce simbolica sapientemente pervade tutto lo spazio sacro, il racconto incomincia dalla Creazione.

Con un’imprescindibile premessa, però: il dono dello Spirito Santo quale fonte di vita. Nel primo riquadro il Creatore invia la colomba che, sorvolando sul nulla cosmico, qui rappresentato da un’oscura fascia nera, raggiunge le acque tumultuose, domandole e portando ordine nel caos e nell’abisso primordiali. È il primo atto d’amore del Padre che spiega le braccia compiendo un gesto deciso e perentorio che dice già della Sua onnipotenza.

E poi ci fu la luce: le maestranze la immaginano quali raggi che s’irradiano da angeli con vesti svolazzanti, accorsi al cospetto di Dio che, seduto sul globo, stringe nella mano sinistra il rotolo della Sapienza da cui scaturisce la nascita del tempo e dello spazio. Il nero, qui, sta a significare la notte, che si alterna al giorno, e il vuoto che arretra di fronte al volere divino. Lo spazio, infatti, sarà, di lì a poco, colmato dal firmamento e dalla terraferma che emerge dalle acque marine, presentandosi come un rilievo roccioso su cui fioriscono, rigogliose, l’erba e diverse specie di alberi da frutto.

Sullo sfondo di un cielo trapuntato di stelle, i cui colori trovano perfetto riscontro nelle vesti del loro Creatore, ecco comparire il sole al quale Dio sta imprimendo il moto rotatorio con la traiettoria delineata da una sottile striscia luminosa, e la luna, decentrata rispetto alla terra per specificarne le varie fasi. Lo stesso rigore scientifico dimostrato nell’invenzione di questo riquadro, si ritrova nella scena della creazione degli esseri viventi: uccelli di ogni varietà e pesci colorati, descritti con attenzione e realismo, rispondono con gioiosa vivacità all’appello di Dio che li convoca a popolare il mondo.

Lo Spirito con cui tutto aveva avuto inizio, genera, il sesto giorno, la vita dell’uomo: soffia dalle narici di Dio e visibilmente, come un fascio di luce, raggiunge Adamo che si desta da un letto di fango, lo sguardo fisso sul suo benedicente Padre. Che apparentemente spossato, infine, si riposa, immerso nelle bellezze del mondo da Lui voluto e di cui Egli, assiso sull’immancabile trono sferico, è, comunque, l’unico vero Signore.

Le Sue fattezze, infatti, corrispondono a quelle del maestoso Pantocratore della conca absidale: le tessere musive ne disegnano le braccia spalancate in un grande, eterno abbraccio, presentandolo come Colui nel Quale e per il Quale tutto consiste, l’amorevole Onnipotente che è, allo stesso tempo, genesi e compimento della vita di tutte le creature.