Dibattito dei vicepresidenti, per sette Stati in bilico
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Usa, dibattito fra i due vice, Vance e Walz, sulla CBS: dovranno cercare di attrarre il voto degli Stati industriali. Duelleranno in una situazione in cui i due candidati sono dati alla pari nei sondaggi.
Terzo e ultimo dibattito presidenziale, sulla Cbs, questa sera per il pubblico americano, domani mattina (2 ottobre) per chi lo seguirà dall’Italia. Stavolta a confrontarsi non saranno Trump e la Harris, ma i loro due vice-presidenti: Tim Walz e JD Vance. Ma come sta andando la loro campagna elettorale? Se guardiamo al dato nazionale, sta decisamente vincendo Kamala Harris. Ma se guardiamo ai dati più in dettaglio, agli Stati e soprattutto agli Stati in bilico allora è tutta un’altra storia.
Nel dibattito dei vice, si cerca soprattutto di parlare dei candidati presidenti. Vance farà dunque il portavoce/avvocato di Trump e Walz della Harris, parando le accuse dell’avversario nei confronti del proprio candidato alla Casa Bianca e rispondendo a tono. Il secondo obiettivo è quello di apparire credibili nella qualità di vicepresidenti, pur non rispondendo direttamente a domande di politica, visto che il vicepresidente, salvo deleghe su alcune specifiche questioni (la Harris aveva l’immigrazione), non è un ruolo politico.
Walz aveva definito Trump e Vance, ma soprattutto Vance, come “strambo” (weird, in inglese) e cercherà tutti i modi possibili per far apparire i suoi avversari come dei folli che non sono adatti a un ruolo di governo. Punterà, presumibilmente, sulla storia degli immigrati che si mangiano i cani e i gatti di Springfield, Ohio, una notizia mai confermata lanciata da Vance, alla vigilia dello scorso dibattito televisivo presidenziale. Vance potrebbe vincere un confronto su questo tema, oggetto di infinite prese in giro sul Web, solo se potesse dimostrare che si tratta di una notizia vera, con prove inoppugnabili. Vance, al contrario potrebbe attaccare Walz sul suo servizio militare, una lunghissima carriera nella Guardia Nazionale senza mai combattere o andare in zona di guerra. Vance, al contrario, in Iraq c’è stato.
Entrambi devono riuscire ad attrarre il voto degli Stati industriali, da cui provengono, decisivi per la vittoria elettorale. L'Ohio da cui arriva Vance è decisamente repubblicano, il Minnesota di Walz decisamente democratico. I due vice dovranno attrarre il voto, piuttosto, degli operai della Pennsylvania, del Michigan e del Wisconsin.
E qui è bene fare una piccola premessa, prima di passare alle previsioni. Gli Usa non sono uno Stato unitario, come quelli europei. Per cui un sondaggio elettorale che sondi le intenzioni di voto di tutta la popolazione, a livello nazionale, lascia il tempo che trova. Si può vincere anche di più punti percentuali il voto popolare, ma perdere le elezioni, come Hillary Clinton nel 2016. Gli Usa sono un’unione di 50 Stati, ciascuno con il proprio sistema elettorale e le proprie regole di voto. Ogni Stato esprime un numero di grandi elettori proporzionale alla sua popolazione. Diventa presidente chi si aggiudica il maggior numero di grandi elettori.
Nella media dei sondaggi di Real Clear Politics, attualmente i grandi elettori che verrebbero vinti quasi certamente da Kamala Harris sono 226, quelli da Trump 219. In mezzo ci sono 93 grandi elettori che possono essere conquistati dall’uno o dall’altro candidato. Questi 93 grandi elettori rappresentano 7 Stati ancora in bilico: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Nord Carolina, Pennsylvania, Wisconsin. La Pennsylvania, con i suoi 19 grandi elettori è considerata lo Stato più decisivo per queste elezioni, quindi riceverà un’attenzione maggiore da parte delle due campagne.
In Pennsylvania, attualmente, i due candidati sono alla pari. Nell’ultima media dei sondaggi è leggermente in vantaggio Trump, ma con uno 0,2% che potrebbe rientrare nell’errore statistico. Anche in Nord Carolina il candidato repubblicano ha un vantaggio minimo dello 0,6%. Nel Wisconsin il vantaggio minimo ce l’ha invece la Harris, staccando Trump di appena 0,8%. Questi sono i 3 Stati realmente in bilico, dove si gioca tutta la partita per 45 grandi elettori. In altri, invece, il vantaggio della Harris è più chiaro: Michigan (+1,4%) e Nevada (+1,3%). Dove invece Trump confida nella prossima vittoria è in Georgia (+1,4%) e in Arizona (+2%). Se dovessero verificarsi queste previsioni e in Pennsylvania e Nord Carolina dovesse vincere Trump, il presidente repubblicano verrebbe rieletto con 281 grandi elettori contro 257 della Harris. Per vincere, la Harris deve strappare all’avversario la Pennsylvania, o la Nord Carolina, meglio ancora se riuscisse a conquistare anche Georgia o Arizona. Quindi si gioca tutto su un pugno di voti in un paio di Stati.
Quando leggiamo che la “Harris sta vincendo” è perché non si tiene mai sufficientemente in conto di questi Stati in bilico. O perché si commette ancora l’errore di guardare al dato nazionale, dove la Harris, come la Clinton a suo tempo, è nettamente in vantaggio. La partita è ancora tutta da giocare.